L'INTERVISTA
domenica 7 Gennaio, 2024
di Lorenzo Fabiano
Tre podi in coppa del mondo (due secondi posti e un terzo), e una vittoria memorabile, il 22 gennaio del 2012 nello slalom nel tempio di Kitzbühel sulla Gaslern. Quarto dopo la prima manche, Cristian Deville salì sul gradino più alto del podio regalandosi così il suo giorno dei giorni: «Quarto dopo una prima manche così così – racconta – Davanti avevo gente come Matt, Kostelic e Hirscher. Faceva caldo, nella seconda quando Hirscher fu squalificato per un’inforcata, io ero già contento del podio, poi mi ritrovai primo. Fu una festa, al parterre c’erano mio padre, mia zia e gli amici di Moena. Indimenticabile», racconta lo slalomista fassano (oggi da allenatore del Gruppo Sportivo delle Fiamme Gialle sta in pista a lavorare per rilanciare ragazzi che rientrano dalle squadre nazionali) dodici anni dopo ancora con una calda emozione che traspira dalla sua voce. Storie di sci, uno sport che, come dimostra il pienone registrato in queste vacanze natalizie, traina da sempre il turismo di montagna ma deve anche però fare ora i conti con le bizze del cambiamento climatico e una conseguente impennata dei costi (se nevica poco, produrre beve costa sempre di più) che ne mettono il futuro a rischio. Ora la neve è arrivata e ha ricoperto tutto, ma non dimentichiamo che fino a due giorni fa quei budelli bianchi che tagliavano i prati erano l’immagine di un quadro allarmante. E lo sono tuttora.
Deville, neve artificiale sul 90% delle piste trentine, il 30% delle stazioni sciistiche a rischio chiusura: come la mettiamo?
«Io credo siano situazioni cicliche. Nell’inverno del Covid nevicò tantissimo, sono passati solo tre anni. Vero anche che però freddo freddo ne fa meno, per dire a Moena nel periodo natalizio abbiamo avuto temperature massime costantemente ben sopra la media. I sistemi di innevamento artificiale dal punto di vista tecnologico stanno facendo passi in avanti per produrre neve a temperature sopra lo zero, ma comportano dei costi che per le piccole stazioni a bassa quota diventano molto difficili da sostenere».
E lo sci sta diventando uno sport sempre più costoso…
«Il vero problema è questo. Le piste sono in condizioni perfette, pochi giorni fa mi sono fatto il Sellaronda godendomi una giornata fantastica, ma 80 euro per il giornaliero Superski sono tanti. E anche i 65 euro per lo Skipass in valle non sono certo pochi. Anche per questo motivo, e ne danno conferma gli albergatori, il turismo sta cambiando e dalla classica settimana bianca si passa al weekend bianco, tre o quattro giorni giusto per non rinunciare al piacere di sciare senza chiedere troppo al portafoglio».
Alternative per un nuovo modo di concepire il turismo invernale in montagna?
«Detto che l’impatto dello sci sull’economia della montagna, ma anche per le casse del fisco, è imprescindibile, ci possono essere diverse opzioni da valutare. Una ad esempio è secondo me l’alpinismo, che rappresenta un’alternativa a basso costo e a impatto zero sull’ambiente. Io lo pratico per tenermi in forma, ma vedo tanti alpinisti in grande difficoltà quando si trovano a dover scendere fuoripista. Roba da mettersi le mani nei capelli. Non vedo perché non riservare allora una corsia in pista riservata alla risalita con gli sci da alpinismo mettendo un offerta libera in una cassetta. Potrebbe comunque essere una cosa interessante da incentivare per sviluppare un indotto. Uno su al rifugio ci può salire con le pelli in compagnia degli amici».
In un quadro come questo, lei il futuro dello sci come lo vede?
«Qui ci vorrebbe la sfera di cristallo, e io non ce l’ho. Poco o tanto, comunque nevica. Come dicevo, il problema è che alle nostre latitudini non abbiamo più così tanti giorni di freddo rigido, per cui a quote più basse la neve non rimane. Per le piccole stazioni sparare coi cannoni costa parecchio, e questo è un grosso problema. Ho però un idea…».
Prego..
«Ho visto che in Lapponia stanno a -43°: ecco, potremmo prendere un po’ di freddo in prestito da loro…(ride, ndr)».
Chiudiamo con un sorriso; il 24 e 25 febbraio in Val di Fassa torna la coppa del mondo di sci femminile. Che ne pensa?
«È un ritorno atteso dal 2021 quando, su “La VolatA” a Passo San Pellegrino furono disputate due discese libere e un SuperG, le prime due vinte da Lara Gut Behrami, mentre la terza dalla nostra Federica Brignone. Fu uno spettacolo. Le gare vennero allora assegnate alla Val di Fassa per l’annullamento di quelle di Yanqing in Cina causa pandemia, ora sono invece in calendario e siamo tutti molto felici per questo. Si terranno due superG, e “La VolatA” è una pista perfetta per il supergigante, spettacolo garantito».
l'intervista
di Davide Orsato
L’analisi del giornalista che ha di recente pubblicato un manuale per spin doctors dal titolo «Non difenderti, attacca» e contiene 50 regole per una comunicazione politica (imprevedibile e quindi efficace)