La storia
giovedì 4 Gennaio, 2024
di Simone Casciano
Essere sostenibili significa cambiare il proprio stile di vita, rinunciando magari a qualche comodità, ma scoprendo, o riscoprendo, allo stesso tempo abitudini che avevamo perso. Lo sa bene Francesco Quarta protagonista di un viaggio sostenibile particolare. Il giovane si definisce «salentino per ius sanguinis, romano per ius soli e trentino per ius culturae». Da anni però vive in Spagna, ad Alcalà de Hernanes vicino a Madrid. Quest’anno ha deciso di tornare a casa per Natale, in Val dei Mocheni, nel modo più sostenibile possibile. Rinunciando quindi all’areo e preferendo il mezzo a minori emissioni: il treno. Facendolo da una parte ha scoperto le inefficienze che danneggiano il sistema ferroviario europeo e dall’altra ha superando queste attività appoggiandosi ad una rete di attivisti lungo il percorso. Rafforzando così una comunità impegnata per un futuro più sostenibile dell’Europa. Un futuro che passa anche dai treni. Lo stesso mezzo che, a breve, lo riporterà in Spagna.
Quarta, come e quando si è avvicinato ai temi ambientali?
«La data spartiacque per me è stata Vaia nel 2018. Non ero qui quando è successo, ma ne ho visto gli effetti a Natale quando tornai. Avevo sempre considerato la natura come un qualcosa di inscalfibile. Soprattutto le nostre montagne mi avevano sempre dato una sensazione di forza e onnipotenza e invece le ho scoperte fragili. Mi sono quindi interessato sempre di più alle tematiche ambientali e così facendo mi sono reso conto degli effetti visivi del cambiamento climatico. Qui dalla Val dei Mocheni posso guardare il Lagorai dalla mia finestra e si vedono subito gli effetti di Vaia e quelli dell’epidemia di bostrico. Questa sensibilità si è fatta sempre più strada in me».
E ha cambiato le sue abitudini di vita?
«Si da sette anni ormai sono quasi vegano. Ho rinunciato alla carne e al pesce e ho quasi eleminato tutti i prodotti derivati dagli animali. Cerco di spostarmi il più possibile in bici o di lavorare da casa, evitando così il traffico di Madrid. Ecco una delle fortune è che la mia azienda mi permette di fare molto telelavoro. Questo è stato essenziale anche per il progetto di viaggio sostenibile che ho intrapreso. Se non avessi potuto lavorare da qui, non sarebbe stato possibile farlo avendo a disposizione solo i giorni di ferie».
Ecco com’è nata questa idea e come si è sviluppata?
«Ci pensavo da un po’, per me usare l’aereo per tornare era un tasto dolente. Devo dire che il progetto si è scontrato subito con alcune difficoltà. Mi sono reso conto di quanto sia impossibile fare affidamento solo su sé stessi proprio quando ho cercato di trovare soluzioni alternative all’aereo».
In che senso?
«A volte sembra che le politiche siano disegnate per spingerti verso determinate scelte, rendendo le altre altamente sconvenienti. Prendere un aereo da Madrid a Milano è facile, fare lo stesso percorso in treno assai più difficile».
Che difficoltà ha riscontrato?
«Sicuramente è più costoso ma a parte questo ci sono problemi organizzativi. Tanto per cominciare è impossibile prenotare i treni con largo anticipo, a differenza degli aerei, questo ha reso difficile la pianificazione sia da un punto di vista dei tempi che dei costi. Poi c’è il problema della grande segmentazione dei tragitti ferroviari tra i vari operatori e mancano connessioni anche tra grandi città. Questo significa costi più alti, ma anche che cresce il numero totale di treni da prendere facendo a sua volta aumentare che un solo ritardo faccia scattare un effetto valanga, facendomi perdere molteplici coincidenze. Un’evenienza che per fortuna all’andata non si è verificata. L’ultimo problema è che non ci sono treni notturni che partono dalla Spagna e non ci sono molte connessioni tra la Francia e il Piemonte».
Come ha ovviato a tutto questo?
«Facendo alcune tratte in flixbus, ma soprattutto appoggiandomi ad una rete di attivisti. A Alcalà de Henares abbiamo organizzato una cena solidale per finanziare il viaggio, a Torino poi sono stato ospitato per la notte da un gruppo di attivisti di Extincion Rebellion. Durante il ritorno farò tappa a Grenoble e anche lì sarò ospite di ambientalisti. Non è solo un modo, necessario, di spezzare il viaggio, ma anche di fare incontri e costruire una rete attorno a queste tematiche».
Il suo viaggio mette in luce criticità e potenzialità del trasporto ferroviario?
«Sicuramente sì, io credo che noi cittadini dobbiamo fare scelte responsabili, ma dobbiamo essere messi nelle condizioni di farle. Servono investimenti per bilanciare la situazione. Sono scomparsi i treni notturni, intanto proliferano i voli low cost e i jet privati. Ma l’industria dei voli si basa su una tassazione quasi inesistente. È un mercato dopato. Non mancano le soluzioni tecniche per rendere più accessibile, come tempi e costi, il treno, manca la volontà politica».