Trento nord
domenica 21 Gennaio, 2024
di Simone Casciano
È un terreno assai tossico quello delle aree Sin (sito di interesse nazionale) ex-Sloi ed ex-Carbochimica e non solo per quello che è nascosto al di sotto di esso. Ma anche perché ogni azione fatta dagli enti pubblici, Comune, Provincia e Ministero dell’ambiente, va ponderata e pianificata al millimetro per evitare di trovarsi invischiati in una palude di ricorsi alla giustizia amministrativa che rischierebbe di congelare le aree a Trento nord per tanti anni. Che sia una partita lunga in Provincia lo pensano già. Anche se andasse tutto liscio tra studio di fattibilità, realizzato attraverso un tavolo di lavoro tecnico-giuridico, progettazione, acquisizione dei terreni, bonifica e successivi lavori per la destinazione finale ci vorranno almeno dieci anni.
I costi della bonifica
Molto di questa partita, e di quello che dovrà dirimere il tavolo tecnico finanziato con i due milioni di euro arrivati da Roma e ora nella variazione di bilancio della Provincia presentata venerdì, parte dallo stabilire quanto costerà bonificare le aree inquinate. Una bonifica vera, non un cappotto di cemento da mettere sui terreni come avevano proposto anni fa i proprietari. È complicato quantificare i numeri. C’è un precedente però che può aiutare a quantificare i costi: la limitrofa bonifica delle rogge. Il Ministero dell’ambiente ha quantificato i costi del primo lotto, in area Carbochimica, in 18 milioni di euro. Considerando che le aree Sin sono circa cinque volte più grandi e che l’inquinamento potrebbe essere più importante e quindi più oneroso, il costo della bonifica è oggi ipotizzato tra i 100 e i 150 milioni di euro. Una spesa che l’ente pubblico, ha fatto capire Fugatti, potrebbe assumersi, magari con un accordo di programma con il ministero per dividersi gli oneri. Si tratta di una partita però strettamente collegata all’acquisizione dei terreni.
E quelli dei terreni
Già quanto valgono i terreni dell’area sin, di proprietà delle imprese Tim srl (che fa capo ad Albertini), Imt srl (Dalle Nogare) e Mit srl (Tosolini)? Si tratta di un’area limitrofa al centro storico, se fossero edificabili, e non ci fosse il problema dell’inquinamento, quei 10 ettari sul mercato potrebbero valere fino a 110 milioni di euro. Guarda caso una cifra simile ai costi della bonifica. Non è un dettaglio irrilevante perché, al momento dell’acquisizione, gli enti pubblici potrebbero far scattare le previsioni delle regole «Chi inquina paga» che recentemente proprio il Ministero dell’Ambiente ha aggiornato sotto il titolo «Mettiamoci in riga»: quando il proprietario di un’area inquinata non è responsabile dell’inquinamento ma non fa la bonifica, può farla l’ente pubblico rivalendosi sulle proprietà per egual valore. In questo caso il valore dei terreni sarebbe prossimo allo zero. Non è un caso che sull’area già sottoposta a esproprio, perché necessaria alla realizzazione del bypass ferroviario di Trento, sia in corso una trattativa con Rfi al valore simbolico di un euro a metro quadro.
Una doppia trattativa
Con questi numeri alla mano la Provincia potrebbe andare quindi a trattare con i proprietari e qui le strade potrebbero separarsi. La posizione assunta dai tre infatti non è univoca. Da tempo Dalle Nogare e Tosolini si sono mostrati dialoganti con l’ente pubblico e sembrano considerare i terreni più un peso che un’opportunità, al contrario di 25 anni fa quando li acquisirono. Di tutt’altro avviso Albertini, da sempre battagliero sulla propria area. La gestione però è riunita all’interno di un unico ente giuridico, il Consorzio di bonifica Trento nord. Parte dell’analisi tecnico-giuridica che sarà fatta servirà a capire le regole che governano questo consorzio e la possibilità di aprire due trattative separate. Di acquisizione con i proprietari disposti a dialogare, di esproprio con chi si impunta.
Il futuro dell’area
I costi di un esproprio, ma più in generale anche l’acquisizione e i costi di bonifica, si giustificano solo per un intervento di pubblico interesse. L’ultimo tassello dello studio di fattibilità sarà quindi quello di immaginare la destinazione futura dell’area, lo scopo al quale dovrà tendere questo sforzo economico, ambientale e giuridico. Nelle interlocuzioni fra Provincia e Comune di Trento, si è parlato di quell’area come destinazione, tra l’altro, della futura caserma dei Vigili del fuoco di Trento.