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domenica 7 Gennaio, 2024
di Donatello Baldo
«Ci dicono che non abbiamo visione? Certo — dice subito Fugatti, ospite della redazione del «T» — nel senso che non sono un visionario. Preferisco guardare alla realtà. Sta di fatto che i trentini ci hanno votato per quello che abbiamo fatto». La sua nuova giunta, lo ha ripetuto più volte, è nel segno della continuità, anche se qualche cambiamento c’è stato: a partire dall’ingresso in giunta di Fratelli d’Italia.
Presidente, dopo il voto subito una crisi politica. Un braccio di ferro con i meloniani che non ha permesso un immediato varo della giunta.
«Ora la situazione è tornata nell’ordinario, l’accordo è stato trovato e tutta la mia squadra sta lavorando bene».
Ma è stata dura mettere tutti d’accordo? Ci racconti…
«Ho avuto tanta pazienza, questo sì. C’era un accordo sulla vicepresidenza a Gerosa che non abbiamo mai negato. Poi, con la richiesta dei due assessori per Fratelli d’Italia, non poteva reggere anche la vicepresidenza. Tutto qui».
Ha dovuto far dimettere Claudio Cia…
«Mi è dispiaciuto, davvero».
Ma se in prima battuta lo ha nominato assieme a Gerosa, significa che da Fratelli d’Italia aveva il via libera? Si dice di un «via libera» ai due assessorati e alla rinuncia della vicepresidenza arrivato direttamente da Urzì sul suo telefono. È così?
«Mi avvalgo della facoltà di non rispondere. Ora è tutto rientrato, guardiamo avanti».
Bene, quindi il braccio di ferro lo ha vinto lei? Da come si stanno dividendo all’interno del partito trentino di Giorgia Meloni sembrerebbe di sì…
«Io sono un vecchio militante della Lega, e anche nella Lega ci sono stati alti e bassi, momenti di scontro e divisione. Pretendevo allora il rispetto per il mio partito, quindi non posso che portare il massimo rispetto nei confronti dei partiti che attraversano i loro problemi. Il caos nei partiti è una ruota che gira, succede a tutti prima o poi…».
Vinte le elezioni provinciali, a giugno ci saranno le europee. Ci sarà un candidato trentino?
«Difficile eleggere un trentino. Ce la fece Giacomo Santini (FI) perché molto conosciuto anche sotto Borghetto. Ed era conosciuto anche un altro che dalla Valsugana è arrivato a Bruxelles, Erminio Boso. Ci sarà comunque una candidatura trentina, questo sicuramente. Ma non se n’è parlato».
Lei potrebbe candidarsi come portabandiera per recuperare voti?
«Io? Nessuno me lo ha chiesto».
Le europee potrebbero portare attriti a livello nazionale tra Lega e Fratelli d’Italia? Sarebbero sei mesi di via crucis per il governo…
«Ci sono e ci saranno fibrillazioni, ma è anche normale perché la sfida è anche interna al centrodestra e ogni forza cerca di portare a casa il miglior risultato. Poi non credo che nel voto di giugno possano sovvertirsi i rapporti di forza dentro il governo».
E a proposito di governo, che ne pensa della presidenza di Giorgia Meloni?
«Mi sembra stia governando bene, anche se paga le difficoltà della sua prima esperienza. Poi succedono anche cose, come le ultime vicende della pistola a capodanno, che non dipendono nemmeno da lei ma che lei deve gestire… Ma da presidente di una Provincia autonoma io devo valutare un governo per il suo approccio all’autonomia».
E come lo valuta?
«Positivo, fin qui positivo. questo governo sta rispettando i nostri territori. Cito l’accordo di San Michele sugli arretrati che torneranno nelle nostre disponibilità, poi l’avvio del ragionamento sulla proposta di legge costituzionale sull’intesa e sulla modifica dello Statuto che permetterebbe di tornare pienamente titolari delle competenze primarie indebolite dalle sentenze della Corte costituzionale. Non è poca cosa».
A giugno anche le elezioni a Rovereto. Come vi presenterete?
«Uniti. È fondamentale presentarsi uniti, anche con il Patt, rinnovando l’accordo nato alle Provinciali. Questo è il mio auspicio: così potremmo essere competitivi. E poi dobbiamo saper allargare il perimetro della coalizione alle esperienze civiche».
Per vincere serve un buon candidato. L’identikit?
«Credo che non per forza debba essere un esponente dei partiti. Nei partiti ci sono persone validissime, sia chiaro, ma se vogliamo allargare bisogna pensare anche ad altre figure non per forza legate a una forza politica».
Sarà presente anche a Rovereto la sua Lista Fugatti?
«Ci sono già stati degli incontri per valutare la nostra presenza alle comunali. Vedremo».
Torniamo alla sua nuova giunta. Di continuità dunque, ma nelle sue linee programmatiche ha detto di voler porre alcuni temi come prioritari. La natalità, la casa, i redditi. Su quest’ultimo punto, come farà per aumentare il potere d’acquisto delle famiglie trentine?
«La Provincia può intervenire direttamente solo nel settore del Pubblico impiego. A livello nazionale, approvato il bilancio, possiamo spendere i nostri soldi per il rinnovo del contratto. Si tratta di circa 100 milioni in tre anni. E siamo i primi in Italia a onorare questo impegno per il contratto 2022-2024».
Sul fronte dei contratti privati? Cosa farete?
«Qui la Provincia non può intervenire, si tratta di rapporti di lavoro privati, appunto. Possiamo però agire con la moral suasion, con la sollecitazione delle parti. Imprese, sindacati, categorie: a fine mese metteremo tutti attorno a un tavolo per cercare assieme delle soluzioni».
