L'intervista

mercoledì 3 Gennaio, 2024

Trento, un 2023 da caldo record. Il fisico Giovannini: «Forti anomalie, rischiamo 5 gradi in più»

di

I dati registrati al Molino Vittoria, il docente: «Forti anomalie nei mesi invernali e in autunno»

Sono i dati ora a confermare quanto già veniva suggerito dall’impressione empirica: anche il 2023 è stato un anno caldo se non rovente. In particolare a Trento è stato il secondo anno più caldo da quando vengono acquisiti i dati della stazione meteorologica del Molino Vittoria, ossia dal 2003, dietro solo al 2022. «La cosa particolare però è che a trainare la media non sono stati i mesi estivi, bensì quelli dell’autunno e dell’inverno», spiega Lorenzo Giovannini docente di fisica dell’atmosfera dell’Università di Trento che si è occupato di analizzare i numeri.

Professore, dati alla mano, che bilancio si può fare del 2023?
«Che è stato un anno caldo, molto caldo. La media annuale è stata pari a 14,33 gradi, la seconda più calda da quando registriamo i dati alla stazione del Molino Vittoria nel 2003. Al primo posto rimane il 2022 che con 14,41 gradi è quasi di un grado superiore alla media del ventennio pari a 13,45 gradi. In particolare nel 2022 luglio era stato davvero rovente, con una media mensile i 26,7 gradi».

Invece quest’anno cosa ci dice l’andamento mese per mese?
«Che la prima parte dell’anno è stata particolarmente calda rispetto alla media del periodo. Questo vale un po’ per tutto l’inverno 22/23, con molti mesi anomali rispetto alla normalità. A questo è seguita una primavera più fresca. In particolare maggio è un anomalia, anche di lungo periodo, che stiamo osservando da un po’. È l’unico mese che non mostra un aumento deciso di temperatura a differenza degli altri. Per questo motivo sono in corso degli studi che stanno cercando di determinare le ragioni dietro a questa tendenza a latitudini simili alla nostra. Da agosto a ottobre poi riscontriamo nel 2023 mesi molto caldi».

Guardando il grafico spiccano proprio settembre e ottobre.
«Si sono entrambi mesi che hanno avuto anomalie forti e che si sono estese a lungo. Fa ancora più impressione se consideriamo che la media storica è già relativamente calda perché parte dal 2003. Se partissimo dall’81 o dal ‘91 le anomalie sarebbero ancora più drastiche. L’anno poi si è chiuso con un novembre fresco e un dicembre davvero mite in cui il freddo si è visto poco».
Questi dati si riferiscono a Trento, al fondovalle, cosa osserveremmo in alta quota?
«Servirebbero dati puntuali, ma immagino che le tendenze siano simili. Sicuramente nell’ultimo periodo dell’anno in montagna abbiamo registrato anomalie importanti. Se restiamo solo su dicembre a cima Presena sono state riscontrate anomali significative con molte ore oltre lo zero termico».

Passiamo al grafico delle tendenze annuali.
«Le barre rosse come si vede sono in aumento. Anche qui bisogna fare una tara alla media già calda di suo. Però ecco vorrei far capire che questo rende solo più impressionante il risultato. Si vede chiaramente che gli anni si fanno sempre più caldo. Ci possono anche essere oscillazioni come il 2021, ma la tendenza di lungo corso è incontrovertibile. Anzi concentrandosi solo sugli ultimi 20 anni il quadro diventa allarmante. Perché i dati ci dicono che in 20 anni la temperatura è aumentata di un grado, è una velocità terrificante. Significa che, se la tendenza rimanesse uguale, in un secolo, ossia nel 2103, la temperatura a Trento sarà aumentata di cinque gradi».

Stiamo analizzando le temperature, ci sono già dati sulle precipitazioni del 2023?
«Guardando a tutto l’anno si può dire che alla fine sono state leggermente sopra la media. Fino ad aprile abbiamo registrato un lungo periodo di secca, a febbraio 100%, poi da maggio si è iniziato a recuperare. Tutta la seconda parte dell’anno è stata più piovosa della media, ma in particolare maggio e ottobre sono stati i mesi con le anomalie più importanti».

Però sta cambiando il modo in cui piove?
«Sicuramente è importante anche il modo in cui cade la pioggia. È quasi sicuro che ci sarà una precipitazione diversa da qui in avanti. Ci aspettiamo più eventi concentrati e meno piogge estese, in particolare durante l’inverno e meno durante l’estate. È importante quindi capire non solo quando cadrà la pioggia, ma anche come. In estate per esempio c’è una maggiore necessità di acqua, per l’agricoltura, ma non solo, quindi il tema della distribuzione annuale diventa cruciale. Vanno monitorate le precipitazioni mensili e capire come comportarsi se effettivamente si concentreranno in un numero minore di eventi, ma molto più intensi. Sarà fondamentale immaginare nuove strategie di immagazzinamento».