Mondo
domenica 12 Novembre, 2023
di Redazione
«Abbiamo cominciato a perdere vite umane». È l’ultimo tragico aggiornamento che arriva dall’ospedale al-Shifa di Gaza City rimasto al buio, senza elettricità per la mancanza di carburante. I dispositivi medici sono spenti e la terapia intensiva è fuori uso. La ong israeliana Physicians for Human Rights Israel fa sapere che almeno 2 neonati prematuri sono morti nelle incubatrici e altri 37 sono in pericolo di vita. Dopo gli appelli dalle grandi ong come Unicef, l’esercito israeliano ha annunciato che aiuterà a coordinare l’evacuazione dei neonati. Medici senza frontiere ha denunciato però attacchi anche contro il reparto di maternità e ha parlato di «pazienti e medici intrappolati ad al-Shifa». «Sparano a chiunque fuori o dentro l’ospedale e impediscono il movimento tra gli edifici del complesso», ha raccontato il direttore dell’ospedale Mohammed Abu Salmiya, riferendosi alle truppe israeliane che hanno ormai circondato l’intero edificio. Circostanza negata dall’esercito israeliano che, tramite il capo del Coordinamento e Collegamento dell’esercito israeliano a Gaza, Moshe Tetro, ha assicurato: «Ci sono scontri tra le Forze di difesa israeliane (Idf) e i terroristi di Hamas che operano intorno all’ospedale ma non ci sono sparatorie all’ospedale e non c’è un assedio. Il lato est dell’ospedale rimane aperto. Chiunque voglia partire può. Chi dice il contrario è un bugiardo».
In tanti tra i civili palestinesi, 50.000 secondo le autorità militari israeliane, hanno approfittato di una nuova pausa umanitaria di 7 ore per evacuare verso il sud della Striscia di Gaza. Nel frattempo, l’esercito israeliano ha annunciato di aver ucciso Ahmed Siam, comandante di Hamas che «teneva in ostaggio circa 1.000 cittadini di Gaza all’ospedale Rantisi», uno degli ospedali presi di mira negli ultimi giorni, impedendo loro di evacuare verso sud. Non si fermano nemmeno gli scambi di razzi tra Israele e le basi di Hezbollah.
Dalle accuse lanciate da Israele si è dovuto difendere anche il fotoreporter palestinese Hassan Eslaiah, collaboratore durante l’attacco del 7 ottobre per alcune testate internazionali, tra cui Associated Press e Cnn. La ong israeliana HonestReporting aveva sollevato dubbi su una sua possibile vicinanza con Hamas. «Sono un fotoreporter freelance e non ho nulla a che fare con loro», ha detto Eslaiah a LaPresse, definendo le accuse contro di lui «fuorvianti e provocatorie». Il fotoreporter ha negato di essere stato avvertito in anticipo dell’operazione del 7 ottobre, come ipotizzato da HonestReporting, secondo cui ciò spiegherebbe come le foto di Eslaiah siano arrivate fin dalle prime fasi dell’attacco ai media per cui collaborava.
La conferenza internazionale
di Redazione
L'intesa è stata siglata alla conferenza di Baku (Azerbaigian). Le risorse serviranno a limitare o ridurre le emissioni di gas a effetto serra