grandi carnivori
martedì 9 Gennaio, 2024
di Marco Ranocchiari
Mantenere vivo il ricordo di Andrea Papi, ma anche fare rete per «cambiare la normativa attuale e attivare le misure di difesa necessarie» nei confronti dei grandi carnivori, cercando soluzioni che, però, spetta alla politica trovare. Sono alcuni degli obiettivi del convegno «Grandi Carnivori: un problema per il futuro della vita sulle Alpi» organizzato dal Comitato Insieme per Andrea Papi, il ragazzo ucciso dall’orsa JJ4 lo scorso 5 aprile, che si terrà sabato 13 gennaio al teatro comunale di Dimaro Folgarida.
L’iniziativa, che segna la ripresa delle attività del comitato dopo le elezioni provinciali, è stata presentata ieri nelle sale di Palazzo Trentini in via Manci a Trento, alla presenza del papà di Andrea Papi, Carlo. «Non ce la prendiamo con gli orsi, vogliamo trovare i responsabili di una gestione che è stata voluta anni fa ma poi non è stata mai seguita, e che hanno causato questa tragedia – ha dichiarato – Aspettiamo giustizia. Dalla Procura non si è vista ancora nessuna mossa. Purtroppo le indagini non sono ancora terminate e quindi finora non c’è stata non dico giustizia, ma neanche un inizio».
Il convegno, ha spiegato il presidente del comitato Pierantonio Cristoforetti, oltre a ricordare il giovane solandro, punta a «dare un’informazione corretta su un problema che interessa la popolazione che vive in montagna. Non è con la sola comunicazione – ha aggiunto – che si risolvono i problemi, come spesso si sente dire». Tra i relatori figurano accademici come lo zoologo Marco Masseti dell’Università di Firenze, l’agronomo Andrea Cavallaro, il docente di economia agraria all’ateneo di Trento Geremia Gios e l’antropologo Annibale Salsa, Presidente del comitato scientifico del Trentino School of Management.
Tra gli ospiti, ci saranno anche il parlamentare europeo del Ppe Herbert Dorfmann, che porterà un aggiornamento sulla situazione normativa a livello comunitario.
A fine giornata si punta ad arrivare a un documento condiviso, da sottoporre all’approvazione dell’assemblea, per avere «un mandato per poter dialogare con le situazioni e chiedere delle modifiche alla normativa attuale». L’obiettivo, ha spiegato Cristoforetti, «non è essere contro qualcuno ma trovare insieme soluzioni concrete». Che il comitato, però, non si sente di suggerire in questo momento. «Decidere spetta alle istituzioni». Il comitato guarda all’Europa, sperando che la Commissione faccia per l’orso quello che ha già proposto per il lupo, su iniziativa di Ursula von Der Leyen: chiedere il declassamento della specie dallo status attuale di «strettamente protetta », così da avere meno vincoli su gestione ed eventuali rimozioni. Al centro, però, resta la politica locale: «In val di Sole non andiamo nel bosco da soli, anche i turisti hanno paura. Abbiamo bisogno di qualcuno che ci dia una mano, cioè la Provincia», ha commentato Carlo Papi. «Finora, forse comprensibilmente dopo lo stop elettorale, non abbiamo visto nulla, ma ora è il momento di agire».
«Si sente ripetere che il bosco è di tutti. Un contesto molto bello, ma in Trentino il bosco è spesso sancito dalle proprietà collettive. Forse prima di intraprendere il progetto Life Ursus bisognava chiedersi se ledeva questi diritti », ha commentato l’ex sindaca di Rabbi Franca Penasa, coordinatrice del comitato. Ma se l’obiettivo è il dialogo, è innegabile che i relatori scelti sono quasi – quantomeno – scettici sulla coesistenza con i carnivori nelle condizioni attuali. Intanto la Provincia spiega che ancora non ci sono prove sul presunto avvelenamento di tre orsi ritrovati morti nel corso del 2023: «Non c’è ancora alcuna evidenza per suffragare la tesi dell’avvelenamento quale causa della morte di alcuni dei plantigradi deceduti nel corso dell’anno appena concluso. Non si possono confermare pertanto le ricostruzioni riportate durante la trasmissione Mi Manda Rai 3, dal momento che le strutture provinciali sono in attesa del responso delle analisi che l’Istituto zooprofilattico delle tre Venezie sta effettuando».