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venerdì 17 Novembre, 2023

Sciopero nazionale, 800 lavoratori hanno sfilato a Trento contro la manovra finanziaria

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Le immagini del corteo indetto da Cgil e Uil, partito questa mattina da piazza Fiera per chiedere al governo la revisione della riforma fiscale

Almeno ottocento lavoratrici e lavoratori hanno sfilato questa mattina a Trento nell’ambito dello sciopero generale indetto da Cgil e Uil. Una protesta pacifica e colorata, con dipendenti di tutto il comparto pubblico, della scuola, dell’università, della sanità e delle cooperative sociali, dei trasporti e delle poste e di tutti gli appalti che ruotano nel settore pubblico. Diversi e uniti da una certezza: «lo sciopero è un diritto, non è mai una vacanza per chi oggi ha rinunciato ad una giornata di retribuzione su stipendi già in sofferenza». E non solo: «di fronte al muro del Governo, che blinda la legge finanziaria azzerando il dibattito in parlamento, lo sciopero è lo strumento democratico per manifestare pacificamente dissenso e per chiedere un cambio di rotta. Sui salari, sulla sanità pubblica, sulla scuola, sui giovani e sulle pensioni. Per rivendicare una riforma fiscale che non aiuti più i ricchi dei poveri, per pretendere vera lotta all’evasione fiscale».

Il corteo è partito intorno alle 10 da piazza Fiera e sotto al commissariato del Governo, si sono alternati gli interventi delle lavoratrici e dei lavoratori, oltre a quelli dei due segretari generali di Cgil e Uil.

Così Brunella, addetta alla sanificazione degli ospedali, ha raccontato la storia delle lavoratrici e dei lavoratori in appalto. «Sono orgogliosa di essere qui perché oggi dimostriamo di non essere invisibili. Siamo lavoratori essenziali, ma ci considerano invisibili. Siamo quasi tutte donne con uno stipendio di 6 euro nette l’ora. Quasi tutte hanno un contratto part time, involontario. Per noi scioperare è un grande sacrificio, ma oggi facciamo sentire la nostra voce». Antonio del terziario al microfono ha ricordato che il taglio delle tasse sul lavoro dipendente non è la risposta all’emergenza salariale del paese. «Quei tagli li paghiamo sempre noi quando siamo costretti a mettere le mani al portafoglio per avere accesso alle cure, per la scuola, per i servizi pubblici che vengono ridotti. Gli stipendi crescono se si sostiene la contrattazione».

Salvatore della sanità ha ricordato che la sanità pubblica è un diritto costituzionale e che oggi un numero crescente di cittadini rinuncia alle cure perché non può permettersele. «La sanità, la scuola, il welfare, sono investimenti sul nostro futuro». Sulla stessa lunghezza l’intervento di Michele, un altro lavoratore della sanità che ha sottolineato anche l’urgenza che anche la Provincia stanzi maggiori risorse per garantire il diritto alla salute e fare nuove assunzioni.

A protestare c’erano anche le lavoratrici e i lavoratori delle cooperative sociali con il contratto scaduto da anni. «Nel nostro settore il diritto di sciopero è stato reso difficile – ha denunciato Gabriele -. Se i servizi non sono essenziali possono essere interrotti. Oggi ci sono OSS, educatrici ed educatori sociali, assistenti sociali delle cooperative trentine che non hanno potuto partecipare. Eppure in questo grande comparto ci sono stipendi da fame, ci sono lavoratrici che stanno fuori otto ore, ma gliene vengono pagate 4 perché non hanno il tempo viaggio».

E sul diritto di partecipare allo sciopero è intervenuto anche Franco per i trasporti. «Questa manifestazione è la migliore risposta al ministro Salvini che ci ha precettati, imponendo una fascia oraria assurda che ha scoraggiato moltissimi ad aderire. Se veramente il ministro ci ritiene essenziali stanzi le risorse per i contratti”. Concetto ribadito anche da Nicola: «I selfie bisogna farli quando si è in grado di portare aumenti dignitosi ai lavoratori».

E ancora la scuola e l’università. Veronica, tecnica di Unitn, ha rivendicato la centralità delle loro figure professionali per il funzionamento dell’Ateneo, «ma da anni stipendi e progressioni sono ferme e non è un caso se per la prima volta negli ultimi tre anni i concorsi sono andati deserti. Lavorare in università, un luogo di cultura, rischia di non essere più attrattivo”.

Questa mattina accanto alle lavoratrici e ai lavoratori sono intervenuti anche i segretari generali di Cgil e Uil, Andrea Grosselli e Walter Alotti.

«La buona adesione alla manifestazione è la migliore risposta a chi ha fatto di tutto per boicottare questa protesta legittima contro una politica che va nella direzione sbagliata. Non è vero che non ci sono risorse. Basta fare scelte dando risposte prima alle lavoratrici e ai lavoratori con le retribuzioni ferme da anni mentre l’inflazione galoppa, finanziando i servizi pubblici a cominciare dalla sanità pubblica», ha detto Alotti aprendo gli interventi.

Al termine degli interventi i due segretari sono stati ricevuti dal commissario del Governo e consegnato un documento con le ragioni dello sciopero.