L'intervista

sabato 11 Novembre, 2023

Sat a congresso, boom di giovani iscritti: 700 in più. Facchini: «Il clima è la grande sfida che abbiamo davanti»

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La presidente della società alpinistica: «Dalle risorse idriche alla manutenzione dei sentieri, il cambiamento climatico presenta molte criticità»

Una storia lunga 151 anni, che ha visto dissolversi l’impero austroungarico e ha attraversato due guerre mondiali. Una storia che ha un filo rosso che la lega in tutti questi anni: la passione per la montagna, per le persone e per l’ambiente. Il soggetto è la Società alpinisti tridentini, da tutti conosciuta semplicemente come Sat. Una realtà che oggi registra numeri da record: nel 2023 i soci sono aumentati di 1.700 unità, sforando quota 27 mila. Ma non sono solo i numeri a disegnare un quadro positivo: a far ben sperare è anche l’aumento dei giovani: più 700 le iscrizioni nell’ultimo anno nella fascia tra i 18 e i 25 anni. Dopo quattro anni di assenza, ha fatto il suo ritorno il congresso dell’associazione (non elettivo), dal titolo: «Il futuro della Sat», iniziato ieri e che si concluderà domani ad Avio. Sono molteplici le sfide che attendono il Trentino e la società alpinistica nel prossimo futuro, tra cui la grande questione dei cambiamenti climatici.
Anna Facchini, presidente della Sat, quali temi state trattando in queste giornate di congresso?
«Proponiamo questo congresso dopo quattro anni: nel 2020 e 2021 non ci siamo potuti ritrovare a causa della pandemia, mentre nel 2022 la Sat è stata impegnata in un lungo iter di riforme statutarie. Di conseguenza quest’anno abbiamo avuto l’idea di lanciare questo congresso, con il futuro della Sat come tema centrale. Ci siamo mossi in una duplice direzione: da un lato guardando al passato, a cosa abbiamo fatto e a come veniamo considerati; dall’altro, vogliamo raccogliere tutto questo per avere uno sguardo sul futuro».
Quali interventi sono previsti durante il congresso?
«Domenica mattina due nostri soci parleranno di due loro relazioni. Fabio Tognotti parlerà della sua tesi di master, svolta quest’anno, che ha avuto per oggetto “La SAT del 2052”, e quindi ci darà una prospettiva di futuro. Geremia Gios, invece, presenterà gli esiti di un questionario che abbiamo diramato durante l’estate, e al quale hanno risposto 1-300 persone tra soci e non soci. Sono due relazioni complementari, dalle quali scaturirà una fotografia».
E dopo il congresso cosa farete?
«Terminata la giornata di domenica, ci sarà una fase post congressuale, in cui i soci e le commissioni proveranno a ragionare sulle tematiche sollevate e su possibili iniziative da intraprendere. Il tutto verrà inviato, nei primi mesi del 2024, al consiglio centrale. La nostra idea è quella di partire dalla situazione attuale per trovare idee e iniziative per guardare avanti nel futuro».
Tra le numerose sfide poste dai cambiamenti climatici, un posto di rilievo è occupato dalla carenza idrica nei rifugi. Come crede che si possa agire?
«Occorre ottimizzare il ciclo dell’acqua, da quando entra, con l’accumulo anche dell’acqua piovana, a quando esce. Un’attenzione particolare va data agli impianti idro sanitari che possono favorire il riciclo. Da qualche anno stiamo facendo studi e valutazioni su possibili sistemi innovativi per ottimizzare la risorsa idrica. È una tematica per noi molto sentita: la Sat è proprietaria di 35 rifugi, che partono dai 200 metri e arrivano fino ai 3.500. Nelle zone più elevate il problema dell’acqua è sentito quasi come se fossimo nel deserto».
Un altro problema riguarda la manutenzione dei sentieri, che oggi richiede una frequenza e comporta dei costi sempre maggiori. Cosa si sta facendo e cosa si può fare?
«Anche questa è una problematica molto sentita. La Sat ha in cura e in manutenzione circa 6 mila chilometri di sentieri. Tutti i lavori sono affidati a dei volontari, coordinati da una commissione apposita. Certi eventi meteorologici o atmosferici di particolare rilevanza contribuiscono a rovinare le infrastrutture e i sentieri. Questo implica un ricorso a prestazioni di lavoro sempre più impegnative. Stiamo cercando collaborazioni con gli enti territoriali: comuni, comunità di valle, parchi, Apt».
La Sat lo scorso 2 settembre ha compiuto 151 anni. Che bilancio si può trarre?
«Non parlerei di bilanci, perché questi si fanno nei momenti di chiusura. Ciò che mi sento di dire è che la Sat ha attraversato, da protagonista, più di 150 anni di storia del Trentino, periodi bellici e post bellici. La Sat in tutti questi anni ha mostrato di saper leggere e interpretare i vari contesti in cui si è trovata, riuscendo a trovare la forza per adattarsi e per proseguire nel tempo».
Cambiamo prospettiva, agganciandoci al tema del congresso: lei quale futuro vede per la Sat?
«Ovviamente non riusciremo a delineare un futuro da queste giornate di congresso. Ma sono convinta che queste occasioni di riflessione contribuiscano alla capacità di prefigurarsi scenari, preparandoci ad affrontare le difficoltà con coraggio e resistenza. Molteplici problematiche ci aspettano. Alcuni scenari destano grande preoccupazione, e avranno delle ricadute non solo sul Trentino, ma sulle Alpi e sull’Italia intera. Spero però che sapremo guardare sempre più in alto, come fanno le nostre montagne».