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sabato 13 Gennaio, 2024

Grandi carnivori, oggi in Val di Sole il convegno sulla gestione degli orsi: «Bisogna intervenire»

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L’incontro, organizzato dal comitato «Insieme per Andrea Papi» ha visto l’intervento di esperti dei più disparati settori, oltre che quello delle istituzioni locali

Grandi carnivori, montagne e uomo, ma anche sostenibilità, gestione e convivenza. In Val di Sole, precisamente nel teatro comunale di Dimaro Folgarida, si è tornati a parlare di Grandi carnivori nel pomeriggio di sabato 13 sabato. L’incontro, organizzato dal comitato «Insieme per Andrea Papi» ha visto l’intervento di esperti dei più disparati settori, oltre che quello delle istituzioni locali. In apertura, il papà di Andrea Papi, Carlo ha preso la parola ricordando il figlio e ringraziando le persone che hanno partecipato al convegno per ascoltare politici ed esperti del mondo accademico che hanno toccato i diversi aspetti legati ai grandi carnivori, alla convivenza con l’uomo e all’impatto sulla natura e sull’economia. Un argomento dei grandi predatori «reintrodotti nelle nostre valli, purtroppo senza alcun nostro consenso a quel tempo». Molte le personalità sedute al fianco di Pierantonio Cristoforetti, presidente del comitato «Insieme per Andrea Papi» e che sono intervenute per raccontare i vari aspetti della questione.

Il quadro normativo europeo
L’onorevole Herbert Dorfmann, parlamentare europeo, ha tracciato il quadro normativo dentro al quale è inserita tutta la situazione. Dorfmann ha ribattuto sull’articolo 16 della normativa Habitat: «anche se la specie è strettamente protetta, anche se è nell’allegato IV della direttiva, ci sono delle condizioni sotto le quali si può intervenire. L’articolo 16 lo dice: “A condizione che non esiste altra soluzione” e la popolazione deve essere stabile, non posso estinguere di nuovo la specie, posso intervenire». E ne ha poi letti i punti che indicano in quali casi è possibile intervenire, compresi quelli legati alla sanità e alla sicurezza pubblica. Dorfmann, tracciando due quadri distinti per lupi e orsi, spiegando che «per successo di questa direttiva, il lupo è sostanzialmente tornato su tutta l’Unione europea» e questo significa che «non è più una specie in via di estinzione». Inoltre, ha ricordato Dorfmann che la situazione dell’orso è differente, che «si è ripreso nelle zone in cui era già a suo tempo. Quello che è successo in Trentino è più unico che raro, perché qui l’orso è stato riportato, si esteso in queste vallate ed è rimasto qui. C’è qui e c’è un problema qui». Per questo motivo la situazione è molto diversa dal punto di vista giuridico.

Gestione e sostenibilità
Un altro aspetto esplorato durante il convegno è stato quello che riguarda la sostenibilità. A intervenire in questo caso è stato il professor Geremia Gios, ordinario di Economia – Agraria all’Università di Trento la cui relazione partiva da una riflessione: «Gestire per conservare: a quali condizioni ci può essere sostenibilità nelle Alpi?». Il professor Gios ha parlato di limiti e vincoli, ma soprattutto delle conseguenze che derivano dalla mano dell’uomo che «modifica» ciò che lo circonda che non si può limitare solo a un aspetto, ma che deve considerare di dover «aggiustare» anche tutto ciò che sta intorno a quella variazione. «Quando diciamo che “l’orso salverà la biodiversità”, non è vero – ha affermato il professor Gios – Se metto l’orso e il lupo, vanno via le pecore o le vacche, la biodiversità non aumenta, si riduce». Un altro aspetto affrontato dal professor Gios e legato a tutta la questione, è quello del cambiamento climatico. «Se io abbandono il pascolo – ha spiegato il professore – non viene il naturale, ma un qualcosa di poco bello dal punto di vista estetico, ma anche dal punto di vista della natura. Il carbonio nel terreno è circa tre volte quello che c’è nell’atmosfera, quindi ogni ettaro di pascolo che abbandono, si riduce decisamente il carbonio nel terreno e non fa altro che andare nell’atmosfera. Sostanzialmente possiamo calcolare che negli ultimi vent’anni i terreni di pascoli abbandonati hanno comportato un aumento di gas serra nell’atmosfera che è pari al consumo di circa quattro milioni di persone».

