L'inchiesta
venerdì 1 Dicembre, 2023
di Benedetta Centin
E ora scattano i sigilli anche sulle aree ex Sloi ed ex Carbochimica. E pure nuove iscrizioni sul registro degli indagati. Otto, a carico dei proprietari dei terreni, società incluse. Il sequestro probatorio è stato eseguito ieri mattina, disposto dalla Procura di Trento nell’ambito dell’inchiesta aperta questa estate sul Bypass, per le ipotesi di inquinamento ambientale e disastro ambientale (allora si era già proceduto al sequestro di un’area, subito a nord e a sud del ponte di Nassiriya, e ad indagare un responsabile di Rfi). Quello che è scaturito ora è un nuovo filone dell’inchiesta. Una costola. Relativa appunto al Sin, Sito di interesse nazionale di Trento nord, ai terreni inquinati che si estendono per undici ettari totali, lì dove un tempo operavano le fabbriche Sloi e Carbochimica. Terreni, è da ricordare, non interessati alla circonvallazione ferroviaria. Il progetto prevede infatti che la nuova linea passi in mezzo ai terreni contaminati (di cui ora sarà custode giudiziale un dirigente comunale del settore ambiente). E il sequestro ha uno scopo ben preciso: è finalizzato ad effettuare accertamenti e analisi tecnico-ambientali per verificare la propagazione degli inquinanti ed attivare poi le le necessarie procedure di messa in sicurezza e di bonifica. Indagini, queste, che per l’accusa incombevano invece sui proprietari e che ora dovranno essere predisposte sotto il coordinamento della Procura. Detto che potranno effettuarle in contraddittorio anche gli indagati.
E poi c’è anche il fatto che i sigilli scattati ieri inevitabilmente agevoleranno la realizzazione delle indagini conoscitive che Rfi è tenuta a fare per portare avanti i lavori della circonvallazione ferroviaria (è il caso, ad esempio, dei sondaggi sulla massicciata che si trova a ridosso dell’area Sin).
«Analisi ambientali non fatte»
Ieri mattina sono stati i carabinieri del Nucleo operativo ecologico (Noe) di Trento — coordinati dal tenente colonnello Enrico Risottino, comandante del Gruppo interregionale carabinieri per la tutela ambientale e la transizione ecologica — assieme ai tecnici di Appa, Agenzia provinciale per l’ambiente, ad applicare i sigilli sulle aree, in esecuzione del decreto firmato dal procuratore capo Sandro Raimondi e dai sostituiti Alessandro Clemente e Davide Ognibene. Contestualmente i militari hanno anche «avvisato» i proprietari dei terreni del provvedimento eseguito e della loro iscrizione sul registro degli indagati, per l’ipotesi di reato di inquinamento ambientale. Poiché — sarebbe la contestazione — non avrebbero predisposto le verifiche e gli ulteriori approfondimenti ambientali imposti con un’ordinanza datata 23 settembre 2020 dall’allora ministro dell’ambiente Sergio Costa, in merito alla situazione degli inquinanti nelle aree, che nel frattempo si sarebbero anche estesi oltre. In particolare idrocarburi sul lato ex Carbochimica (catrame che sarebbe fuoriuscito fino in prossimità del ponte di Nassiriya), e sull’ex Sloi piombo che sarebbe migrato fino all’area ex Elma – ora Sequenza. Un’ordinanza, quella ministeriale, quindi non adempiuta ma invece impugnata al Tar di Trento che allora aveva rigettato il ricorso dei privati. Queste, a quanto trapela, le contestazioni che hanno portato la Procura ad indagare Michele Albertini, Stefano e Paolo Tosolini, e Sergio e Adriano Dalle Nogare (assistiti dagli avvocati Tommaso Fronza e Cristina Luzzani). Le tre società a loro riconducibili dovranno rispondere invece sul fronte della responsabilità amministrativa: si tratta rispettivamente della Tim srl (riconducibile ad Albertini), della Mit srl della famiglia Tosolini e della Imt srl dei due fratelli Dalle Nogare. Tutti questi avranno modo di chiarire, nei dovuti tempi, la loro posizione, nel frattempo avranno la possibilità di impugnare il sequestro probatorio di fronte al tribunale del Riesame.
Offensiva anti analisi
La Tim srl di Albertini già in altre occasioni aveva messo in moto un’offensiva contro la possibilità che si facessero analisi sui terreni di proprietà. Il ricorso al Tar, prima di Trento poi passato a Roma per competenza, aveva visto, il 10 maggio scorso, i giudici della capitale respingere la domanda cautelare e quindi dare il via libera alle analisi di Rfi e Appa, poi intraprese. Ancora, era di questa estate la denuncia di Tim srl presentata in Procura sull’attività nell’ex Sloi, richiesta a Rete Ferroviaria Italiana e supervisionata da Appa, propedeutica ai monitoraggi di soil gas, i gas interstiziali dei terreni inquinati, come previsto dal Piano di indagini prescritto dal Ministero e condiviso con tutti gli enti preposti. E, sempre nei mesi scorsi, la stessa Tim srl avrebbe bloccato due dei carotaggi previsti sul tracciato della ferrovia — le analisi del sedime ferroviario da tempo richieste da istituzioni e cittadini e finanziate dallo Stato con 2 milioni — perché violavano l’area di proprietà.
la scomparsa
di Redazione
Non c'è stato nulla da fare per l'imprenditore di Ottica Demenego, travolto da un veicolo nel pomeriggio di ieri, venerdì 15 novembre, a Calalzo di Cadore. Grande il cordoglio della comunità bellunese
viabilità
di Redazione
Due i veicoli coinvolti, dei quali uno si è ribaltato. Conducenti e passeggeri sono stati portati all'ospedale per accertamenti: erano tutti coscienti. Sul posto i Vigili del fuoco di Volano e Calliano, polizia locale e servizio gestione strade della Pat. Disagi per la viabilità