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venerdì 19 Gennaio, 2024

Al Teatro Sociale in scena un «Otello» tutto al femminile: ecco tutti gli spettacoli del finesettimana in Provincia

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Un weekend ricco di proposte per grandi e piccini, tra musica e teatro

Teatro e musica. Sono questi gli elementi che attendono grandi e piccini in questo finesettimana. Spazio infatti a molte le proposte che ritmano, nel vero senso della parola, il territorio trentino nei prossimi giorni.

Partiamo da Ala dove il Teatro G. Sartori ospita il monologo di Corrado d’Elia “Io, Wolfgang Amadeus Mozart”. D’Elia, attore e regista teatrale, più volte ospite della Città del Velluto, presenta all’interno della stagione teatrale il suo spettacolo dedicato al genio salisburghese. Il giovane Mozart, che per tre anni consecutivi fece tappa nella cittadina trentina, accompagnato dal padre Leopold.
In “Io, Wolfgang Amadeus Mozart”, d’Elia cerca di rispondere all’enigma più grande che circonda Mozart: da dove viene il “genio”? “La risposta forse ancora una volta è nell’enigma stesso del genio, quel talento straordinario capace di tradurre in note gli affetti più profondi dell’anima umana. Ecco dunque da queste domande nascere uno spettacolo che, proprio a partire dalla sua musica e dalla sua vita, prova ad indagare e spiegare quell’enigma affascinante che è l’universo Mozart.

È invece la storia di una “persona normale” quella su cui, sempre venerdì, alle 21 si accendono i riflettori dello Spazio Off di Trento. Antonio Amadeus Pinetti interpreta “Super Giù | Storia Di Un Eroe Improvvisato” durante il quale l’autore si interroga sulle qualità che permettono di diventare un eroe. Soprattutto per chi, ad esempio, non so volare se non con la fantasia. Spazio quindi al racconto di una persona normale che affronta le sue sconfitte e le sue vittorie andando alla ricerca dei propri poteri.

Torniamo a Trento dove, al Teatro Sociale, fino a domenica, va in scena un “Otello” di William Shakespeare tutto al femminile. Andrea Baracco ripropone il vero e proprio classico della drammaturgia dando voce e corpo agli immortali personaggi nati dal genio del Bardo.
Una produzione del Teatro Stabile dell’Umbria con il contributo speciale della Fondazione Brunello e Federica Cucinelli, che si sofferma in particolare su uno dei personaggi più archetipici che Shakespeare ha consegnato alla letteratura occidentale: Iago. Largo dunque ad una riflessione spietata, eppure carica di pietas, sulle debolezze umane e sull’imprevedibile capacità che l’uomo ha di generare il male e di accoglierlo come insospettabile parte di sé stesso. La potenza del triangolo Otello-Iago-Desdemona sta nella corsa verso la distruzione di sé e degli altri, in un gioco che trasforma l’immaginazione in realtà e la realtà in immaginazione.
Ad anticipare la replica di venerdì, in programma alle 20.30, torna il Foyer del Teatro con il professor  Francesco Ghia, dell’Università degli Studi di Trento che, alle 17:30, incontra il cast dello spettacolo.
Lo spettacolo è poi in replica sabato alle 18 e domenica alle 16.

Vi è poi la danza a scaldare i cuori del pubblico trentino. Sabato alle 20:30, allo Zandonai di Rovereto, spazio alla “Serata Romantica” de Il Balletto di Siena. La compagnia, affidata alla direzione artistica di Marco Batti, approda nella città della Quercia con un intenso balletto in due atti che indaga le sfumature del romanticismo e dell’arte.
La serata si apre sui brani classici come Giselle (allestito per il Balletto di Siena direttamente dall’immortale Carla Fracci nel 2017) nonché su brani iconici – estremamente virtuosi e tecnici, dai toni eterei e poetici – nati nel pieno del romanticismo ottocentesco. Il secondo atto, invece, per opposizione, indossa le vesti di una narrazione contemporanea, fatta di corpi che vibrano e sentimenti che emergono dai movimenti di danzatori vorticanti quanto ancorati al terreno; temi e brani ispirati a un romanticismo più intimo, sentimentale, vissuto da ogni spettatore durante la propria vita.

Ed è ancora il Balletto di Siena a proporre domenica, alle 20:45, al Teatro comunale di Pergine “The Great Pas de deux”: qui i grandi passi a due, riallestiti dal Maestro Marco Batti, sono estratti da Don Quixotte e La Bella Addormentata, ma anche da Lo Schiaccianoci, Il Corsaro e molti altri balletti del repertorio classico.

