crisi climatica

venerdì 29 Dicembre, 2023

Eventi estremi, uno al mese nel corso del 2023. In Trentino la concentrazione più alta d’Italia

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Il report dell’associazione ambientalista indica nove fenomeni straordinari in Provincia. Legambiente lancia l’allarme: «Serve un piano nazionale di adattamento»

Gli eventi estremi sono in aumento? Sembrerebbe di sì, anche se è difficile stabilirlo con precisione. Questo per due motivi. Il primo è che solo da un tempo relativamente breve si è cominciato a tracciare questi eventi, come frane, siccità estreme, forti piogge ed esondazioni fluviali, sul territorio. Il secondo motivo è che non sempre un evento viene registrato, se una pioggia estrema capita tra le montagne, in una zona non antropizzata e priva di stazioni meteorologiche, chi se ne può accorgere? Nonostante questo, ormai da anni Legambiente è impegnata nel tracciare lo sviluppo del fenomeno con il suo Osservatorio Città Clima. Lo fa attraverso le rilevazioni delle stazioni meteorologiche e le segnalazioni dei cittadini. Il quadro che ne emerge è quello di un aumento di questi fenomeni estremi. Lo dimostra un dato: in Trentino, fino al 2022, gli eventi estremi erano stati 30 in 6 anni, una media quindi di 5 all’anno, ma nel 2023 sono stati ben 9, quasi il doppio.
La fotografia del Trentino
Questi dati mettono il Trentino al sesto posto tra le province più colpite da eventi estremi nel 2023, dietro a Roma, Ravenna, Milano, Varese e Bologna. I nove eventi registrati da Legambiente sono diversi per natura. Ci sono due casi di frane legate a piogge intense: il 29 agosto a Terragnolo e il 31 ottobre, quando le forti precipitazioni crearono disagi alla viabilità in un’area che vastissima del Trentino con la chiusura della Sp22 Chizzola-Brentonico e della Ss43 in Val di Non. Sempre quella perturbazione eccezionale è stata alla base delle esondazioni fluviali e degli smottamenti nell’area dell’Alto Garda. Tre abitazioni erano state evacuate a Nago Torbole in località Tempesta, mentre una famiglia aveva lasciato la propria casa a Tiarno di Sopra in località Licalì, dove era bloccata per una frana. Nella zona industriale di Storo, un nucleo familiare era stato costretto ad abbandonare per qualche ora la propria residenza in seguito all’esondazione del torrente Palvico. Già a luglio, nell’Alto Garda erano stati registrati due eventi di allagamenti legati alle piogge intense. Un’altra esondazione fluviale è stata invece segnalata il 28 agosto a Vermiglio quando l’esondazione del torrente Vermigliana causò l’allagamento di un maso e l’evacuazione di due campeggi. Viste le forti piogge dell’ultima parte del 2023 fa quasi trano vedere ora, tra gli eventi segnalati da Legambiente, anche quelli legati alla siccità estrema, eppure non possono essere ignorate le conseguenze che i lunghi periodi senza acqua hanno generato. In particolare nel suo report, l’associazione ambientalista segnala danni da siccità prolungata in due luoghi, al lago del parco di Melta a Trento e al lago di Tovel, dove ad aprile la carenza di acqua fu talmente grave che il parco Adamello Brenta aveva richiesto agli escursionisti di non calpestare il fondale e di rimanere sui tracciati sentieristici lungo le sponde. L’ultimo episodio registrato in Trentino da Legambiente risale invece al 4 febbraio scorso quando una tromba d’aria spazzò via la copertura della piscina comunale di Levico Terme. Se a questi si aggiungono anche quelli dell’Alto Adige, 3, si sale a un totale di 12 eventi estremi in regione, ma la sensazione è che siano molti di più. Per esempio, tra gli episodi dell’Alto Adige non è stata considerata la forte pioggia e conseguente esondazione del rio che a drasticamente interessato la Val di Funes il 29 luglio scorso.
Il quadro generale
È ancora più preoccupante quindi, se è vero che il dato è sottostimato, constate quanto gli eventi estremi siano in crescita in Italia. Dal 2022 al 2023 l’incremento è stato del 22%, passando da un totale di 311 a 378, causando questa volta 31 morti. La maggior parte di essi si sono concentrati al nord, ben 210. Il fenomeno più comune di evento estremo è legato agli allagamenti da piogge intense (118), seguito da danni da trombe d’aria (82) e grandinate (39). Quarte le esondazioni fluviali (35) che sono però il tipo di evento che ha visto l’incremento più grande rispetto all’anno precedente (170%), seguito dalle temperature record (20, 150%). Gli eventi più rilevanti dell’anno sono stati l’alluvione dell’Emilia Romagna a maggio, le violente grandinate in Veneto e nel Nordest in estate, le frane di luglio in Lombardia e infine l’alluvione delle aree a nord della Toscana a novembre.
«Serve un piano nazionale»
Di fronte a questi dati è imperativo agire subito. «L’urgenza di intervenire è ormai sotto gli occhi di tutti – dichiara Andrea Minutolo, responsabile scientifico di Legambiente – Gli effetti sempre più violenti dell’emergenza climatica sono ormai tangibili anche nel nostro Paese, che è tra i più esposti nel continente europeo. Oggi una delle grandi sfide riguarda anche la mitigazione del rischio idrogeologico che si potrà ottenere solo integrando la restituzione dello spazio ai fiumi». «Il Governo Meloni deve approvare subito il Piano nazionale di adattamento al clima – conclude Stefano Ciafani presidente nazionale di Legambiente – stanziando anche le relative risorse economiche, che invece continuiamo a spendere per intervenire dopo i disastri, come dimostrano gli 11 miliardi di euro solo per i danni delle due alluvioni in Emilia-Romagna e Toscana».