Selvatici e domestici
L’aspetto legato alla convivenza con la fauna selvatica, alle difficoltà attuali, è stato affrontato dal professor Luca Battaglini, ordinario di Scienze e Tecnologie animali presso il Dipartimento di Scienze Agrarie Forestali e Alimentari (DISAFA) dell’Università degli Studi di Torino. Il professor Battaglini ha parlato di premi, sorveglianza, recinzioni, cani da protezione, nuovi metodi di prevenzione danni e contromisure, sostenendo che «i costi per la difesa sono elevatissimi e che non sono efficaci in alcune aree». Inoltre, un aspetto toccato dal professore è che la gestione dei grandi predatori deve tener conto del territorio fortemente antropizzato, così come le conseguenze che gli allevatori e quindi l’economia di montagna, deve affrontare, legati anche al benessere animale dei pascoli.

Lo studio di fattibilità del progetto Life Ursus e la sostenibilità sociale
Cristian Bolzonella, tecnico laureato del Dipartimento Territorio e Sistemi Agro – Forestali dell’Università degli Studi di Padova ha invece preso la parola per mostrare alcuni dettagli relativi allo studio di fattibilità relativo al progetto Life Ursus, quello relativo alla carta delle aree idonee alla presenza dell’orso ottenuta dalla combinazione delle carte ambientali e di disturbo antropico. «Quando anche l’onorevole Dorfmann – ha affermato Bolzonella – dice che non abbiamo superato la capacità di carico sociale, quindi l’orso nelle nostre zone non è ancora gestibile come il lupo. Se vediamo questa carta, questi numeri e densità e anche la vostra presenza dimostra come in quest’area la capacità di carico sociale è stata abbondantemente superata. E questo bisogna farlo presente anche in sede europea».

Gli aspetti socio-economici
Verso la fine del convegno è intervenuto anche Gualtiero Tamburini, Senior Advisor Nomisma, che ha parlato degli aspetti socio economici del progetto Life Ursus. «Prendo spunto da uno degli interventi che mi ha preceduto – ha affermato Tamburini – ed è quello relativo alla misurazione di uno dei benefici della “vicenda orso” che sarebbe rappresentato dalla pubblicità. È stato misurato 3 milioni di euro il valore di pubblicità per il Trentino. Bisognerebbe intanto ragionare se la pubblicità è stata positiva o negativa. Lo dice la stessa provincia autonoma di Trento, la pubblicità è stata negativa, perché al di là degli aspetti tragici ed etici, ha generato un diffuso senso di paura soprattutto. E che questo senso di paura sia un dato di fatto oggettivo, in un qualche modo ne è testimonianza la stessa provincia mette in una pagina del suo sito mette questa indicazione: “I turisti non vengono più in Trentino per paura dell’orso”. Per poter stabilire in un’analisi costi-benefici e in una ricavi-costi, mi sono fermato a questo punto, per quello che riguarda la valutazione dei costi che sono stati determinati da questa pubblicità negativa e da questo senso di paura che si è ingenerato». Tamburini sostiene, anche osservando la letteratura sul tema, che l’effetto economico è stato significativo, quantificando «sessantacinque mila noti perse in albergo nelle tre valli di Pejo, Rabbi e Sole».

L’analisi antropologica della società
L’ultimo relatore del convegno è stato Annibale Salsa, professore di Antropologia filosofica e antropologia culturale ed esperto di Cultura alpina in carica presso il Consiglio dell’Università della Valle d’Aosta. Salsa, ripercorrendo tutta la vicenda dell’ultimo anno ha sottolineato come, molto spesso oggi l’uomo venga «demonizzato» e l’animale «sacralizzato».

In chiusura, il presidente Cristoforetti ha letto un documento, andato in voto e che è stato approvato all’unanimità, che «invita il comitato “Insieme per Andrea Papi” a rappresentare presso ogni istituzione comunale, provinciale, regionale, nazionale ed europea le problematiche qui (richiamando le relazioni della giornata, poi allegate allo stesso ndr) brevemente richiamate ed esposte in maniera chiara e documentata dai relatori del Convegno».