Il caso
martedì 12 Dicembre, 2023
Segugio.it, l’ad trentino Santarelli e l’accusa di blasfemia: «Le nostre pubblicità sono ironiche»
di Benedetta Centin
Il cane parlante all’Ultima cena: per l’Udc Liguria c’era vilipendio della religione, ma il gip archivia. Lui: «Era tutto ironico, in Trentino torno spesso per rigenerarmi»

Va definitivamente in archivio, così come stabilito dal giudice, il procedimento aperto oltre un anno fa dalla Procura di Genova sullo spot pubblicitario di Segugio.it che utilizzava l’Ultima Cena di Leonardo da Vinci per promuovere il sito online di cui è amministratore delegato il trentino Alessio Santarelli, esperto di mercato e prodotti finanziari, direttore generale broking del Gruppo MutuiOnline (dove è entrato nel 2019) con alle spalle esperienze professionali in importanti realtà. Come, solo per citarne alcune, quale consulente strategico per le istituzioni finanziarie presso McKinsey, o in Amazon, dove ha ricoperto il ruolo di director books Europe.
Suo malgrado è stato chiamato personalmente in causa per questo fascicolo sulla cui copertina era riportata l’ipotesi di reato di vilipendio di oggetto di culto. Che poi era quella prospettata dall’Udc Liguria che a novembre 2022 aveva presentato un esposto ritenendo «lo spot altamente irreverente rispetto ai cattolici» aveva spiegato il commissario regionale Udc Umberto Calcagno.
Le argomentazioni
Ma già il pubblico ministero titolare dell’inchiesta la pubblicità che mostrava a tavola con Gesù e gli apostoli il cane simbolo di Segugio.it che consiglia il da farsi dopo l’intervento di Giuda aveva chiesto l’archiviazione. Per infondatezza della notizia di reato. Spiegando che «il messaggio che “non conviene sbagliare compagnia” e “conviene scegliere quella più conveniente” viene veicolato senza alcuna ridicolizzazione o dileggio degli apostoli o di Gesù, i quali, al contrario, vengono rappresentati scherzosamente come un gruppo di amici che stanno cenando», come insomma «nel messaggio pubblicitario non si ravvisa né il vilipendio inteso come “manifestazione di disprezzo” alla confessione religiosa né, conseguentemente, l’offesa alla confessione stessa». Per il legale di Santarelli, l’avvocato Andrea Stefenelli del foro di Trento, quella manifestata dei denuncianti è «una assurda interpretazione»: la pubblicità in questione «non contiene alcuna espressa critica, né tantomeno scherno o offesa rivolti alla religione cattolica ma, tutt’al più, una rappresentazione in chiave ironica dell’episodio dell’Ultima Cena», e non c’è nemmeno «alcun blesfemo sovvertimento del significato religioso dell’Eucarestia».
Il gip chiude il procedimento
Nei giorni scorsi il giudice, davanti a cui si era discussa l’opposizione all’archiviazione, ha stabilito che nonh c’è vilipendio nello spot di 30 secondi. E ha decretato l’archiviazione del procedimento. «Gli apostoli e Gesù vengono ridicolizzati? — scrive il gip nel suo provvedimento — Certo sono calati nell’ambito una sequenza ironica che li vede a tavola in un contesto di fantasia a consumare e commentare un piatto (la carbonara ndr) cucinato con la carne di maiale (non ammesso dalla tradizione ebraica dell’epoca), privo in ogni caso di qualsivoglia allusione neppure indiretta all’Ultima Cena, al suo significato ultimo e dunque all’istituzione dell’eucarestia, tema centrale per la fede cattolica e senza veicolare alcun messaggio di disprezzo al riguardo».
Il manager trentino
Santarelli, raggiunto al telefono, non nasconde la sua soddisfazione in merito all’archiviazione. «Siamo contenti del risultato, della decisione del giudice — commenta l’ad — Era tutto chiaramente ironico in quello spot, come il fatto che mangiassero carbonara e parlassero romano, era una farsa. Ma del resto tutte le nostre pubblicità sono molto ironiche, scherzose, già è assurdo il cane che parla, ma è anche vero che sono spot rispettosi, privi di specifici attacco. Del resto ognuno in tv lotta per la memorabilità e lo fa in modo diverso. E poi, ovvio, sono pubblicità viste da milioni di persone e possono anche non essere gradite a tutti, urtare la sensibilità di qualcuno, ma da qui a trovarne una rilevanza penale ne passa». Il brillante manager, nato e cresciuto a Trento, dove ha conseguito una laurea con lode in Economia, ammette di essere ancora molto legato alla sua città, al suo Trentino. «Torno spesso, per rivedere familiari e amici e per tornare a rigenerarmi dallo stresso di tutti i giorni nelle mie montagne, grande appassionato quale sono» racconta. E quando gli chiediamo cosa abbia portato del Trentino all’estero e a Milano, dove gravita, non esita: «La concretezza trentina, l’approccio concreto alle cose che aiuta anche di fronte alle complessità».