L'intervista
giovedì 4 Gennaio, 2024
di Stefano Frigo
Se la passione per l’Aquila Basket è tornata prepotentemente a farsi sentire gran parte del merito è di Paolo Galbiati.
È pur vero che in campo ci vanno i giocatori ma l’identità alla squadra – così sbarazzina, divertente, veloce e moderna – è figlia delle idee del coach di Vimercate che il prossimo 20 febbraio spegnerà 40 candeline.
Fra tre giorni a «ilTquotidianoArena» ci sarà la sfida all’Olimpia Milano e l’impianto di via Fersina farà registrare l’ennesimo sold out della regular season.
Coach, ci tracci un bilancio del 2023 in bianconero…
«Direi che sono stati mesi positivi per diversi aspetti. Comincerei da quello forse più importante ovvero il fatto che i nostri supporters ci sono vicini, vengono numerosi e volentieri (almeno credo) a vederci. Dal punto di vista sportivo, al di là dei risultati che contano e sono comunque dalla nostra parte, mi piace evidenziare la crescita complessiva di un gruppo che sta bene insieme e ama lavorare. I ragazzi hanno dimostrato in diverse occasioni un carattere tutt’altro che banale reagendo in pochissimo tempo a situazioni negative e trovando energie in serbatoi nascosti».
Rimanendo sul tema tifosi, durante la sfida casalinga contro Napoli dalla curva sono partiti dei cori in suo onore. Era dai tempi di un certo Maurizio Buscaglia che non accadeva. Cosa ha provato?
«Una grandissima emozione. Credo di aver instaurato un buon rapporto con i nostri sostenitori, se poi penso ai “Zidiosi” e agli altri ragazzi della curva non posso che complimentarmi con loro. Ci seguono dappertutto, una presenza costante che ci fa davvero bene. Alla squadra ricordo spesso che non giochiamo solo per noi stessi o per la società ma per tante persone che tengono ai colori che indossiamo. Spesso l’umore di queste persone viene influenzato positivamente o negativamente dai nostri risultati, è una responsabilità di cui dobbiamo prendere atto».
Dove pensava di riuscire ad incidere maggiormente e in che ambito è più avanti rispetto a quanto previsto la scorsa estate?
«Il gruppo di giocatori è molto variegato, ci son diversi elementi giovani di età e altri giovani di esperienza. Va da sé che tatticamente speravo di poter lasciare maggiormente il segno però non è affatto semplice avendo impegni ufficiali una volta ogni tre giorni. Non sto assolutamente cercando una giustificazione, si tratta di un dato di fatto incontestabile. Sono invece soddisfatto di vari miglioramenti individuali che messi assieme hanno portato ad un innalzamento prestazionale collettivo».
Nelle ultime uscite o avete letteralmente spazzato via gli avversari o siete andati ko malamente. Un caso o c’è una spiegazione?
«Un caso non penso. Torno, almeno in parte, alla risposta precedente. Quando lavori con atleti che mediamente non hanno tanti anni di vissuto alle spalle si tende a far andare benissimo le situazioni che hanno preso una piega positiva e viceversa. Manca magari quella capacità di tamponare determinati momenti, diciamo di rimanere a galla senza sprofondare. Detto questo, i passi falsi di Treviso e Scafati sono passaggi che devono essere messi in preventivo e serviranno sicuramente a farci crescere. Non dobbiamo mai dimenticare chi siamo e da dove veniamo, lo spirito underdog deve accompagnarci sempre».
Da agosto ad oggi cosa ha capito dei trentini?
«Purtroppo, a causa dei tanti impegni professionali, non ho avuto molte occasioni per approfondire chissà quali conoscenze. Se però penso ad un aggettivo per descriverli mi viene in mente la parola “solido”. Il trentino medio è un gran lavoratore, serio e discreto. Diciamo che nella prima accezione mi assomiglia, nelle altre due molto meno perché io sono di natura un casinista».
Concludiamo con il basket giocato: domenica la sfida a Milano e poi mercoledì 10 vi giocherete una fetta di Europa nella trasferta di Ankara.
«Esatto. Guardare troppo in là però non ha senso, sapete che preferisco pensare ad un impegno alla volta. Cominceremo quindi con una sfida estremamente affascinante ad una vera e propria corazzata come l’Olimpia. Giocheremo in casa, davanti al nostro pubblico che sarà numerosissimo, posso e voglio promettere solo una cosa: tutti noi daremo il massimo».
l'intervista
di Davide Orsato
L’analisi del giornalista che ha di recente pubblicato un manuale per spin doctors dal titolo «Non difenderti, attacca» e contiene 50 regole per una comunicazione politica (imprevedibile e quindi efficace)