La storia

sabato 6 Gennaio, 2024

Vite in appalto, l’addetta mensa in ospedale e quegli 800 euro al mese. «Ogni cambio azienda si riparte, siamo solo dei numeri»

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Patrizia Pifferati lavora da 16 anni all’ospedale Santa Maria del Carmine di Rovereto come addetta mensa, comparto cucina. Ha un contratto part-time da 20 ore

Patrizia Pifferati lavora da 16 anni all’ospedale Santa Maria del Carmine di Rovereto come addetta mensa, comparto cucina. Ha un contratto part-time da 20 ore, non arriva neanche a 800 euro mensili. «Mi sono pentita di fare questo lavoro — dice — siamo solo macchine».
Di cosa si occupa?
«Ci occupiamo della distribuzione dei pasti al gruppo sanitario, del lavaggio in cucina e della preparazione dei pasti per i pazienti».
Quanti cambi di appalto ha vissuto?
«Abbiamo iniziato con la Dussmann, poi abbiamo fatto 11 anni con la Rekeep e infine, a giungo 2022, siamo tornati con la Dussmann. Nonostante l’età che avanza si ricomincia sempre da zero».
Perché ha deciso di fare questo lavoro?
«Non l’ho scelto. Facevo tutt’altro, mi ci sono ritrovata. E mi sono pentita».
Perché?
«È un lavoro pesante, che porta ad avere problemi fisici. Allora avrei potuto trovare qualcosa di meglio».
Quali sono i contratti di lavoro?
«In cucina siamo una trentina di lavoratrici, tutte con contratti part-time: da 24, 20, 15 o addirittura 2 ore settimanali. Ma facciamo sempre ore in più. Chi dovrebbe fare 60 ore mensili ne fa 100, stessa cosa per chi ne deve fare 80».
Qual è la paga?
«Io ho un contratto da 20 ore e non arrivo nemmeno a 800 euro mensili».
Le sono sufficienti?
«Se fossi da sola no, per fortuna lavora anche mio marito. Altre colleghe sono messe davvero male e fanno altri lavori».
C’è un riconoscimento sociale del vostro lavoro?
«No, siamo solo un numero. Lavoriamo come macchine».
Quali sono i fronti aperti dal punto di vista sindacale?
«Abbiamo ottenuto soddisfazioni, ma c’è sempre da lottare. Con il ritorno di Dussmann pensavamo che le cose migliorassero perché siamo passate al contratto della ristorazione. Invece non volevano neanche riconoscerci l’anzianità di servizio. Abbiamo dovuto scioperare per ottenerlo».
T. D. G.