bypass ferroviario
mercoledì 10 Gennaio, 2024
di Francesco Terreri
Da una settimana le ditte incaricate della bonifica delle rogge demaniali di Trento nord hanno aperto il cantiere per la bonifica del Lavisotto tra il cavalcavia dei Caduti di Nassiriya e la zona dietro la Lidl. In pratica, è la prima bonifica al di fuori del Sito di interesse nazionale (Sin) vero e proprio, cioè le aree ex Sloi e Carbochimica, il primo intervento sull’area dove sono partiti i lavori del bypass ferroviario, anche se non è ancora la bonifica del terreno sequestrato a luglio dalla Procura di Trento, che dovrà rientrare nel progetto esecutivo della circonvallazione ferroviaria. Le complicazioni però potrebbero non essere finite. Grazie al sequestro più recente, quello delle stesse aree inquinate del Sin, gli uffici della Provincia che seguono le bonifiche, l’Appa, Agenzia per l’ambiente, e il Noe, Nucleo ecologico dei Carabinieri hanno fatto nuovi sopralluoghi nell’area Carbochimica per capire da dove vengano gli inquinanti individuati nella fossa primaria, la roggia che corre a fianco del sito inquinato sotto la ciclabile di via Brennero e si immette nel Lavisotto all’altezza del ponte di Nassiriya, è stato trovato un altro vecchio tubo che si immette dal lato strada e da cui continuano a fuoruscire materiali inquinati che poi arrivano fino a sud delle aree del Sin. Bisogna fermare la fonte, dicono in Provincia, e bonificare la roggia. Un’operazione che, per le caratteristiche della fossa primaria, richiederà l’uso di sistemi robotizzati, per i quali sarà necessario un bando di 2 milioni di euro.
«Le ditte incaricate della bonifica delle rogge hanno aperto da una settimana il cantiere per proseguire la bonifica del Lavisotto a sud del cavalcavia dei Caduti di Nassiriya, fino a dietro la Lidl – spiega il dirigente del Servizio opere ambientali della Provincia Mauro Groff – Intanto sono stati fatti i sopralluoghi necessari per la caratterizzazione dei terreni Sloi e Carbochimica sottoposti a sequestro. In particolare, insieme al Noe stiamo cercando i punti di uscita, i vecchi tubi da cui arriva materiale che si immette nella fossa primaria, sotto via Brennero, fino alla rotatoria. Ne abbiamo trovato un altro. Bisogna fermare la fonte e poi bonificare la roggia».
Anche di questo parlerà domattina il Comitato tecnico scientifico dell’Osservatorio ambientale sul bypass. All’ordine del giorno ci sono, in particolare, la relazione dell’ingegnera Alessia Pastorelli di Italferr-Rfi, che aggiorna sul protocollo sulla mitigazione dell’impatto dei cantieri sottoscritto il 7 marzo dell’anno scorso, l’aggiornamento sullo stato dei lavori e la sintesi dei risultati ad oggi disponibili dei sondaggi presso lo Scalo Filzi. Che sono i rilevamenti di inquinanti messi in moto dall’azione della Procura, spinti da Appa e alla fine organizzati da Rfi per capire quali rischi di inquinamento si corrano nell’area cioè nello spazio dove verrà realizzata la galleria artificiale per i nuovi treni.
I lavori del bypass, peraltro, partiranno allo sbocco sud, a Mattarello, dove questioni controverse sono aperte ma non della stessa gravità dei problemi di inquinamento di Trento nord. Chiusa la verifica di ottemperanza della Valutazione di impatto ambientale, dove Rfi ha dovuto correggere e completare la prima versione in base alle indicazioni di Appa, tra marzo e aprile a Mattarello verrà deviata la strada e a giugno due frese dovrebbero cominciate a scavare la collina. Il ritardo rispetto alla tabella di marcia iniziale è di tre mesi. Ma sul cantiere nord la situazione è più incerta e il ritardo ancora non quantificato.