la guida ai programmi

domenica 24 Dicembre, 2023

Dai film d’autore al cinema alle proposte sulle piattaforme (da casa): le pellicole da non perdere a Natale

di

Festività a tutto schermo tra favole, storie e memorie: ecco le «perle» del momento

Il Natale, si sa, coincide con i grandi «rewatch» dei film del cuore. C’è chi riguarderà «Mamma, ho perso l’aereo» e «Una poltrona per due», chi citerà a memoria le battute de «Il Grinch», chi si lascerà trasportare da ore e ore di maratona «Harry Potter» o «Die Hard». Tra un film confortevole e l’altro, sale cinematografiche e piattaforme di streaming promettono però anche qualche buona novità.
Lungometraggio natalizio per eccellenza di questo dicembre 2023 è indubbiamente «Wonka». Il prequel firmato da Paul King (già regista di «Paddington») porta in scena una fiaba delicata e ironica, in cui il Natale certo non c’è, ma che del periodo festivo ha tutti gli aromi: mai stucchevole, Wonka è un confettino cinematografico da guardare col sorriso sulle labbra, un film musicale, divertente, elegante, perfetto per ogni età. Costruito – e costruito bene – come un racconto precedente a «Willy Wonka e la fabbrica del cioccolato» di Mel Stuart (1971), il lungometraggio finisce con l’accordo tra il cioccolatiere e un Umpa Lumpa, con il progetto di una fabbrica da co-gestire, con un indizio su un biglietto dorato… Cosa viene raccontato prima? Tutto il resto: l’infanzia di Willy e la sua passione per il cioccolato, i viaggi, gli ingredienti esotici e le combinazioni surreali che rendono celebri i suoi dolci, ma anche e soprattutto una storia di amicizia, di rivalsa, di successo grazie al potere dei sogni e dell’importanza della parola data. Protagonista un sempre incredibile Timothée Chalamet, che dimostra stavolta di saper fare praticamente tutto: recitare, ballare, cantare.
Di animazione, ma sempre adatto ad ogni pubblico per una perfetta visione in famiglia, «Prendi il volo» di Benjamin Renner e Guylo Homsy, targato Illumination (casa di produzione di, uno su tutti, Cattivissimo me). Una coloratissima odissea con al centro una famiglia di anatre, che si libererà delle paure impositive e limitanti di papà Mack, lasciando il sicuro e conosciuto stagno del New England per partire alla volta della Jamaica tropicale, passando prima per New York. Un film che si può racchiudere nella frase «tutto ciò che vuoi è dall’altra parte della paura» e che, molto più che nelle opere precedenti prodotte da Illumination, si carica di un vero messaggio, di una vera lezione tutta umana e di crescita. Non mancano, in ogni caso, i momenti divertenti e le risate.
Più adatti ad un pubblico maturo, «C’è ancora domani» e «Maestro», l’uno ancora in sala dopo lo straordinario successo di botteghino delle ultime settimane, l’altro appena approdato su Netflix, dopo la prima alla Mostra del Cinema di Venezia della scorsa estate.
Film italiano più visto dell’anno, «C’è ancora domani» è il debutto alla regia di Paola Cortellesi, che dimostra di aver perfettamente compreso come il cinema nostrano abbia fame di lungometraggi che sappiano essere godibili e leggeri, ma allo stesso tempo studiati e costruiti per andare oltre la battuta da cinepanettone (a tal proposito non ne mancano in sala nemmeno questo Natale, quindi attenzione!). Giocato su una vicenda popolare, di gente semplice che si arrabatta per tirare avanti e che cerca di star bene anche se ha poco, il film contiene, pur mantenendosi sempre in perfetto equilibrio sul sottile filo tra il dramma e la commedia, una storia di violenza di genere, pure ancora inconsapevole e frutto della consuetudine. Una violenza narrata per mezzo di uno degli espedienti più intelligenti del film, capace addirittura di renderlo memorabile: le botte si trasformano in una sorta di danza, di «rito» a tempo di musica. A impreziosirlo, uno splendido bianco e nero che ricorda il cinema Neorealista.
Sempre in bianco e nero (o almeno in gran parte), anche la seconda prova registica di Bradley Cooper, che dopo «A Star is Born» nel 2018, firma stavolta «Maestro», compiendo un importante salto di qualità. Dietro ma anche davanti alla macchina da presa, Cooper impersona qui Leonard Bernstein, in un biopic che ne racconta opere e vita, riservando un’attenzione speciale all’uomo dietro il maestro, al suo mondo intimo e coniugale, alle sue contraddizioni e ai suoi desideri. A onor del vero, il quadro non è preciso e non è completo (manca ad esempio tutta la battaglia più pubblica e più politica di Bernstein), ma ciò che trasuda indiscutibilmente chiaro, è l’affetto e il rispetto che lo stesso Cooper ha per il compositore di opere come – per citare la più celebre – «West Side Story». Meritevoli le performance dello stesso Bradley Cooper nel ruolo del protagonista maschile e di Carey Mulligan nei panni della moglie del maestro, Felicia Montealegre.