l'intervista
martedì 9 Gennaio, 2024
di Enrico Callovini
L’insperata nevicata scesa tra venerdì e sabato ha regalato a «La Ciaspolada» un cinquantesimo anniversario in linea con lo spirito della manifestazione. Sì, perché fino al venerdì mattina i piani del comitato organizzatore, guidato dal presidente Gianni Holzknecht, erano quelli di realizzare un’edizione del tutto insolita: una parta podistica, con le scarpe da running, e lo sprint finale con le ciaspole. Una scelta obbligata, viste le precipitazioni quasi nulle e le temperature primaverili che hanno reso complicato l’innevamento artificiale. Tuttavia, grazie alla nevicata del giorno prima e all’incredibile lavoro dei tanti volontari, la Ciaspolada si è svolta interamente con le racchette da neve ai piedi, regalando agli addetti ai lavori e agli appassionati il cinquantesimo che meritavano.
Presidente Holzknecht, alla fine quest’anno un pizzico di fortuna ha aiutato tutti. Ma pensando al futuro, queste temperature sempre più miti rappresentano un rischio per La Ciaspolada. È preoccupato?
«Personalmente no, non lo sono. L’ho già detto in diverse occasioni, quando abbiamo annullato la gara per colpa del Covid era caduta un metro e mezzo di neve e fu una grande beffa per tutti perché era la situazione perfetta per organizzare l’evento. I cicli ci sono e ci sono sempre stati. Quest’anno, mi sembra evidente, è stata una situazione molto critica per tutti. Non solo per la poca neve, ma perché non c’erano le temperature per poterla produrre artificialmente. Poi, prevedere il futuro è impossibile, tuttavia è chiaro che La Ciaspolada, come manifestazione, qualche ragionamento lo dovrà fare».
In che senso?
«Andranno fatti dei ragionamenti sulla tipologia della corsa. Il duathlon – una parte di tracciato con le scarpe da running e una parte finale con le ciaspole –, ovvero ciò che avevamo pensato in extremis per questa edizione, è una soluzione che in futuro potrebbe aiutare a non rinunciare alla manifestazione. Certo, non va improvvisata come lo sarebbe stato quest’anno, ma deve essere ben programmata».
In un’edizione così particolare è stato fondamentale e immenso il lavoro dei volontari.
«Sicuramente, anche perché quest’anno devo dire che è stata davvero una fatica immane, non ce n’è andata dritta una e non parlo solo del meteo. Alcuni mi hanno detto che è colpa dell’anno bisestile (ride, ndr). Alla fine con un pizzico di fortuna e soprattutto con grandissimi sacrifici siamo riusciti a venirne fuori. La gente vede il risultato finale, quando tutto è bello e preparato, ma dietro c’è il lavoro di un’equipe che ne ha viste di tutti i colori. Tra venerdì notte e sabato qualcuno non ha dormito, a dimostrazione di quanto significhi La Ciaspolada e, alla fine, ne è valsa la pena anche perché, come mi hanno detto gli stessi atleti, il percorso era perfetto e nessuno si è fatto male».
In sostanza, dunque, che bilancio può fare di questa cinquantesima edizione?
«Il bilancio è positivo, sicuramente, intanto perché, nonostante sia una possibilità futura, l’opzione biathlon è stata rimandata. Il cinquantesimo è stato festeggiarlo con una ciaspolata classifica, ci sarebbe dispiaciuto il contrario. Poi, ovvio, si poteva fare meglio, ma sarebbe dovuto venire da nevicare 15 giorni prima. Comunque tutti i concorrenti erano soddisfatti e quindi siamo felici anche noi per come sono andate le cose, soprattutto tenendo conto delle condizioni in cui eravamo a poche ore dal via».
Il numero di partecipanti ha superato i 2200. Che aspettative avevate?
«Ci aspettavamo un pochino più di gente, ma d’altronde fino a venerdì c’era l’erba. L’aspetto ambientale fa la differenza e non avere la neve alla Ciaspolada è come andare al mare senza l’acqua. Comunque abbiamo superato i numeri della passata edizione e, soprattutto, c’è stato il ritorno di alcuni gruppi storici che anche in futuro potranno dare una grossa mano. Buona risposta c’è stata anche dall’estero, con 22 nazioni presenti. Austria, Spagna (Catalogna) e Francia sono state le più rappresentate».
Chiudiamo con un augurio per il futuro.
«Riguardo il clima ovviamente non ci possiamo fare nulla. Piuttosto spero veramente che arrivi un folto gruppo di giovani volontari che prendano in mano questa manifestazione, che è già ben avviata. Ne abbiamo assolutamente bisogno perché per la Val di Non sarebbe un disastro perdere La Ciaspolada. Le garantisco che ci sono altre località, anche fuori regione, pronte a prendere questa manifestazione e, una volta che la perdi, poi non la recuperi più. Per questo il mio augurio è l’arrivo di forze nuove».