l'ultimo saluto
venerdì 22 Dicembre, 2023
di Simone Casciano
La sala del commiato laico del cimitero di Trento non era pronta. Non era pronta per le centinaia di persone arrivate venerdì mattina. Una comunità intera giunta da tutto il Trentino e anche oltre per dare un ultimo saluto ad Alberto Franzoi, il giovane ricercatore di 34 anni morto sabato scorso a causa di una valanga durante un escursione in val di Fleres, e stringersi attorno alla famiglia: la compagna Stefania, il fratello Marco e i genitori. C’erano tutti amici, colleghi e parenti. Forse basterebbe solo questo a raccontare l’impatto che la vita di Alberto Franzoi ha avuto. Per alcuni “Zoi” (questo il suo soprannome) era l’amico di sempre. Conosciuto nelle scuole di Gardolo e con cui si è cresciuti. Per altri era un collega, quello simpatico e intelligente. Sempre con una battuta pronta o con l’idea geniale. Per altri ancora è stato il compagno di tante uscite in montagna. Arrampicata, ferrata o scialpinismo. Non faceva nessuna differenza, Zoi c’era sempre e spesso era un puntino davanti a tutti a invitare gli altri a continuare. Nella sala mentre centinaia di persone si facevano spazio su due grandi schermi scorrevano le fotografie di Alberto in compagnia degli amici, della compagna e dei due figli piccoli. In tanti hanno preso la parola per ricordarlo. «Alberto era un indomito capo cordata – ha ricordato un amico – Un bravo collega, un amorevole padre, un burbero compagno e un caro amico». Soprattutto, come mostravano le tante foto che scorrevano sugli schermi della sala, Alberto Franzoi era un uomo di montagna. «Non era fatto per stare sul divano – ricorda l’amico – Lui aveva bisogno dell’avventura e dopo tante avventure, la montagna lo ha chiamato a sé».
Da qualche giorno è stata attivata una raccolta fondi in ricordo di Alberto per sostenere la sua compagna Stefania e i due giovani figli che Zoi ha lasciato dietro di sé.
l'incidente
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Il funzionario trovato incosciente. Ora è in prognosi riservata, giunta in apprensione. Con tutta probabilità, è stato vittima di un malore mentre saliva la provinciale 8 della val dei Mocheni