Il traguardo

lunedì 25 Dicembre, 2023

San Michele all’Adige: l’unione sportiva Garibaldina compie 60 anni

di

Ha 180 tesserati tra tutte le categorie. Il presidente Carpi: «Lo scopo è sempre stato quello di essere attivi nel sociale, vogliamo dare la possibilità a tutti di giocare a calcio: ci interessa togliere i ragazzi dalle strade»

L’unione sportiva dilettantistica Garibaldina, di San Michele all’Adige, ha compiuto sessant’anni. Una lunga storia cominciata nel dicembre del 1963, e che si spera possa proseguire ancora a lungo.
Lo spirito della squadra, in tutto questo tempo, non è mai cambiato. Queste le parole del presidente Alessandro Carpi, che nella garibaldina milita da 52 anni: «La società sportiva è nata da Giuseppe Rigotti, calzolaio del paese, e da tre o quattro suoi amici. Lo spirito è stato lo stesso dei garibaldini, che sono partiti in mille senza sapere dove si sarebbe andati. Rigotti e i suoi non avevano nemmeno un campo né una sede», ricorda.

Una partenza «all’arrembaggio», ma che ben presto ha dato i suoi frutti. «Il dato storico più importante è che abbiamo militato per undici anni di fila nel campionato di Promozione, che era l’Eccellenza di adesso. Era il massimo campionato regionale. Noi, un piccolo paesino di 2.000 abitanti, ci confrontavamo con squadre come Bolzano, Rovereto, Levico, Laives – prosegue Carpi -. Il primo anno che siamo giunti in Promozione siamo arrivati addirittura secondi. Era la stagione 1982/83».

Ancora oggi la società sportiva milita in Promozione, nonostante alcune difficoltà e l’alto livello. «Al momento siamo ultimi in classifica. Tenere la Promozione sarebbe importante, speriamo di tenere duro. Però noi accettiamo tutto: abbiamo la giusta ambizione, ma non facciamo drammi se dovessimo retrocedere in prima categoria. Negli ultimi anni c’è stato di frequente questo avanti e indietro», spiega il presidente. «Questa stagione è partita male: abbiamo perso subito il portiere e i due centrali».
La società, a ogni modo, gode di ottima salute e può ben sperare per il futuro. I dati di quest’anno, infatti, sono da record. «Attualmente siamo in 180 tesserati, ed è il numero maggiore di tutti questi anni. L’età va dai cinque anni fino ai giocatori della promozione. Abbiamo tutte le categorie, dai piccoli amici fino alla juniores e poi alla prima squadra».

L’attività calcistica sta registrando sempre una grande attrattività nei più giovani. «Le iscrizioni sono costantemente in aumento. L’interesse per fortuna è sempre alto. Noi da tre anni facciamo anche un camp estivo, prima da due settimane e ora da tre. Siamo molto apprezzati per questa cosa. I ragazzi provengono anche da fuori paese», prosegue Carpi.

Un problema riguarda gli spazi per gli allenamenti. «Siamo veramente in tanti e abbiamo a disposizione solo campo in erba e un campetto in sintetico da 60×40. Riusciamo a fare soltanto due allenamenti, anche con la prima squadra. Servirebbe più spazio, si fa un po’ di fatica».
Oggi tutta l’attività sportiva è rivolta esclusivamente al settore maschile, ma negli anni non è sempre stato così: prima del 2000 l’associazione sportiva era una polisportiva, con al suo interno anche il settore femminile della pallamano. «In questi sessant’anni di storia una parte importante l’ha rivestita la pallamano femminile, che a fine anni ’70 è riuscita ad arrivare in serie A, vincendo il titolo italiano allieve. Diverse nostre giocatrici sono state convocate in nazionale», ricorda Carpi. «Poi c’è stata la fusione con la società di Mezzocorona. Sono stati begli anni: il nostro piccolo paesino aveva una squadra in Eccellenza e un’altra squadra in serie A. Siamo orgogliosi di questo».

Un occhio di riguardo è dato all’aspetto sociale. «Lo scopo della Garibaldina è sempre stato quello di essere molto attiva nel sociale. Abbiamo raccolto tanti giocatori che da altre parti non erano considerati all’altezza. Noi vogliamo dare la possibilità a tutti di giocare a calcio. Questo è un aspetto al quale abbiamo sempre dato molta importanza e attenzione, e siamo apprezzati per questo. A noi interessa togliere i ragazzi dalle strade».
Sul ricordo più bello, la mente va indietro nel tempo: «Sicuramente l’essere riusciti a uscire dalla regione e giocare con l’Albinese. Perdemmo 3-0 in casa e 5-2 fuori. Quella squadra è poi diventata l’Albinoleffe, e già allora era una società grossa del bergamasco. Noi siamo andati giù a giocare con le borse di nylon e i panini, loro erano tutti in giacca e cravatta con il pullman di lusso. Eravamo una semplice squadra di oratorio, con i giocatori che non hanno mai guadagnato un soldo. Un po’ lo stile è rimasto quello anche oggi: tutti i giocatori del paese hanno sempre giocato gratuitamente».

Nella foto grande la rosa del 2023/2024, che milita nel massimo campionato provinciale dopo aver vinto, un anno fa, il girone di Prima Categoria. Nello scatto più piccolo la squadra degli anni ‘80, quando sognava in grande