L'intervista
giovedì 16 Novembre, 2023
di Marina Leonardelli
Giacomo Bertò ha vent’anni ed è già uno scrittore pluripremiato. Nato a Bollate (Milano) è cresciuto tra Trentino (dove si è diplomato al liceo classico Arcivescovile) e Lombardia. Nel 2020 la sua «Lettera alla scuola» viene pubblicata su giornali nazionali e supera il milione di condivisioni sul web, ottenendo la risposta del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Ha vinto il riconoscimento di studente dell’anno 2020 Your Edu Action. È autore dei libri «Jakcyc’è» e «Un mare di vita»: il 10 novembre è uscito il suo attesissimo terzo libro, «Fissami nel cuore».
Come ti senti all’idea che sia uscito il tuo terzo libro?
«Mi sento emozionato come se fosse il primo. “Fissami nel cuore” è un’idea che nasce tre anni fa dal desiderio di raccontare qualcosa di vero e di grande, che andasse nel profondo. Anno dopo anno siamo arrivati a maggio 2023, quando l’ho terminato. Non vedo l’ora di avere un feedback dai lettori».
Perché questo titolo?
«Stesi le parole “Fissami nel cuore” un giorno dell’ultimo anno di liceo, in fondo al mio mio bloc notes. Mi piaceva l’dea di “fissare nel cuore”, piuttosto che “fissare negli occhi”, perché se hai qualcuno nel cuore rimane lì per sempre e non solo per qualche secondo: ecco il motivo dell’immagine della copertina, una ragazza che osserva un cuore con un cerotto. Ho dedicato questo libro a due persone che sono fissate nel mio cuore e non sono più con me: il mio amico Paolo Rizzolli e mia nonna Rosy».
Viaggi spessissimo tra tour e università. Dove ti senti più a casa?
«Casa mia sono i treni, la stazione: vivo tra Trento, l’università a Brescia e i parenti a Milano. Quando sono in tour visito tante regioni, spostandomi in media ogni quattro giorni. Ora casa per me è ovunque si trovi la mia famiglia. Essere sempre in movimento non è semplice, ma vale la pena muoversi per tornare da chi si ama e per fare ciò che ama».
Cosa diresti al te stesso del passato?
«Siediti, stai calmo, se puoi ascoltami. Innanzi tutto “non avere paura”: lui mi risponderebbe “io non ne ho”, consapevole in realtà di provarla; gli direi “preparati”, perché non mi sarei mai aspettato di vivere quello che ho vissuto, nel bene e nel male. Infine, gli consiglierei di godersi tutto, assaporarlo intensamente, cosa complessa essendo ambizioso, volendo continuamente fare di più».
Cosa ami di più dello scrivere?
«Il fatto che la scrittura sia lo spazio dove posso dire la verità. Spesso nascondo tutto dietro al sorriso, invece quando scrivo posso raccontare tutto, dare spazio alle cose che non metto in primo piano nella mia anima».
Cos’hai in mente per il futuro?
«Intanto di concentrarmi su “Fissami nel cuore”. Il primo dicembre presenterò il libro a Desio, poi il tour comincerà a febbraio a Trento presso la libreria Ubik… inoltre c’è l’università. Sono al secondo anno del corso DAMS in Cattolica. Per quanto sia difficile conciliare tutto, sono contento della mia scelta e ci tengo a perseguirla».
Quali sono le tue aspettative per l’uscita del libro?
«Spero con tutto me stesso che il mio libro faccia stare bene. Tutti possediamo emozioni che facciamo fatica a esternare, e quando scopriamo che qualcun altro prova le stesse cose ci sentiamo meglio. Vorrei che chi legge interiorizzasse il protagonista, Amu, e prendesse una rivincita con sé stesso. Tengo particolarmente a “Fissami nel cuore”, c’è una grande parte di me, un briciolo di più rispetto agli altri libri: vi ho drenato dei momenti durissimi vissuti l’anno scorso. Allora, una persona mi disse “prenditi una pausa da tutto e riuscirai a trasformare il tuo dolore nel tuo cerotto”: volevo raccontare una storia per renderla eterna, perché ci sono cose che sperimentiamo che sono come dei film. Non possiamo perdere l’occasione di fermarle per sempre».