Il caso
giovedì 11 Gennaio, 2024
di Francesco Morandini
La montagna è per tutti? La domanda se l’è posta sulla pagina Facebook della Regola di Ziano della Magnifica Comunità di Fiemme, il Regolano Pierangelo Giacomuzzi, dandoci subito anche la risposta: «No!». Un No, frutto immediato della scoperta di quello che definisce «un macello», trovato nei giorni scorsi al «Baito dei Slavazi», a quota 1955 sulle pendici del Lagorai, una baita della Comunità, inserita nel regolamento di gestione delle baite, citato dal regolano per sottolineare «il valore comunitario che determinate strutture hanno per i nostri luoghi» come «baita di tipo D, ad accesso libero: uso consentito a chiunque, senza necessità di assenso della Magnifica, non è ammesso escludere altre persone che vogliono fare uso dell’immobile, il controllo dell’uso e la custodia possono essere affidati ad associazioni e privati».
Ce ne sono molte sul territorio, lasciate aperte e a disposizione di tutti, come accade a qualche rifugio o bivacco. Ma come hanno denunciato i gestori del rifugio Roda di Vael, dove hanno lasciato le porte aperte, o come accade a nuovi e appetibili bivacchi come il Coldosè (che gli alpini di Caoria cui è in gestione hanno pensato anche a chiuderlo o aprirlo su richiesta) c’è chi li utilizza per farsi una vacanza e per più giorni.
Così è accaduto l’ultimo dell’anno al Baito dei Slavazzi. Ma ciò che ha fatto imbestialire il Regolano di Ziano è che, scrive Giacomuzzi, «i 4 debosciati di Spinea, che oltre che incivili hanno lasciato da stupidi sul diario della baita il loro menú, (che corrisponde a quello trovato incrostato nelle padelle oltre ad altri indizi, vedi legna buttata alla vacca) hanno trascorso l’ ultimo dell’anno in baita lasciando rifiuti, sigarette spente nelle tazze, padelle indicibili, stufa incrostata, bottiglie vuote ovunque, la scopa rotta a metà e altro ancora».
Tutto questo, e qui nasce il primo interrogativo, perché «…su youtube e diversi blog si trovano vari influencer che suggeriscono determinate mete», afferma Giacomuzzi postando un link dove un gruppo di ragazze suggerisce quel luogo indicandone le coordinate Gps. «Come si spiega altrimenti che i quattro di Spinea trovano una baita di questo tipo in pieno inverno (difficile da raggiungere per i non locali?). Quindi il male della montagna sono gli/le influencer? In parte sì – afferma pur riconoscendo che nel video linkato le ragazze hanno un comportamento ineccepibile pulendo tutto – danno informazioni dettagliate a qualsiasi ebete che voglia un luogo appartato per passarci l’ultimo dell’anno senza prendere in considerazione che quei luoghi sono sì liberi, ma hanno dei proprietari, qualcuno che deve metterci mano se si creano dei danni. Come ovviare a questo male del mondo? Come difenderle? Chiudiamo le baite? Le riserviamo a chi le richiede?» Le risposte sono aperte, conclude il Regolano, aggiungendo un’ultima amara constatazione che riguarda un po’ tutti. «Sono rimasto un po’ male quando sono salito a vedere che nessuno aveva provato a sistemare quel macello nonostante le tante persone incrociate lungo il percorso. Abbiamo sistemato il grosso e portato a casa due zaini di rifiuti ma bisogna sicuramente ripassare».
Infine, un ultimo appello: se in questi giorni salite, portatevi a valle un po’ di rifiuti del baito, che è patrimonio di tutti i Vicini e le Vicine di Fiemme.