L'INTERVISTA
venerdì 8 Dicembre, 2023
di Donatello Baldo
Ammette che quaranta giorni di trattativa con Fratelli d’Italia «ha stancato i trentini», comprende «umanamente» il sacrificio di Claudio Cia a cui dovrà togliere deleghe e assessorato e loda il senso di «responsabilità istituzionale» di Achille Spinelli che ha ceduto la vicepresidenza della giunta a Francesca Gerosa.
Presidente Fugatti, ma il nodo con Fratelli d’Italia è davvero sciolto? Oltre alla vicepresidenza chiedevano anche la presidenza del Consiglio regionale, un posto in Regione…
«Un passo alla volta. Intanto abbiamo chiuso la partita della giunta. La prossima priorità è la presidenza del Consiglio provinciale. Per quanto riguarda il resto, vedremo come si mettono le cose, non tutto dipende da noi. C’è da considerare la partita della giunta di Bolzano, potrebbero anche cambiare gli assetti».
Alla sua giunta manca ancora Giulia Zanotelli, che dovrà subentrare al posto di Caludio Cia. Non poteva chiudere ieri anche questa partita?
«Certo, avrei potuto presentare una giunta più completa, ma avrei dovuto liquidare Cia in 24 ore. E non sarebbe stato giusto. C’è una questione politica, ma c’è anche una questione umana. Nel senso che la politica ha le sue regole, che però non è giusto appiattire sempre sul cinismo. Nei prossimi giorni le deleghe di Cia passeranno a Zanotelli, ma posso dire che umanamente mi dispiace».
Sarà ricompensato in altro modo? Con altri incarichi?
«È un consigliere di Fratelli d’Italia, entrerà nelle partite aperte con questo partito».
Anche togliere la vicepresidenza a Spinelli le è dispiaciuto?
«Come dicevo, la politica ha le sue regole. Ma vorrei sottolineare il suo senso di responsabilità istituzionale. Non è da tutti. E avrebbe potuto anche puntare i piedi: la vicepresidenza l’ha ottenuta perché ha preso voti, perché nella scorsa giunta ha dimostrato di avere grandi capacità e grandi competenze. Poi le cose cambiano, cambiano gli scenari. Ma non avevo dubbi sul suo grande senso di responsabilità».
Alla sua giunta manca anche il tecnico, o meglio: l’assessore esterno. Il nome è quello di Simone Marchiori del Patt?
«Sul nome non mi esprimo. Non ho ancora parlato con il Patt».
Ma non le sembra una forzatura, come la definiscono le opposizioni? Marchiori era candidato e nemmeno è stato eletto.
«La legge non parla di tecnico, attenzione. Parla di esterno, di un cittadino che non faccia parte del Consiglio provinciale. Poi, per quanto riguarda il fatto che quella posizione sia per il Patt, vorrei dire che purtroppo la giunta è di sei più l’esterno. Non è facile rappresentare tutte le forze. Fino a pochi anni fa si poteva arrivare a un numero di assessori maggiore, come a Bolzano che ora sta discutendo su come comporre numericamente la sua giunta».
Presidente, quarantacinque giorni sono tanti per trovare un accordo.
«La gente era stanca di questo, lo so, lo sanno tutti. Poi però dico questo: siamo una maggioranza che ha vinto bene, e con un pizzico di presunzione credo di essermi conquistato una certa credibilità tra i cittadini, che non verrà meno per questo ritardo nella partenza della giunta. Ma ora partiamo, e dimostreremo che questa difficoltà iniziale verrà messa da parte».
Ma si rimprovera qualcosa su come ha gestito la trattativa con Fratelli d’Italia?
«Errori? Siamo tornati al punto di partenza, quando avevo prospettato due opzioni: un solo assessore con la vicepresidenza o due assessori senza vicepresidenza».
Ma è vero che il suo primo decreto, quello con la presenza in giunta di Cia e di Gerosa, era stato fatto così proprio perché Fratelli d’Italia — tramite Urzì — aveva accettato la seconda opzione dei due assessori?
«Preferisco non rispondere. Ma posso dire questo: quel decreto è stato fatto a ragion veduta, ed era anche quello un modo in cui poteva essere garantita la presenza di tutte le forze politiche nell’esecutivo».
E le pressioni romane ci sono state o no sulla formazione della sua giunta? Urzì scrive addirittura che lei sarebbe andato nella capitale nei giorni scorsi per ricevere istruzioni.
«Su di me nessuna pressione. E a Roma ci sono andato per discutere di bypass, era su tutti i giornali degli incontri a Roma su questi temi. Abbiamo sempre detto che sulle questioni trentine decidono i trentini, e per quanto mi riguarda ho fatto così».
Prima parlava di rapporti politici e di rapporti umani. Quelli politici, con Fratelli d’Italia, sono stati forse chiariti. Ma quelli umani? Si riuscirà a ricucire le ferite che si sono aperte con gli esponenti di quel partito?
«Con i consiglieri provinciali i rapporti sono buoni e non ci sono problemi personali».
Ultima domanda. Durante il Festival della Famiglia appena concluso si è portata come grande esempio di lungimiranza l’unificazione delle competenze sulla famiglia e la lotta alla denatalità con quelle economiche, che consentono di intervenire direttamente sulle politiche conciliative. Deleghe tutte unite nell’assessorato di Achille Spinelli, e d’un tratto le deleghe sulla famiglia sono andate a Francesca Gerosa.
«Eh, tutto non si può fare. È colpa della realpolitick».
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