La protesta
lunedì 11 Dicembre, 2023
di Redazione
In Trentino sono almeno 60mila gli addetti di commercio e turismo che attendono invano un aumento del contratto collettivo nazionale da oltre cinque anni. «Le istituzioni trentine e le associazioni datoriali battano un colpo».
Festa ma non per tutti in questo primo lungo ponte di stagione invernale. Sorridono sicuramente esercenti, commercianti, impiantisti e albergatori che si fregano le mani – e si riempiono le tasche – per il pienone nei mercatini e sulle piste da sci di tutto il Trentino. Non sono certo felici, invece, commessi e camerieri che hanno lavorato senza sosta durante tutto il week end dell’Immacolata senza avere ancora il rinnovo dei propri contratti di lavoro scaduti ormai da quasi sei anni. In pratica mentre in tre anni i prezzi nel settore alberghiero sono saliti del 18% e nello ambito del terziario la produttività del lavoro è salita di ben 5 punti percentuali negli ultimi due anni gonfiando gli utili di albergatori, ristoratori e commercianti, nelle tasche di lavoratrici e lavoratori non è arrivato neppure un briciolo di aumento da ormai da oltre 60 mesi.
Così mentre le imprese aumentano fatturati e utili, per i lavoratori sono aumentati i costi per riempire i carrelli della spesa familiare, le bollette e i prezzi dei combustibili. Con un’inflazione a due cifre e senza rinnovo contrattuale questi lavoratori è come se avessero perso ben due buste paga. Sono ben 60mila circa le lavoratrici ed i lavoratori di alberghi, ristoranti, pubblici esercizi e commercio in Trentino. Lavoratori spesso precari o stagionali che lavorano ormai in tutte le giornate festive e che, secondo i più recenti dati Inps, vivono in Trentino con circa 11mila euro lordi annui se operano nel settore turistico e con circa 22mila euro lordi annui se sono occupati nel commercio.
Per questo il 22 dicembre prossimo queste lavoratrici e lavoratori saranno in sciopero per reclamare un rinnovo dignitoso dei propri contratti collettivi di lavoro così da poter recuperare il potere d’acquisto perso fino ad oggi. Sarebbe tempo che su questi temi facessero sentire la loro voce anche le istituzioni e le associazioni datoriali trentine che fino ad oggi sono rimaste colpevolmente silenti.