“Lorit – Un’opera della fine dei tempi” è invece l’appuntamento in calendario domenica alle 17 al Teatro Sanbàpolis di Trento. Spazio qui ad un’opera da camera che esplora, con taglio critico e satirico, i lati oscuri di un turismo straripante e delle sue conseguenze. Ambientata in Tirolo, la storia si sviluppa attorno a cinque figure allegoriche: la Morte, il Turismo, il Padrino delle funivie, il Bel Paesaggio e l’Ultima Generazione. L’ultimo giorno dell’ultimissima stagione sciistica dell’umanità, i cinque sono seduti insieme nella cabina di un impianto di risalita. Tra una dirompente euforia da rifugio di montagna e una disperazione che si fa a poco a poco strada, inizia “il gioco della morte”, al termine del quale, nella lotta tra il cambiamento climatico e la crisi, si impone per appunto una sola cosa: la morte. In termini musicali, lo spettro sonoro dell’opera oscilla tra l’allegro e l’apocalittico. Dalla “A” di “aria” alla “Z” di “Zwiefacher”, il ballo popolare, il compositore Marius Binder decostruisce l’intera cultura commerciale dell’aprèsski. Una tempesta di suoni alla TikTok composta da canzoni pop, jodel e grandi successi profetizza l’autodistruzione della cultura musicale alpina.

Largo anche alla commistione tra arte e storia grazie al Festival “I volti del Romanino”. Nella giornata di sabato, a partire dalle 15:30, il Castello del Buonconsiglio di Trento spazio alla seconda produzione realizzata proprio per questo appuntamento. La Sala Marangonerie ospita “Humana Passio” dedicata al tema della singolare convivenza, nell’opera di Dosso come in quella di Romanino e di altri artisti del Rinascimento, di elementi sacri e profani, nel segno di una religiosità inquieta che evita esplorazioni metafisiche per raccontare l’uomo e la natura. Lo spettacolo, a cura di Progetti e Regie, vede protagonista l’attrice Laura Mantovi accompagnata dalla violoncellista Daniela Savoldi.

Non mancano poi le proposte adatte a grandi e piccini. Ripartono infatti gli appuntamenti di “La famiglia va a teatro…” del Teatro San Marco che sabato alza il sipario, alle 16, sullo spettacolo “A silly fox”. Sul palco gli attori de Il teatro delle quisquilie con una pièce in inglese, ma comprensibile a tutti, anche a chi non mastica la lingua. Uno spettacolo che racconta di una volpe che riesce a rapire una gallina, con un finale tutto da scoprire.

Sempre sabato, ma al Teatro Cristallo di Bolzano, c’è “Il brutto anatroccolo” in cartellone alle 16:30. La Compagnia Proscenio Teatro propone in questo caso uno dei più classici racconti per l’infanzia. Uno spettacolo durante il quale è possibile divertirsi, identificarsi e partecipare, per vivere insieme una bella e significativa storia.
Ad interpretarlo ci sono Simona Ripari e Mirko Abbruzzetti che ripropongono la storia di quella “schiusa” in cui il settimo nato era tutto nero. Una situazione che, fin dalle prime ore della vita di quest’ultimo anatroccolo, si dimostrò difficile… Da quel giorno sono trascorsi trent’anni e la televisione ricorda l’evento chiedendosi dove sia finito quel piccolo esserino.
Anche la Sala multiuso del centro scolastico di Darè, nel comune di Porte di Rendena, ospita domenica alle 17:30 uno spettacolo dedicato ai più piccoli. Si tratta de “Il sogno di tartaruga. Una fiaba africana” con la compagnia “Il Baule Volante”. Una proposta diretta da Andrea Lugli con la collaborazione alla parte narrativa Roberto Anglisani.

Infine, per la rassegna “Scappo a teatro-famiglie” all’Auditorium S. Chiara di Trento domenica alle 16 c’è “The Wolf (Cappuccetto Rosso)”. Il lavoro di Michelangelo Campanale vede in scena un gruppo di danzatori-acrobati alle prese con la più popolare tra le fiabe: Cappuccetto Rosso.
Le relazioni tra i personaggi e la dinamica della storia si rivelano sulla scena attraverso il corpo, il linguaggio non parlato, ispirato all’immaginario dei cartoni animati di inizio ‘900; le luci, i costumi e le scene si compongono in una danza di simboli, citazioni pittoriche (Goya, Turner, Bosch, Leonardo da Vinci), che ridisegnano la fiaba con la semplicità di ciò che vive da sempre e per sempre.