L'omicidio

venerdì 15 Dicembre, 2023

Custode forestale ucciso, condannato all’ergastolo il boscaiolo Dallago. In lacrime i figli di Iob

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Dopo 3 ore e 40 in camera di consiglio la corte ha inflitto il massimo della pena, per aver ucciso Fausto Iob, custode forestale, guardiano dell’orso di San Romedio. L'avvocata della difesa, Angela Domenichelli, non commenta la sentenza e si riserva di leggere le motivazioni

Ergastolo a David Dallago. Il massimo della pena, per aver ucciso Fausto Iob, custode forestale, guardiano dell’orso di San Romedio, per poi aver portato il corpo nel lago di Santa Giustina. Omicidio pluriaggravato, più furto di legname. Dopo tre ore e quaranta in camera di consiglio la corte d’Assise ha accolto la richiesta della pm Antonella Nazzaro. Una condanna pesante per David Dallago, 38 anni, di professione boscaiolo, unico imputato di un processo che è stato a lungo definito «indiziario». L’avvocata della difesa, Angela Domenichelli, non commenta la sentenza e si riserva di leggere le motivazioni.
La colpevolezza proverebbe anche la «ripetute contraddizioni» in cui sarebbe caduto Dallago, dalle prime dichiarazioni rese ai carabinieri di Cles, fino al suo esame in aula a fine ottobre.

Il movente
E proprio durante l’esame, quel lungo elenco di domande a cui si è sottoposto volontariamente Dallago, l’imputato aveva risposto seccamente «no» a una di queste. Era: «Ucciderebbe un uomo per 500 euro?». Quei soldi non erano altro che il valore della legna rubata al Comune, quella di cui Iob, custode forestale del comune di Predaia, aveva scoperto il furto. Ma per l’accusa non si sarebbe trattato di un episodio. Ci sarebbe stato un «sistema Dallago» che presupponeva un metodo sistematico, con complici. Era a rischio, insomma, non solo il suo lavoro nel cantiere, ma una sua fonte di reddito «rodata», basata sul furto del legname (nel caso specifico quello comunale di Sanzeno, dove si trovava il cantiere) a cui seguiva la sostituzione con legna meno pregiata. E la scoperta del carico sottratto nel piazzale di Casez da parte di Iob metteva a repentaglio il tutto.

L’omicidio
C’è un «buco» di cinquanta ore tra il momento dell’assassinio di Iob (attorno alle 11 del 3 giugno, secondo l’accusa) e il ritrovamento, avvenuto il 5 giugno. Nessuno sa cosa sia successo. Nessuno con che arma sia stato colpito. E nessuno sa come il corpo del custode forestale sia finito nel lago dal cantiere 21, in zona isolata vicino alla frazione di Banco. Sono stati gli avvocati di parte civile (Paolo Mazzoni e Danilo Pezzi per i figli Davide e Valentino Iob, Lorenzo Eccher per i fratelli e i nipoti) a proporre una ricostruzione dell’accaduto. Iob sarebbe stato aggredito, alle spalle, utilizzando il manico di uno zappino forestale, oggetto compatibile con le lesioni (18, quattro sul cranio) rinvenute. Quindi sarebbe stato caricato sull’auto (la Kia di Dallago) e portato sul lago, probabilmente con l’aiuto di un telo. Nel corso dell’immersione si sarebbe danneggiato il cellulare dell’aggressore. Il custode forestale è poi morto d’asfissia quando già si trovava nelle acque del lago. Da qui in poi ci sono stati «due giorni utili» per ripulire le prove. Le parti civili hanno ricordato le due visite di Dallago al Centro di raccolta materiali. E le indicazioni sbagliate che avrebbe dato ai soccorritori, quando nessuno ancora sapeva che Iob fosse morto.   E c’è infine quella macchia biologica, cinquanta centimetri quadrati, sul sedile posteriore. Gli avvocati di parte civile non hanno dubbi: ci sarebbe anche il sangue di Iob.