Il lutto
domenica 5 Novembre, 2023
di Ambra Visentin
«Non scorderemo e ci mancheranno la sua determinazione e tenacia, che non si potevano non apprezzare anche quando si era in disaccordo». Hanno voluto salutarla con queste parole, i membri del direttivo del centro studi interdisciplinari di genere. Quello stesso Centro che Giovanna Covi aveva contribuito a fondare nel 2007. A pochi anni dal ritiro in pensione, la già professoressa di Lingue e Letterature Angloamericane all’Università di Trento è morta all’età di 71 anni, lasciando molto in eredità ad un mondo in cui ha lottato perché fosse più paritario e più accogliente. A Covi fu affidata la prima cattedra in Italia in educazione di genere, un ambito di studi nel quale ebbe un ruolo pionieristico. E dentro l’Ateneo, Giovanna fu tra le prime docenti a insegnare anche le teorie queer e gli studi postcoloniali.
La determinazione che l’aiutava ad affrontare le diverse battaglie ma che a volte la poneva in contrasto con gli altri, viene ricordata con affetto dal direttivo del centro: «Non si poteva non apprezzarla (la determinazione, ndr) anche quando si era in disaccordo. E capitava, perché Giovanna era una persona che non faceva sconti e ti sfidava a uscire dalle posizioni più ‘comode’, soprattutto quando si trattava di battaglie per lei importanti, dentro e fuori l’Università, come quella sul linguaggio di genere – non sessista ed esteso».
«Era una persona con un approccio critico e femminista ed ha avuto grande rilievo per il suo impegno in contesto accademico ma anche sul territorio — la ricorda Barbara Poggio, prorettrice alle politiche di equità e diversità dell’Università di Trento che con Covi ha condiviso battaglie comuni — collaborando con le istituzioni in molte occasioni, ma anche partecipando, ad esempio, ai flash mob organizzati in occasione della giornata contro la violenza di genere». Si tratta di uno dei fronti, quello della lotta alla violenza, che erano «particolarmente cari» alla studiosa e su cui Covi era molto attiva. Negli ultimi anni portava avanti questa battaglia, in particolare, all’interno della rete Unire (Università in rete contro la violenza di genere) di cui era stata una delle fondatrici. «E come non menzionare il suo importante contributo nel campo dell’educazione alla relazione di genere — continua la lettera congiunta del direttivo — quando Giovanna collaborò al progetto che per molti anni è stato portato avanti sul territorio provinciale. Non meno importante la sua attenzione per la dimensione dell’interculturalità, che è stata uno degli oggetti del suo lavoro scientifico e un suo apporto distintivo al nostro Centro».
Il funerale si terrà il 7 novembre alle ore 16 al cimitero di Trento.
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