Ambiente
mercoledì 23 Novembre, 2022
di Redazione
Continua il percorso informativo da parte della Provincia nei territori del Trentino fortemente colpiti dal bostrico. L’ultimo appuntamento ha riguardato l’analisi delle aree boschive del Primiero, Vanoi e Tesino evidenziando come anche qui il bostrico sia una piaga a cui è necessario porre rimedio nel più breve tempo possibile. In queste aree ha avuto un impatto di 1,15 milioni di metri cubi di legname su un totale di 4 milioni di metri cubi schiantati in tutto il Trentino, che corrispondono a circa 15 volte i tagli annui ordinari. Su questi stessi territori ad oggi il bostrico ha invece causato un danno di circa 491 mila metri cubi diffuso su 1.590 ettari nel Distretto di Primiero e 1379,76 ettari nel Distretto di Borgo Valsugana, su un totale di 1,56 milioni di metri cubi (8.727 ettari) in tutta la provincia. I singoli comuni registrano un’evoluzione della situazione in peggioramento di anno in anno. Nel dettaglio: Bieno (3.997 metri cubi e 26 ettari), Pieve Tesino (14.195 metri cubi e 129 ettari), Castello Tesino (22.637 metri cubi e 177 ettari), Cinte Tesino (14.079 metri cubi e 100 ettari), Canal San Bovo (60.599 metri cubi e 496 ettari), Mezzano (29.963 metri cubi e 181 ettari), Imer (15.785 metri cubi e 60 ettari), Primiero San Martino di Castrozza ( 139.425 metri cubi e 667 ettari) e Sagron Mis (6.011 metri cubi e 24 ettari).
«La giunta provinciale – ha ricordato l’assessore Zanotelli – negli scorsi mesi ha approvato uno specifico piano per combattere il bostrico. Il caldo anomalo dell’estate appena trascorsa e l’incertezza climatica per il futuro non permette di avere facili soluzioni. Per questo – ha spiegato l’assessore – il piano non è statico, ma sarà adattato annualmente. Stiamo lavorando inoltre in stretto raccordo con gli amministratori locali, il corpo forestale, le strutture provinciali e con i territori vicini perché il bostrico non ha confini. L’invito che vi rivolgo – ha concluso l’assessore – è quello di lavorare insieme sia per la gestione e prevenzione delle nostre foreste, sia per la messa in sicurezza del nostro territorio».
Prosegue intanto l’attività di monitoraggio attraverso 229 trappole distribuite in tutto il Trentino per verificare la diffusione del bostrico. Per quanto riguarda le stazioni forestali di Primiero San Martino di Castrozza, Pieve Tesino, Canal San Bovo e Caoria le catture appaiono in costante aumento negli ultimi anni. Se il valore delle catture medie nel 2022 a livello provinciale è di 26.227 il territorio del Primiero registra un valore di 29.327. L’evoluzione della situazione appare ora difficilmente prevedibile, in quanto legata alle condizioni meteorologiche. L’individuazione di nuovi focolai è inoltre garantita dal personale forestale, che garantisce in modo continuativo la sorveglianza sul territorio.
Il Piano bostrico, aggiornato costantemente dall’Amministrazione provinciale, riassume le strategie messe in campo per la gestione dell’emergenza. L’individuazione precoce degli alberi infestati e il loro immediato abbattimento ed esbosco, che in condizioni endemiche costituiscono la forma ordinaria di lotta contro il bostrico, in situazione di pullulazione diffusa perdono efficacia. Allo stesso tempo, va detto che l’asportazione delle piante colpite riduce la possibilità che si sviluppino organismi antagonisti all’insetto. A fronte di una situazione tanto complessa, sono peraltro in corso attività di prevenzione e individuazione precoce degli attacchi, attraverso sperimentazioni che vedono coinvolti Fondazione Edmund Mach, Università di Vienna e MeteoTrentino. Particolare attenzione viene inoltre posta agli aspetti protettivi, evitando la creazione di margini deboli. Per il ripristino delle aree colpite, la strategia prioritaria è quella della rinnovazione naturale, accompagnata comunque da quella artificiale nelle zone più sensibili. Aspetto prioritario è infatti quello della sicurezza. Per questo motivo, al fine di scongiurare il pericolo costituito da rotolamento di sassi o da valanghe e frane, si preferisce in alcuni casi evitare l’asportazione delle piante o adottare particolari sistemi di abbattimento con rilascio di ceppaie alte. La presenza di piante in piedi (anche se secche) garantisce infatti una funzione protettiva per alcuni anni.
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