l'inchiesta
mercoledì 3 Gennaio, 2024
di Benedetta Centin
È vero che il 2024 ha portato neve ad alta quota — trenta i centimetri a Madonna di Campiglio, tra le mete più gettonate anche dai vip — ma è assodato che di fiocchi bianchi, in questa stagione invernale, se ne sono visti ben pochi. Basta dare uno sguardo alle stazioni più basse, da Brentonico a Folgaria, dove il manto bianco è esclusiva delle piste, mentre tutto attorno il terreno è spoglio. E se la neve latita bisogna per forza fabbricarsela. E così in gran parte dei comprensori: in oltre il 90 percento delle piste trentine si ricorre alla neve artificiale, anche detta «tecnica» o «programmata», senza la quale addio sci e turisti. Ma quanto costa sparare neve con i cannoni? La stima complessiva, per quanto riguarda i comprensori del Trentino, è di oltre 20 milioni di euro. Dai 5 ai 7 milioni sono solo di energia elettrica secondo gli addetti ai lavori.
A detta della trentina Valeria Ghezzi, presidente di Anef, Associazione nazionale esercenti funiviari aderente a Confindustria, la neve «tecnica» in gran parte delle piste, quindi non solo a basse quote non è affatto una novità. E non è esclusivamente vincolata al meteo, alle temperature quasi primaverili e al riscaldamento globale che minacciano il turismo invernale. «Ormai negli ultimi quindici anni siamo sempre ricorsi alla neve programmata poiché garantisce un manto costante, più stabile e sicuro, di maggiore resistenza, senza sassi in pista — fa sapere Ghezzi — Si fa a prescindere da tanta o poca neve che scenda: è questione di sicurezza e anche di qualità del prodotto. Certo se nevica tanto quella sparata è integrativa». Ma mantenere uno strato bianco e abbondante, per la gioia degli amanti dello sci, incide sulle casse. E non poco se si considera appunto che l’innevamento programmato interessa la quasi totalità degli oltre 800 chilometri di piste che vanta la provincia di Trento.
«I costi sono variabili, in base a una serie di aspetti e cioè al tipo di pista, al fondo, all’esposizione.. — continua Ghezzi che è anche chief executive di Funivie Seggiovie San Martino — Costi ingenti, anche solo per i consumi energetici: basti dire che per fabbricare neve per tutte le piste italiane consumiamo quanto le Ferrovie dello Statoi in due giorni, un totale di 257 milioni di kilowatt».
La premessa sulle variabili sulle condizioni della pista da tenere in considerazione per quantificare i costi dell’innevamento artificiale è anche di Luca Guadagnini, presidente di Anef del Trentino. «Ma un calcolo spannometrico lo si può fare se si considera che la superficie complessiva delle piste è di 1600 ettari e il costo dell’innevamento a metro quadro, escluso l’ammortamento, è di 0.92 euro (dato del 31 dicembre 2022)». Considerando che l’operazione interessa oltre il 90 percento della superficie in cui si scia si arriva a sfiorare i 15 milioni di euro (14 milioni 720 mila). Stima che supera i 20 milioni se si calcola invece il costo globale (di 1,5 euro a metro quadro). «E solo di energia elettrica si spendono tra i 5 e i 7 milioni — continua Guadagnini — un costo che varia ogni anno e su cui incide anche l’inflazione. Detto che riusciamo a ridurlo grazie ai bacini idrici in quota e al sistema di misurazione della profondità della neve di cui è dotato il gatto delle nevi: viene prodotta solo la neve che serve».
Quanto alla stagione invernale, finora «è da incorniciare — continua — a Natale si è registrato il sold out e fino al 6 gennaio siamo pieni: i riscontri sono ottimi e ci fanno ben sperare».
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