politica
martedì 21 Novembre, 2023
di Donatello Baldo
La prima seduta della giunta è quasi dimezzata. Di otto componenti — con il presidente Fugatti — ieri attorno al tavolo erano solo in cinque. Come anticipato, i due di Fratelli d’Italia Francesca Gerosa e Claudio Cia sono assenti, perché il partito ritiene insufficienti sia i ruoli (non è stata data la vicepresidenza) sia le competenze («irrisoria» la delega a Istruzione e Cultura per Gerosa). «Si riparta da qui — dice il commissario del partito della Fiamma Alessandro Urzì — perché di tutto quello che avevamo chiesto non ci è stato dato niente». Per tornare a sedersi al tavolo del governo del Trentino, dunque, quelli di Fratelli d’Italia chiedono di ripartire da zero. E per l’eventuale accordo, i tempi potrebbero slittare anche a dopo la presentazione della nuova giunta al Consiglio provinciale, convocato per il prossimo venerdì. Alla prima riunione di giunta non c’era nemmeno la leghista Giulia Zanotelli, anche se si è vista aggirarsi nel palazzo: più che assente, lei non risulta ad oggi nemmeno nel ruolo di assessora, perché in quanto «tecnica» ripescata dalla politica deve prima dimettersi da consigliera provinciale per essere nominata nella compagine di giunta.
Fratelli d’Italia sfida Fugatti
L’anomalia di una giunta dimezzata dev’essere risolto, anche se nessuno dei protagonisti sembra avere fretta. Fugatti non ha nemmeno iniziato a riattivare la trattativa con Fratelli d’Italia, e questi ultimi non fanno certo pressioni. «Noi abbiamo posto un tema, aspettiamo sviluppi», afferma Urzì. Anche perché sa bene che quanto posto non è secondario, e che il secondo round della trattative non è certo una passeggiata. Lascia alla Lega la mossa, lui la sua l’ha già fatta: «Credo sia evidente che c’è un problema, e per renderlo maggiormente evidente abbiamo deciso di non entrare in giunta». Pronto a far rientrare i «dissidenti», ma si torni a discutere: «C’era un accordo, sulla vicepresidenza e sulle deleghe riguardanti turismo, agricoltura, sanità, poi nel corso della trattativa anche urbanistica ed enti locali. Di tutto questo ci siamo ritrovati con nulla, e questo è un problema».
Le mire di Daldoss, i timori di Cia
Da parte sua Fugatti prende tempo, ma allo stesso tempo cerca brecce tra gli eletti meloniani. Che saranno convocati a breve, prima della seduta del Consiglio provinciale di venerdì. Un gruppo — Francesca Gerosa, Claudio Cia, Carlo Daldoss, Christian Girardi e Daniele Biada — che non è affatto coeso. Piuttosto fluido nelle posizioni di ciascuno, dettate anche dalle ambizioni personali. Se prima le mire di Gerosa per la vicepresidenza avevano coalizzato gli altri quattro contro di lei, ora sembra che Daldoss abbia cambiato atteggiamento. Un accordo con Gerosa potrebbe portarlo in giunta al posto di Claudio Cia, con il benestare degli altri due eletti, di cui uno avrebbe un posto in giunta regionale. Una prospettiva che preoccupa l’ex capogruppo meloniano, che spera solo che Fugatti non si presti a rimettere in discussione le sue scelte. Anche se è lo stesso commissario della Lega Diego Binelli che spiega come sia difficile intromettersi nelle scelte dei partiti: «Se FdI indica altri nomi, vanno valutati. Anche se poi è il governatore che sceglie la sua giunta».
Gli scenari e le prospettive
Al netto dei nomi — anche se va detto che Daldoss, ex assessore di Rossi pronto a candidarsi presidente con il centrosinistra non è ben visto nel resto del centrodestra — il tema principale è quello delle deleghe. Non della vicepresidenza però, perché è valutato unanimemente come impossibile che Fugatti le ritiri ad Achille Spinelli per affidarle a Gerosa. In ogni caso si dovrà tornare a discutere delle competenze, ma anche qui sembra difficile che a Gerosa venga dato il turismo che il leghista Roberto Fasiloni intende tenersi stretto. E pure l’agricoltura è cosa delicata, che i leghisti vorrebbero tenere per sé, per non parlare della Sanità, già affidata a Mario Tonina del Patt. Qualche strapuntino potrà però essere concesso, lo ha dichiarato lo stesso Fugatti: «Le deleghe non sono scritte sulla pietra». Ma se la trattativa non si risolvesse a breve? «Si può andare anche oltre venerdì, non è perentoria la data del primo Consiglio provinciale», fanno spiegare gli strateghi di Fugatti. C’è però in ballo l’elezione della presidenza dell’Aula, che nei piani del centrodestra andrà all’autonomista Maria Bosin: «Finché non è chiusa la partita con FdI si vota scheda bianca». Unico rammarico, che si ritarda l’ingresso in giunta a pieno titolo di Giulia Zanotelli, che necessita dell’accettazione delle sue dimissioni dal Consiglio per diventare assessora tecnica. Un punto all’ordine del giorno che va in coda, e chissà quando si affronterà.
Nessuno crede al voto anticipato
Se poi il muro contro muro non si risolvesse? C’è l’ipotesi di un voto anticipato? «Nessuno vuole andare a elezioni», dicono convinti sia da destra che da sinistra. «Molti non speravano nemmeno di essere eletti, non rinunciano all’indennità per tornare alle urne senza garanzie di essere rieletti». E c’è chi fa pure i nomi di quelli pronti a sostenere Fugatti in caso di bisogno: Daniele Biada di FdI, che non seguirebbe il suo partito nell’eventuale scelta drastica di un passaggio all’opposizione, e nel campo del centrosinistra c’è chi prevede anche un sostegno di Roberto Stanchina, eletto con Campobase. Chissà, ma è certo che di staccare la spina nessuno se la sente. Nemmeno, per davvero, quelli di Fratelli d’Italia che alla prova delle urne, per aver fatto cadere il Fugatti bis, potrebbero essere penalizzati».
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Insieme ai partiti provinciali entreranno nel progetto anche «Prospettiva Futura», che dal 2015 sostiene il sindaco Oss Emer, e il gruppo di Sergio Paoli, ex assessore della maggioranza