L'intervista

venerdì 10 Novembre, 2023

Politica, il bilancio di Dallapiccola: «Demagri vicepresidente del Consiglio provinciale. Il Patt? Metà dei voti a noi»

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Il consigliere uscente: «Sarò segretario di Casa Autonomia. Lavoreremo per far crescere il progetto autonomista»

Non è entrato in Consiglio provinciale, ma Michele Dallapiccola non ha smesso di fare politica: «Il ruolo di rappresentanza spetta a Paola Demagri, che è stata eletta con un risultato molto importante, mentre quello politico e di indirizzo è stato affidato a me. Dalla stessa Demagri, che rimane la presidente di Casa Autonomia.eu».
E lei sarà il segretario?
«Il segretario politico. Il tutto è stato deciso nella prima riunione del direttivo convocata dopo il risultato elettorale».
Riunione in cui, sicuramente, avrete analizzato il voto.
«Siamo un movimento autonomista, e ovviamente abbiamo approfondito questa parte di elettorato. Sapevamo che il Patt avrebbe avuto uno scarso successo sul voto tradizionale, quello legato al simbolo. Allo stesso tempo sapevamo che la componente dorotea, quella entrata con Silvano Grisenti e Mario Tonina, i democristiani di un tempo, avrebbe ibridato la lista. Così come hanno tentato da fare con altre liste in passato, a destra come a sinistra. Si spostano dove c’è il potere. Prima con Dellai, poi con Salvini e adesso con Meloni. Poi se tornerà forte il centrosinistra, sicuramente proveranno a tornare da questa parte».
A chi si riferisce?
«A Silvano Grisenti, a Mario Tonina. Gente che è stata nel centrosinistra per poi andare con il centrodestra. E come loro ci sono l’ex assessore di Dellai Tiziano Mellarini, poi Gianpiero Passamani, anche lui eletto in passato con il centrosinistra. Insomma, gente che non sembrava di destra nei valori».
E invece…
«Invece, più che i valori, inseguono il portafoglio, quello amministrativo. E a seconda di dove tira il vento loro si spostano. Al Patt, conti alla mano, hanno portato circa 10 mila voti».
Questi che ha citato sono politici del passato…
«Ma si sono mossi in campagna elettorale. E con questi c’è anche Pietro De Godenz, all’opposizione fino al giorno prima di spendersi per Fugatti in Val di Fiemme».
In Val di Fiemme ha sostenuto Maria Bosin, candidata con il Patt, e poi eletta.
«Parlavamo dell’ibridazione del Patt da parte dei democristiani, di quelli che inseguono la convenienza. Maria Bosin ha aspettato fino all’ultimo prima di scegliere centrodestra o centrosinistra, e dopo aver optato per il sostengo a Fugatti ha aspettato fino all’ultimo anche per decidere quale lista cavalcare».
Insomma, come lei sostiene, l’ibridazione del Patt da parte dei dorotei ha portato 10 mila voti. Ma il Patt ne ha presi 20 mila.
«Gli altri 10 mila voti sono parte del popolo autonomista, sono il vecchio Patt. Persone che per atteggiamento fideistico hanno seguito il simbolo delle Stelle Alpine, la casa madre, anche se molti in disaccordo con le scelte della dirigenza. Una scelta pura la loro, leale e in molti casi anche sofferta».
Diecimila voti li avete intercettati voi, quindi seguendo il suo ragionamento la metà delle Stelle Alpine è passata con Casa Autonomia.eu.
«Con noi c’è metà di quel popolo, e questo è motivo di grande orgoglio. Quando dicevamo che se Franco Panizza avesse davvero portato il Patt nella coalizione dei nazionalisti saremmo stati costretti a una scissione, i dirigenti di quel partito ci trattavano con sufficienza, sentenziando che in tanti avevano provato ad uscire dal Patt ma che nessuno era poi andato lontano».
E dove volete arrivare?
«Ci siamo da un anno. Mercoledì scorso Casa Autonomia.eu ha compiuto il suo primo anno. Abbiamo eletto una nostra rappresentante e bastava pochissimo per far scattare un secondo seggio. Ora si tratta di strutturarci ancora di più, continuando a girare il territorio come abbiamo fatto sempre».
Avete ottenuto un seggio, quasi due, dentro l’Alleanza democratica e autonomista. Ma l’Alleanza ha perso.
«L’errore è stato rifiutare Paola Demagri come candidata presidente. Una candidatura che avrebbe messo in difficoltà il Patt, forse ancorandolo al centrosinistra. Paola avrebbe avuto maggiori possibilità di catalizzare il voto, anche perché è una donna».
Ma così non è andata, è stato scelto Francesco Valduga.
«Che poi ha interpretato la campagna elettorale a modo suo, senza ascoltare nessun consiglio».
Che consiglio?
«Non solo noi, ma anche altre forze della coalizione gli consigliavano di dimettersi subito dalla carica di sindaco, per poter iniziare per tempo una campagna elettorale su cui eravamo già in ritardo. Doveva dimettersi subito, doveva muoversi di più».
In questi giorni la minoranza sta discutendo sui ruoli che le spettano, tra questi la vicepresidenza dell’Aula. La chiedete per Paola Demagri?
«Noi non abbiamo chiesto nessun ruolo, ma va da se che se qualcuno propone un ragionamento noi non ci tiriamo certo indietro».
E il ragionamento da dove partirebbe?
«Dal fatto che abbiamo già fatto un passo indietro sulla candidatura di Demagri alla presidenza, sul fatto che se l’alleanza può dirsi autonomista è per la nostra presenza, sul fatto che Paola è la più votata della minoranza».