la polemica

giovedì 21 Dicembre, 2023

La Sat di Mori fuori dal rifugio Chiesa, la sede centrale sarà l’unico interlocutore della struttura sul monte Altissimo

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La polemica del presidente Bertolini: «Scelta unilaterale di Trento. Decisione che allontanerà i volontari dal prendersi cura del proprio territorio»

Con una raffica di quota, di quelle improvvise, gelide, che sferzano e rallentano l’ascesa, a 2060 metri sul livello del mare, il cuore pulsante del Rifugio Damiano Chiesa è stato spazzato via dalle mani dei volontari della sezione Sat di Mori, che ora non potranno più avere voce in capitolo, né, tantomeno, raccogliere i proventi della sua gestione. Lo strappo sarebbe avvenuto unilateralmente per mano della Sat centrale dopo una serie di colloqui pertinenti agli adeguamenti normativi dovuti alla riforma del terzo settore e che a poco a poco hanno trasformato le varie sezioni Sat provinciali in Apsp.
Lo strappo unilaterale
«In questo contesto – spiega il presidente della Sat di Mori Mattia Bertolini – si erano avviate delle trattative con la Sat centrale, la quale – spiega – ha proposto alle 8 sezioni provinciali che hanno in capo alcuni dei tanti rifugi trentini, una doppia soluzione normativa e contrattuale. Ossia la costituzione di una convenzione, per mezzo della quale la Sat centrale dava alla sezione un contributo annuale per la manutenzione, ma limitando al minimo il proprio potere decisionale sulla struttura, oppure la stipula di un comodato d’uso di gestione». La prima delle due proposte è stata considerata non idonea al mantenimento degli standard richiesti da uno dei rifugi più frequentati del Trentino, mentre la seconda conteneva delle clausole non condivise. «Per quanto concerne il comodato d’uso – continua Bertolini – ci siamo trovati con delle clausole che ci addebitavano costi di manutenzione pregressi che la sezione di Mori ha già sostenuto economicamente. Avremmo dovuto pagare nuovamente cose già pagate. Abbiamo chiesto chiarimenti, ma il dialogo si è interrotto – sottolinea Bertolini – con un silenzio seguito dalla comunicazione che il rifugio sarebbe stato gestito dalla sede Sat centrale». Una decisione, quindi non condivisa, ma imposta.
«Scelta avversa al congresso»
Bertolini auspica un passo indietro della Sat centrale e di tornare al tavolo del confronto «perché il rischio reale – afferma il presidente – è quello di perdere l’appoggio ei volontari. Questa decisione – continua – presa con questo metodo, è totalmente contraria a quanto detto durante il congresso che abbiamo ospitato qui in Vallagarina. Da quelle giornate era emersa la necessità di creare più coinvolgimento e affezione da parte dei volontari riuscendo ad ampliare la base sociale responsabilizzandola. In questo modo si va nella direzione opposta. I volontari non avranno più modo di intervenire sul rifugio, sentiranno meno l’appartenenza alla struttura e a ciò che la circonda, quindi anche alla cura territoriale. Ci sarà una disaffezione e un allontanamento».
60 anni di legame cancellati
A rendere il tutto più amaro è l’aver tolto ad un gruppo longevo, (la sezione Sat di Mori ha 80 anni) un potere decisionale, affettivo, e soprattutto di cura del “loro” rifugio, durato 60 anni.
«Anche se siamo volontari – spiega Bertolini – siamo sempre stati responsabili e ci siamo sempre messi in gioco per preservare e mantenere il rifugio. Siamo stati gli unici e i primi nel 2019, prima ancora che la Sat desse la proroga, ad adeguare il rifugio. Capisco, da ingegnere, che magari una gestione della Sat centrale possa dare garanzia di interventi professionalizzati con ditte specializzate incaricate, ma i tempi saranno quelli burocratici, e mancherà il pronto intervento che può dare un volontario di sezione. Cambieranno i contatti tra gestione e proprietà, si percepirà la distanza avendo di fatto escluso la sede locale come tramite tra le due realtà. Quello che ci pesa è il metodo con cui la decisione è stata presa e quello che ci preoccupa è l’allontanamento dei volontari in un momento storico in cui sono fondamentali».