Quali? C’è già qualche idea?
«Partiamo dai dati. I nostri mettono in luce un gap salariale maggiore sulle posizioni di vertice e dirigenziali. Vedremo se l’aumento di stipendio potrà essere legato alla produttività».
Fronte casa. Ha parlato del coinvolgimento dei Comuni sulla messa a disposizione di immobili pubblici da trasformare in unità residenziali. Ma dai Comuni sono arrivate disponibilità solo per venti edifici.
«Vediamo, ma fosse anche così si parte da questo. Che non è poco. L’idea è di fare come già è stato fatto con l’housing sociale. Il pubblico mette l’edificio e una parte di risorse, e si pensa di coinvolgere anche questa volta Cassa del Trentino».
Il tema è anche quello dei troppi alloggi ad uso turistico che escludono i residenti.
«Un tema anche questo su cui vogliamo intervenire. Servono infatti immobili per i residenti ma anche per la manodopera del turismo, dell’agricoltura e dell’industria. Ma il vero tema è quello posto dall’assessore Mattia Gottardi, la facilitazione degli interventi di ristrutturazione degli immobili già esistenti nei centri storici».
Itea? Ha annunciato la volontà di riportare la spa nell’alveo del pubblico come ente funzionale della Provincia. Si farà questa trasformazione? E se sì, con quale obiettivo?
«Premessa. Itea, pur nelle difficoltà di questi ultimi tempi, ha lavorato bene. La crisi del post-Covid non ha permesso di rispondere a tutte le richieste di nuovi alloggi, anche perché Itea ha dovuto occuparsi del bonus 110. Insomma, ci sono anche limiti strutturali e di risorse umane da tenere presente».
Fatta la premessa, sulla sua trasformazione in ente pubblico e non più privato?
«Valuteremo le conseguenze finanziarie. La trasformazione ha un costo, ma porterebbe vantaggi: nel momento in cui decidi di mettere a disposizione un immobile a un controvalore, quel controvalore rientra all’interno di una valutazione di pubblico interesse e non più solo di mercato. L’amministrazione sarebbe più libera nella sua azione di politica della casa».
Veniamo alla denatalità. Se ne parla sempre, ma non sarebbe il caso di intervenire con un’azione davvero incisiva? Le opposizioni dicono che non bastano i bonus…
«Intanto dico che prima non c’erano nemmeno i bonus, e ora ci sono. Poi è vero, va messa in atto anche un’azione di conciliazione perché dove le donne lavorano le nascite aumentano».
A questo proposito, i punti nascita. Con così pochi parti ha senso tenere aperto Cavalese e Cles?
«Ha senso perché non si tratta di un servizio pubblico, che se chiudiamo non riapriremo mai più. E togliere da un ospedale il punto nascita significa indebolire tutto il presidio ospedaliero di valle. Partiamo dal fatto che per tutti i parti, in Trentino, è garantita la sicurezza della madre e del nascituro. Poi è giusto fare tutte le verifiche del caso, come giustamente dice di voler fare l’assessore Tonina, ma i punti nascita rimangono aperti. Ed è sbagliato legare questo tema a quello della natalità».
Sanità. Sempre più gettonisti, liste di attesa che non diminuiscono. che si fa?
«Sulle liste di attesa ci lavoriamo, e non da oggi, con risultati positivi. Sui gettonisti c’è poco da fare, o si chiude questa possibilità a livello nazionale oppure alternative non ce n’è. Possiamo raccontarcela, ma è notorio che c’è carenza di medici».
A Bolzano prendono di più. Magari agendo sull’incentivo economico…
«Non mi risulta che a Bolzano ci sia un contratto regionale per le la Sanità. Il contratto è quello nazionale. Detto questo si possono dare maggiorazioni, ma non credo che un medico decida sulla base di 50 euro in più al giorno. Il ragionamento dev’essere diverso».
Cosa intende?
«Abbiamo la facoltà di Medicina, siamo a 4° anno. I nuovi medici sanno che nel 2025 sarà posata la prima pietra del nuovo ospedale trentino che sarà un polo universitario, gestito da un’Azienda sanitaria che sarà territoriale e universitaria».
Sulla Scuola di Medicina, sull’ospedale universitario il centrosinistra non ci ha mai creduto. Lei sì. Questo è essere visionari.
«Ma tanto, il ritornello dell’opposizione sarà sempre lo stesso: Fugatti non ha visione. Io la chiamo politica di prospettiva, basata però sui bisogni reali».
Veniamo all’attualità. Una rissa tra migranti a riacceso il dibattito sull’accoglienza.
«Questo non è un problema di accoglienza, ma di ordine pubblico. E attenzione a dare troppa accoglienza, perché si rischia l’effetto richiamo. Si sparge la voce e arrivano qui altri migranti».
Ce ne sono trecento costretti a vivere in strada, esclusi dall’accoglienza. Si tratta di richiedenti asilo che andrebbero inseriti in strutture.
«E perché dobbiamo accoglierli noi? Se ne accogliamo oggi trecento, domani ne arrivano altrettanti».
Insomma, la linea dura non cambia…
«La linea rimane la stessa».
Sui dormitori per l’emergenza freddo qualcosa ha fatto la sua giunta, c’è qualche posto in più.
«Sì, ma questa è un’altra cosa. E in ogni caso attenzione anche qui, perché vale sempre quello che dicevo prima sull’effetto richiamo se i posti a disposizione sono troppi».