il caso
giovedì 18 Gennaio, 2024
di Enrico Callovini
«Da qui a dire che l’asilo chiuderà, ce ne passa». Non fa troppi giri di parole Lucia Zambiasi, presidente della scuola dell’infanzia di Dambel, nel commentare le voci di una possibile chiusura della struttura. Voci, queste, circolate nei giorni scorsi e arrivate alle orecchie di alcuni genitori che però, stando a quanto fa sapere la presidente, pare abbiano mal interpretato la notizia. «Non è vero che l’asilo chiuderà – rassicura la presidente Zambiasi –. In questo momento sono in corso le iscrizioni per il nuovo anno scolastico e fino al 31 gennaio i genitori possono iscrivere i loro figli dove vogliono. Anche se il nostro non è un asilo provinciale, un’eventuale chiusura per via dei numeri spetterà alla Provincia, che però prenderà una decisione ovviamente soltanto a iscrizioni concluse. È chiaro che, magari, qualcuno di Dambel decide di non iscriversi, ma allo stesso tempo è vero che possiamo ricevere domande anche da famiglie che provengono da altri paesi, non c’è un limite. Quindi, soltanto nel momento in cui sarà terminato il periodo delle iscrizioni potrò confermare o meno determinate scelte, ma fino a quel giorno dire che l’asilo chiude è una bufala».
Sembra, dunque, che l’allarme scattato qualche giorno fa sia già rientrato. Eppure la preoccupazione tra alcuni genitori resta. Il problema, come spesso accade con queste strutture, riguarda il numero degli iscritti. Ad oggi, infatti, nell’asilo di Dambel sono presenti nove alunni, due in più rispetto allo scorso anno scolastico ma uno in meno se confrontato con il 2021/2022. Al di la del prossimo anno scolastico, in attesa di avere numeri concreti e reali riguardo le iscrizioni 2024/2025, una riflessione più profonda va fatta anche in ottica futura. Ci si chiede se, nei prossimi anni, l’asilo di Dambel possa continuare a offrire questo servizio o se la Provincia, in caso di calo delle iscrizioni, opti per una chiusura. Chiaro è che per un paese con appena 413 abitanti, perdere un servizio come la scuola dell’infanzia sarebbe un duro colpo. E ad affermarlo è anche il sindaco, Carlo Polastri, che di questa eventualità è venuto a conoscenza ieri mattina. «Sì, ho sentito anche io che c’è questa preoccupazione – ci confessa –. Ma con i numeri attuali la struttura può comunque restare aperta, anche se è vero che da parte di qualcuno ci può essere l’intenzione di spostare gli alunni. La situazione comunque ad oggi è questa e, parlando con la presidente, stiamo pensando a un incontro nei prossimi giorni anche con i genitori».
La struttura polifunzionale di Dambel che ospita l’asilo è di recente costruzione (è stata inaugurata nel 2011) ed è l’unica scuola presente nel Comune, visto che le due scuole primarie più vicine sono a Sarnonico e a Romeno, quest’ultima più frequentata dagli abitanti di Dambel. Ed è proprio lì che, nel caso, si sposterebbero gli alunni dell’asilo, anche per garantire poi una continuità nell’ottica della scuola elementare. «Chiaramente – prosegue il sindaco – se i genitori decidessero di iscrivere i loro figli in un’altra struttura sarebbe un peccato, anche perché quello che abbiamo a Dambel è un edificio nuovo e idoneo a fare qualsiasi cosa, anche grazie alla disponibilità di una grande area verde, che offre molte possibilità».
Nonostante le rassicurazioni della presidente, in un periodo in cui il tema dello spopolamento è all’ordine del giorno, la preoccupazione rischia di rimanere. «Perdere questo tipo di servizio sarebbe grave per Dambel – aggiunge Polastri –. In Val di Non, e in particolare nei piccoli paesi come il nostro, la natalità è scarsa e le prospettive rischiano di essere tristi. Il paese, come succede in altri luoghi del nostro territorio, sta invecchiando (l’anno scorso non ci sono state nuove nascite, l’età media al primo gennaio 2023 è di 43,9 anni, ma quasi il 50% degli abitanti ha più di 50 anni e 125 persone sono over 60, ndr) e perdendo questo servizio non si farebbe altro che accelerare il percorso. A breve faremo un incontro anche con i genitori per capire bene la situazione, ma purtroppo i numeri sono talmente bassi che anche un solo trasferimento rischia di compromettere tutto».
La storia
di Alberto Mosca
Alberti d’Enno, aristocratico della Val di Non, nei primi anni dell’Ottocento tramite matrimonio giunse a Collepasso, dove fu artigliere dei Borbone e innovatore agrario