Consiglio
sabato 23 Dicembre, 2023
di Donatello Baldo
Un fiume di parole, soprattutto da parte dell’opposizione. Che ieri, in Consiglio provinciale, ha fatto le pulci alla relazione di Fugatti sulle linee programmatiche, il suo «secondo tempo» come l’ha definito il governatore. La maggioranza ha difeso il presidente, la minoranza lo ha attaccato: «Non c’è visione nella sua proposta», questa la sintesi. In chiusura la replica del governatore: «Mancanza di visione, solito ritornello. Io non sono un visionario, io sto con i piedi per terra».
Valduga: «Marcatura a uomo»
A rompere il ghiaccio, nella mattinata di ieri, Francesco Valduga. L’ex candidato presidente, ora consigliere di Campobase, ha subito messo in chiaro che le elezioni sono state chiare: ha vinto Fugatti e tocca a lui governare il Trentino. Promettendo però, nei confronti della giunta, una «marcatura a uomo». Quanto alle linee programmatiche del presidente Fugatti, proseguendo con la metafora calcistica, Valduga ha osservato che «il secondo tempo appare segnato da problemi di divisione e di visione», riferendosi anche alla crisi politica con Fratelli d’Italia, causata per Valduga «dall’esigenza di dare soddisfazione a personalismi».
Degasperi: «Passi indietro»
Per l’esponente di Onda «nella relazione di Fugatti tanti passi indietro»: «Sulla riforma dello Statuto e sulla Regione vedo una retromarcia; si torna indietro sulla promessa della cancellazione del prolungamento a luglio delle materne; c’è poca chiarezza sulle stabilizzazioni; non ci sono progetti di riforma del vetusto modello della formazione professionale; si ritorna al potenziamento del trilinguismo attivato dall’ex assessore Rossi; ci si smarca sul bonus docenti; non si procede con le stabilizzazioni».
Coppola: «Scomparsi i poveri»
Lucia Coppola (Verdi per l’Europa) si è limitata a fare riferimento ad alcuni aspetti specifici della relazione del presidente Fugatti che le stanno più a cuore. «Siamo tutti consapevoli che gli obiettivi della giustizia sociale ed ambientale devono andare di pari passo per garantire e prevenire discriminazione, povertà ed esclusione». Temi, sottolinea, «che non sono nell’agenda di giunta»
Autonomia delegata a Roma
Sul tema dell’autonomia, e in particolare sulla proposta di legge costituzionale consegnata da Fugatti (e Kompatscher) alla premier Meloni, interviene il dem Andrea de Bertolini, che si rifà all’anticipazione de ilT del testo della proposta. «Di questo disegno di legge costituzionale nessuno è stato informato ufficialmente. Quel testo non si trova. Non è conoscibile nei contenuti giuridici. È dunque in corso una trattativa privata, segreta, che potrebbe condizionare le sorti del nostro futuro senza che non solo la politica, ma la stessa Comunità trentina ne sia informata». E preoccupato, aggiunge: «Sappiamo come questo testo di riforma corra il rischio, passando dal Parlamento, di essere frustrato e deformato. Si tratterebbe di una irresponsabile umiliazione e mortificazione della nostra Autonomia. In questo — conclude — sento una profonda mancanza di rispetto da parte di chi lo sta negoziando in segreto».
«Con Fugatti, senza se e ma»
Qualche intervento anche da parte della maggioranza. Atteso quello di Fratelli d’Italia, sopratutto dopo le tensioni con Fugatti e la Lega. «Il gruppo — ha detto subito Carlo Daldoss — sarà convintamente al fianco del presidente Fugatti, anche con un ruolo di stimolo per il governo provinciale». L’ex assessore provinciale di Rossi, oggi con Meloni, ha dedicato molta attenzione alla partita delle ventilate modifiche statutarie, dicendo che «il principio dell’intesa è strategico».
Kaswalder contro Marchiori
Attesa anche per l’intervento dell’autonomista Walter Kaswalder, che si è rivelato quasi uno show. Si è voluto togliere qualche sassolino dalle scarpe: «Voglio dire qualcosa anche sull’assessore». E i colleghi consiglieri: «Quale assessore?». Chiaro: «Il tecnico». Kaswalder nemmeno lo nomina Simone Marchiori, autonomista anche lui, in lista come l’ex presidente del Consiglio, arrivato terzo dei non eletti ma entrato in giunta. «Ho letto sul giornale che della sua nomina l’ha saputo la mattina stessa del decreto di Fugatti, che era a scuola in quel momento». Per Kaswalder non è vero: «Si sapeva che era lui l’assessore, lo sapeva dal giorno prima, c’ero anch’io a quella riunione». E allora cita i suoi maestri — «non Panizza, che sempre sul giornale leggo che viene preso a riferimento» — ma addirittura Silvius Magnago, «il dottor Magnago». «Mi ha insegnato che un politico deve essere onesto, sincero, avere dignità». A margine dei lavori dell’Aula spiega il suo riferimento all’onestà e alle altre virtù: «Non è vero che Marchiori non sapeva niente, era tutto già deciso che faceva lui l’assessore». Insomma, c’è maretta nel Patt: «Io non sono nel Patt — spiega Kaswalder — io ho il mio partito, Autonomisti popolari».
La provocazione di Guglielmi
Ieri, durante il lavori del Consiglio, si è assistito anche alle esternazioni del consigliere fassano Luca Guglielmi. Che fin dall’esordio del suo intervento ha fatto drizzare i capelli a qualcuno: «Tutti parlano in quest’Aula del vescovo Tisi», citato per la sua intervista a questo giornale nell’edizione di mercoledì scorso in cui poneva alla politica alcune priorità sociali e umanitarie. «Chissà se magari tra poco lo ritroveremo alla sua destra in quest’Aula», dice rivolto a Fugatti. E aggiunge: «Non me lo auguro». Il siparietto continua, e questa volta il tema è quello del contrasto alla denatalità. Una premessa: prima di Guglielmi, ad affrontare lo stesso argomento è Paolo Zanella, consigliere del Pd e dichiaratamente omosessuale. «Di questo tema — quello della promozione della natalità, dice il consigliere fassano — parlo per esperienza personale. Io penso di aver contribuito e mi auguro che continuerò a contribuire», facendo figli, ovviamente. Le argomentazioni che seguono sono state lette come un attacco diretto a Zanella. Eccole: «Quando sento dire da certe persone che non si contribuisce alla natalità e poi si fa tutto il contrario che contribuire, perché non si può farlo, mi viene da ridere». Gelo. Zanella era assente in quel momento, ma Valduga dai banchi dell’opposizione ha commentato così: «Vergognati». Per poi stigmatizzare le parole del collega di maggioranza definendole «un’uscita offensiva sul piano personale».
Declinazioni e transizioni
Altro siparietto, la disputa sulla declinazione di genere dei termini assessore e vicepresidente. Sempre Zanella, rivolgendosi a Francesca Gerosa, ha usato il femminile «assessora» e «vicepresidente». L’interessata non gradisce: «L’assessore, il vicepresidente», lo ha corretto. E lui: «Se sta affrontando una transizione di genere chiedo scusa, mi adeguo. Altrimenti vale la grammatica italiana». Al maschile assessore, al femminile assessora. Vicepresidente è invece invariato, il genere lo definisce l’articolo.
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