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venerdì 22 Dicembre, 2023

A Trento apre una nuova pizzeria: sarà nel carcere di Spini

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L’annuncio del procuratore Raimondi, diversi i detenuti che hanno frequentato i corsi dell’Alberghiero

Dopo il corso da 50 ore di panificazione (a seguito del quale la Provincia riconosce la qualifica di aiuto pizzaiolo), e quello triennale da addetti al servizio cucina — tenuti entrambi in carcere dall’istituto Alberghiero di Levico Terme — ora si pensa ad aprire una pizzeria. Accessibile a tutti. Sempre all’interno della stessa struttura detentiva di Spini di Gardolo. Guardando all’esempio di Bollate, Milano, dove è stato realizzato il ristorante «In Galera». E se non sarà possibile una pizzeria si pensa almeno a un servizio di consegna a domicilio delle pizze infornate dai detenuti. Ad annunciarlo, ieri, nel corso degli auguri natalizi al personale — in occasione dei quali sono state proposte alcune prelibatezze, dolci e salate, realizzate dai detenuti — è stato il procuratore Sandro Raimondi. «Il sogno è quello di realizzare una pizzeria dentro il carcere, un locale aperto al pubblico, o quantomeno un servizio catering, una sorta di Deliveroo, per consegnare a domicilio le pizze: c’è il mio impegno personale per questo progetto, magari con il coinvolgimento dell’ordine degli avvocati e della Camera penale. È importante per la rieducazione dei detenuti. Questi corsi formativi sono un percorso tra società civile e autorità giudiziaria, per il loro reinserimento nel mondo del lavoro e per toglierli dal mondo criminale. Queste persone vanno aiutate». «Siamo all’unisono su questo progetto – il commento della direttrice della casa circondariale, Anna Rita Nuzzaci – Siamo anche già organizzati con l’aiuto della Caritas per far assaggiare quanto preparato dai detenuti alle mense dei poveri e nei dormitori: ultimi che aiutano ultimi». Secondo la comandante di polizia penitenziaria Ilaria Lomartire «i corsi di pizzeria sono stati accolti con entusiasmo e impegno, la professione in cucina vuole disciplina e il professore è un eccellente docente, molto esigente e zelante. Loro imparano un mestiere ma sono obbligati a rispettare la disciplina». Presente anche il docente, professor Gianni Brighenti dell’Alberghiero di Levico: «Con qualcuno degli allievi è più complesso ma con il tempo riescono a capire che c’è l’esigenza di creare sinergia.
Ci sono alcuni che ricordo in modo più piacevole, altri che non volevano proprio. Uno dei migliori andati a qualifica mi ha detto: “Sono venuto ad imparare, appena uscirò so che dovrò accudire i miei genitori”».