il lutto

venerdì 22 Dicembre, 2023

È morto Giovanni Peterlongo, «il cooperatore anomalo». Fu tra i fondatori di Mandacarù

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Lavorò per l’Iri dove fece formazione per i manager dei paesi in via di sviluppo. Beozzo: «Uomo dal grande cuore»

Un vulcano. Di idee e di solidarietà. Giovanni Peterlongo chi lo conosceva bene, come Flavio Beozzo, lo descrive così. Un uomo curioso con un forte attaccamento al Trentino e a Trento, il nonno che si chiamava proprio come lui, fu il primo sindaco sotto bandiera italiana. Ma anche un uomo con grandi competenze che non amava lavorare per gli altri e che aveva un grandissimo spirito cooperativo, tanto che per lunghi anni era stato il ministro degli esteri della Cooperazione trentina e aveva guidato anche la cooperativa «Il Canale» con la quale aveva portato sviluppo e innovazione in molte aree sfortunate del mondo come il Nordest brasiliano, il Vietnam del dopoguerra, il Perù e l’Africa. Non solo, a Trento aveva partecipato alla fondazione di Mandacarù, la cooperativa di commercio equo e solidale, e aveva anche dato in comodato gratuito il negozio di via Oss Mazzurana che ha ospitato a lungo la bottega a Trento. Peterlongo è morto l’altra sera a Milano dove era nato 87 anni fa. Lui stesso raccontava con grande senso dell’umorismo al giornale della cooperazione dPeterlongo, «il cooperatore anomalo»
È morto a 87 anni, fu tra i fondatori di Mandacarù.i come la sua anima fosse intimamente legata al Trentino: «Sono un cooperatore anomalo. Bizzarro. Intanto sono milanese. È vero, il cognome Peterlongo dice parecchio ai trentini. Il mio omonimo è stato il primo sindaco della Trento appena divenuta italiana, anche se suo figlio (mio padre) è dovuto partire per Torino per studiare all’Università e diventare ingegnere, ha sposato una genovese e si è fermato a Milano, dove sono nato nel 1936… Ma le mie radici restano trentine, a Trento mi sento a casa mia e ho tanti amici, e poi c’è “Il Canale”». Peterlongo racconta anche come è diventato cooperatore: «Sì, sono davvero un cooperatore anomalo, rispetto a tante altre storie raccontate su queste pagine di cooperatori figli e nipoti di cooperatori che sono stati cooperatori per tutta la vita… Io sono un ingegnere nucleare. Sorridete, vero? Con la fortuna che il nucleare ha avuto in Italia… Come tutti i miei colleghi abbiamo dovuto intraprendere altre strade. Io ho lavorato a lungo per l’Iri. Facevo formazione, insegnavo innovazione tecnologica. Giravo il mondo. Ed è stato girando il mondo per il Ministero degli Esteri che ho visto come i problemi, i problemi grossi, i problemi veri siano fuori dall’Italia».
E in effetti Peterlongo è una di quelle persone che sembra aver vissuto tante vite. Sposato con due figlie, ha perso la moglie e poi si è risposato. Lavorava sia nell’azienda di elettronica di famiglia che all’Iri dove si occupava di formazione di manager di paesi in via di sviluppo per conto dell’Iri. Perché all’epoca, negli anni settanta, l’Italia aveva ancora una visione internazionale e, come spiega Beozzo, che di Peterlongo è stato il vicepresidente, al Canale: «Cercava di attirare qui da noi le futuri classi manageriali e imprenditoriali dei paesi che un tempo si chiamavano in via di sviluppo. Così era stata organizzata una scuola in Italia dove queste persone restavano alcuni mesi e conoscevano le nostre tecnologie che poi compravano per conto delle aziende dei loro paesi quando tornavano in patria».
Peterlongo così ha iniziato a viaggiare in lungo e in largo e ha abbinato l’amore per l’innovazione con l’amore per le persone più fragili: «Girava il mondo e aveva sempre una tecnica: individuava le realtà più attive e proponeva loro progetti di crescita e sviluppo. In Ecuador ha aiutato la nascita di decine di banche cooperative, nel Nordest del Brasile è entrato in contatto con il missionario trentino don Albino Donati e ha contribuire a sviluppare la sua rete di cooperative che hanno aiutato centinaia di persone. In Perù ha aiutato l’associazione Redes ha mettere in piedi cooperative che hanno sostenuto i bambini vittime di abusi, in Vietnam ha contribuito a creare una rete di cooperative che hanno cercato di integrare i bambini nati con gravissime malformazioni dopo i bombardamenti americani con i defolianti. Era veramente una persona dal grande cuore».