Lo spettacolo

martedì 16 Gennaio, 2024

Lorit, musica e parole per la fine dei tempi

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L’«Ultima Generazione» piange lo stato disastroso in cui versa la Terra nella nuova produzione Haydn. Lo spettacolo arriva a Sanbapolis domenica 21 gennaio

L’ultima cabina è pronta a partire per raggiungere la vetta e i viaggiatori si trovano nella stazione a valle per affrontare la corsa finale. Non è la cronaca di una tranquilla ultima sciata delle 16.30 prima della chiusura giornaliera degli impianti e nemmeno il set del classico film catastrofico dove sarà una valanga a travolgere la funivia, ma, come sempre, si salveranno i nostri eroi.
Si tratta invece dell’originale incipit di «Lorit», opera da camera vincitrice del concorso di teatro musicale Fringe promosso dalla Fondazione Haydn di Bolzano e Trento, che sbarcherà in prima assoluta domenica prossima al Teatro SanbàPolis di Trento (ore 17) e martedì 23 gennaio al Teatro Comunale di Bolzano (ore 20). Prodotta dalla Fondazione Haydn in cooperazione con il Tiroler Landestheater e scritta dal compositore austriaco Marius Binder, «Lorit» vede la collaborazione di un team di giovani artisti composto da Christine Polzer alla regia, Christoph Huber alla direzione musicale, Robert Prosser che ne firma il libretto e Julia Neuhold il set e il design dei costumi. L’opera si è aggiudicata l’edizione numero quattro del premio Fringe, ideato dal direttore artistico del programma «Oper.a» della Fondazione Haydn, Matthias Lošek, dedicato alla valorizzazione del teatro musicale contemporaneo, riservato ai singoli professionisti, team artistici e istituzioni con residenza, domicilio o sede in Trentino-Alto Adige o nel Land Tirol impegnati per realizzare e portare sul palcoscenico uno spettacolo inedito di teatro musicale. Tornando sulla cabinovia, a smentire tutte le aspettative, entra in scena «L’ultima generazione» con un lamento che piange lo stato in cui versa la Terra e annuncia un’iniziativa: intende incollarsi alla cima di una montagna per segnalare l’assenza di alternative nella lotta contro la crisi climatica. Un lamento e un personaggio allegorico: allora forse una nostalgica rivisitazione del melodramma barocco, dei suoi prologhi moraleggianti? Poi però arriva il Padrino delle funivie che non vuole proprio lasciarla partire, quella cabina: l’opera di tutta una vita si sta sciogliendo tra le sue dita proprio come quella neve che ormai più non arriva ma possiamo sempre sostituirla con «investimenti» di denaro, aprendo qualche buca-lago e sparando dai cannoni… e così fa capolino Hugo von Hoffmanstal, stavolta un riferimento voluto dagli autori, nella forma del racconto morale «Jedermann» («Ognuno»), protagonista quell’ognuno di noi che solo davanti alla morte si rende conto di aver speso malamente il proprio tempo nell’esclusivo accumulo di beni terreni. Ma, senza «spoilerare» una trama che interseca politica, economia, turismo e natura, alla fine su quell’ultima cabinovia dell’ultimo giorno dell’umanità, nessuna redenzione sembra possibile, bensì solo lei, la Certa, maschile in tedesco, Der Tod, avrà l’ultima, definitiva, parola. «In modo molto intuitivo — sottolinea la regista Christina Polzer — abbiamo deciso di lavorare con delle figure metaforiche per creare un “morality play”, una sorta di dramma filosofico sulla condizione umana. L’opera è molto di più di una semplice critica al turismo di massa e allo sfruttamento della natura: è l’illuminazione di un microcosmo a cui le persone in Trentino-Alto Adige possono riferirsi perché lo conoscono e capiscono, perché li riguarda direttamente. Non è solo una storia sullo scioglimento dei ghiacciai sulle Alpi: è una storia sull’aggrapparsi a un passato glorificato che non può essere più ripristinato». L’incontro di cinque personaggi allegorici, la Morte interpretata dal Bernhard Wolf, il Turismo che prende la voce e il volto di Manuel Ried, il Padrino della funivia interpretato da Jubin Hossein Amiri, il Bel Paesaggio con Laura Schneiderhan e l’Ultima Generazione con Milena Pumberg, rappresenta la struttura di una società che si sta dissolvendo e una moltitudine che, lasciata sola, è costretta a riorientarsi e a ricominciare tutto da capo. La musica sviluppata da Marius Binder si accolla il compito di guidare il pubblico attraverso il turbolento paesaggio emotivo dei personaggi. L’opera è destinata a essere sempre diversa a ogni esecuzione, combinando elementi di improvvisazione e notazioni più rigorose: «Desidero che la mia musica evolva e viva — precisa il compositore — creando un momento irripetibile e unico. La composizione è per me un atto di equilibrio tra il minimo e massimo controllo del risultato, e il danzare fra questi due poli è la mia soluzione per quest’opera». Il risultato è un acceso dialogo fra la musica popolare tirolese e l’estetica contemporanea: una tempesta di suoni che assembla i ritmi di TikTok, le canzoni pop, lo jodel e grandi successi.
«Oltre alla presentazione ben congegnata e stimolante — ha motivato la giuria che ha scelto Lorit — ci hanno convinto sia il tema dell’opera che la sua attualità.
Il team del progetto combina sapientemente e con approccio ironico e ammiccante la contemporaneità con, sullo sfondo, la tradizione e l’identità tirolese, che è tuttavia emblematica dell’intera regione alpina o di qualsiasi altra regione o situazione simile in tutto il mondo… Possiamo ben immaginare che quest’opera saprà offrire agli spettatori di tutte le età “A night less ordinary”».