L'inchiesta
mercoledì 10 Gennaio, 2024
di Tommaso Di Giannantonio
Dagli Appennini alle Alpi, da anni l’Italia deve fare i conti con il fenomeno dello spopolamento delle aree montane. Sempre più persone nascono e decidono di risiedere nei contesti urbani di fondovalle, dove ci sono maggiori servizi e, quindi, dove vivere è più agevole. In Trentino, stando alla fotografia scattata due giorni fa dall’Istituto provinciale di statistica (Ispat), solo il 16% della popolazione — ossia un abitante su sei — vive in comuni situati oltre i 750 metri di altitudine. Sessant’anni fa la percentuale si attestava al 21,5%, mentre nel 1991 al 17,7%.
Criticità ambientale
Lo squilibrio demografico fra aree urbane e aree interne non ha solo un risvolto sociale, ma rappresenta anche un problema dal punto di vista ambientale. In particolare nel suo ultimo rapporto sulla situazione in Trentino (2020) l’Appa (Agenzia provinciale per la protezione ambientale) ha indicato la distribuzione della popolazione come una delle criticità per la «salvaguardia ambientale del territorio». Banalmente un territorio spopolato è un territorio di cui non ci si prende cura.
Metà trentini nel fondovalle
Ma vediamo cosa ci dicono i dati. Per quanto riguarda la distribuzione della popolazione per fascia altimetrica, oltre la metà dei trentini (51%) vive nel fondovalle (da zero a 250 metri di altitudine), mentre solo il 6% abita al di sopra dei mille metri. «Questa situazione è il frutto di una tendenza che è andata confermandosi nel corso degli ultimi anni, con i territori di montagna progressivamente spopolatisi e quelli di fondovalle progressivamente popolatisi — si legge nel rapporto di Appa — Il fenomeno appare particolarmente accentuato tra il 1951 e il 1991 (la quota della popolazione residente nel fondovalle aumenta di circa 10 punti percentuali) per poi crescere a un ritmo più contenuto nei decenni successivi».
Negli ultimi sei anni dal 2018 al 2022 si registra una sorta di cristallizzazione. Nello specifico la quota di popolazione sopra i 750 metri è rimasta stabile intorno al 16%. «Il vero passaggio dalla montagna alla pianura è avvenuto fino agli anni Novanta — spiega Vincenzo Bertozzi, sostituto dirigente dell’Ispat — Negli ultimi trent’anni, oltre all’incremento della popolazione nel fondovalle, si nota un aumento degli abitanti nei comuni di cintura dei centri urbani più grandi situati tra i 250 e i 500 metri: la percentuale è passata dal 12,3% nel 1991 al 13,2% nel 2022».
Il 40% dei trentini in 5 Comuni
Guardando la distribuzione della popolazione per ampiezza demografica, si rileva una concentrazione di abitanti nei comuni più grandi.
Entrando nel dettaglio, il 40% dei trentini (215mila persone) vive nei cinque comuni con oltre 10mila abitanti (Trento, Rovereto, Riva del Garda, Arco e Pergine Valsugana), mentre meno di un decimo della popolazione (41mila persone) risiede nei comuni con meno di mille abitanti.
Va detto che nelle tabelle statistiche il fenomeno della concentrazione degli abitanti mostra un’accelerazione negli ultimi anni anche per effetto delle numerose fusioni dei Comuni: si è passati, infatti, da 227 municipi nel 2010 agli attuali 161.
il tour
di Redazione
Come sarà il Trentino tra 10 anni? Questo l'interrogativo al centro dell'iniziativa promossa da Fondazione Synthesis e dal T quotidiano. Nella prossima tappa si parlerà anche del futuro dell'Alto Garda