La ricorrenza

martedì 7 Novembre, 2023

Tutto pronto per i fuochi di San Martino, sabato a Predazzo l’accensione delle 5 pire

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Ischia, Sommavilla, Pié di Predazzo, Molin e Birreria sono i rioni del paese coinvolti. Attorno alle fiamme i partecipanti suoneranno campanacci e altri strumenti allo scopo di fare rumore

Sabato 11 novembre si rinnoverà a Predazzo la tradizione dei fuochi di San Martino, una festa che si svolge in forme diverse in tutta l’Europa ma che nel paese dell’alta val di Fiemme ha conservato alcune peculiarità non riscontrabili altrove, come l’accensione di 5 pire di legna corrispondenti a cinque rioni del paese (Ischia, Sommavilla, Piè di Predazzo, Molin e la Birreria) che le persone iniziano a costruire già un mese prima sulle pendici del paese e che sabato sera alle 20, un tempo al suono dell’Ave Maria, si accenderanno all’unisono grazie a un abbondante utilizzo di carburanti che creano un suggestivo effetto esplosione, mentre tutto attorno i partecipanti suonano grossi campanacci e altri aggeggi, spesso improvvisati, il cui scopo è solo quello di fare rumore. È la festa del baccanale e del baccano, si potrebbe dire, ma per chi partecipa attivamente inizia già nelle settimane precedenti. Anche perché ciò che i ragazzi realizzano sono spesso delle vere e proprie costruzioni, come hanno potuto constatare le centinaia di persone che domenica hanno fatto «la tonda de le aze», ovvero il giro delle pire (circa 8-9 km), visitando queste opere, che spesso presentano anche dei vani interni. Abbiamo iniziato il giro da quella degli «is-ceri» appena sopra il rione di Poz, una torretta con un cimale sopra una base di tronchi con una scala di accesso all’interno. Appena sopra il muro di contenimento su cui campeggia l’anno dei coscritti, all’ingresso dei serbatoi dell’acquedotto, si fa festa con castagne e vin brulè, acquistati anche con il contributo della Regola feudale (che ha concesso 250 euro) e che il giorno di S. Martino spartisce le regalie fra i Vicini. Meno di 10 minuti e si sale a Valena, al cospetto della piazza di Predazzo dove i «somailèri», il gruppo forse più numeroso e affiatato, sta banchettando con una porchetta e con due ottimi fisarmonicisti che sulle note di «country road» cantano un inno alla festa di San Martino. Questa volta quelli del rione Sommavilla, solitamente molto creativi, sono rimasti alla classica pira a cono, sempre in rami d’abete su una base di tronchi. Sono tanti che salgono dalla piazza sfidando il ruscello d’acqua che ha invaso la strada e i prati circostanti, complici le piogge di questi giorni. Per arrivare alla terza catasta, quella dei «Paneti», che sarebbe poi quella del rione Piè di Predazzo, occorre attraversare tutto il paese e salire sul conoide di Löze ai cui piedi si apre la zona sportiva e il biolago e dove ci attende una vera sorpresa. Una torre rotonda rigorosamente di rami d’abete, con la consueta base in tronchi e una scala semicircolare esterna che conduce in una sala con in mezzo il fuoco e le castagne presto pronte. Sulle pareti non mancano doverosamente alcune feritoie e tutt’attorno una panca circolare. Un vero salotto. Non mancano nemmeno le merlature in assi di legno. «Chi è l’architetto?» chiediamo. «È un lavoro collettivo», la risposta di un giovane che sta spiegando a un amico come, per la fretta di concludere, la merlatura non corrisponda esattamente al progetto. Tutto questo per bruciarla in un istante.
Per raggiungere la quarta pira, quella dei «molineri» occorre scendere al campo sportivo e attraversare la campagna per risalire verso il biogestore e poi su fino alla cava dei Canzoccoli, luogo noto ai geologi di tutto il mondo, ma per i profani è solo un bellissimo balcone su Predazzo e sulla val Travignolo, con le Pale di S. Martino che s’arrossano per la sera e contro cui si staglia la classica pira a cono. Ma lo spettacolo qui è il paesaggio. Mentre si fa sera, ci avviamo verso la pira dei «bireri», attraversando i boschi, in buona parte colpiti da Vaia e dal bostrico, delle «Coste», tra la baita di Costonel e il maso della Regola feudale, per scendere verso la birreria, attraversare l’inaffidabile «Rif dal pis» dove l’acqua non scorre quasi mai, ma quando accade, come in questi giorni, c’è da stare all’erta. Un ripido sentiero e si arriva in un’altra cava dove si sparava fino agli anni Sessanta per ricavare materiale per l’asfaltatura delle strade e che ora diffonde solo, eccome, il botto dei fuochi di San Martino. Anche qui una pira tradizionale che, come tutte le altre prenderà fuoco in un baleno sabato prossimo, con tutti i ragazzi che ora la circondano, che scenderanno in corteo in paese con i campanacci alla vita per ritrovarsi, dopo aver sfilato fra ali di folla che non manca mai, in piazza SS Apostoli per il concertone finale. Poi resterà solo il tempo per discutere sulla pira più bella, il fuoco più grande, quello che è esploso di più. Aspettando il prossimo autunno.