Il racconto
giovedì 25 Gennaio, 2024
di Davide Orsato
Le notizie arrivano frammentarie su Whatsapp. Pesa il fuso orario di otto ore, giorno e notte, tra Vancouver e Trento sono quasi invertiti. Ma le prime informazioni che arrivano ai familiari sulla salute di Emilio Zierock, il manager di 35 anni a capo della cantina Foradori di Mezzolombardo sono incoraggianti. Ci sono ferite, gravi: preoccupano soprattutto le lesioni al collo. Allo stesso tempo, però, ci sono rassicurazioni sullo stato neurologico di Zierock. La madre, Elisabetta Foradori e la moglie, Federica Bassi, lo hanno raggiunto nella tarda serata di ieri (ora italiana) a Vancouver. Dopo l’incidente avvenuto lunedì, in cui hanno perso la vita due giovani sudtirolesi ed è rimasto gravemente ferito Zierock, a tenere in mano le redini dell’azienda di famiglia è rimasto il fratello più giovane Theo.
Come sta suo fratello Emilio?
«Ha subito una frattura al collo e in altre parti del corpo, tra cui all’anca. Gli amici presenti con lui in base a quanto saputo dai medici, parlano di situazione delicata, ma non grave. Al momento non sono esclusi danni neurologici. Ma sono personalmente cauto. Tutti sono scossi da gravissimi lutti e cercano comprensibilmente di essere ottimisti».
Dove è stato ricoverato?
«Si trova al Vancouver General Hospital: il più grande ospedale dello stato del British Columbia e tecnologicamente molto avanzato. Le persone coinvolte nell’incidente di lunedì che hanno subito maggiori ferite sono state portate lì dal Mills Memorial, l’ospedale di Terrace dov’erano stati ricoverate in un primo momento».
Lo opereranno?
«Sì, ma non si sa ancora quando, in momenti come questi è difficile».
È sveglio?
«Quando è stato soccorso era cosciente, ma dolorante. Per questo motivo è stato successivamente sedato. Non mi risulta, invece, sia mai stato in coma farmacologico. Non so quanto sappia di quello che è successo, forse non sa nemmeno della morte del suo migliore amico, Andreas Widmann, e di Heiner Oberrauch».
Cosa sapete dell’incidente?
«La ditta che l’ha organizzata ha messo le mani avanti, ha parlato di protocolli rispettati e di rischi che sarebbero ineliminabili. Non si sa purtroppo molto di quello che è accaduto: non ci sono solo le condizioni meteo, ma è possibile ipotizzare anche un errore del pilota, che purtroppo è deceduto».
Suo fratello aveva già praticato l’eliski?
«No, era la prima volta. Sia chiaro, lui è un fanatico degli sci. Appena nevica qui in giro prende e va ovunque a fare scialpinismo. Era stato invitato dal suo giro di amici che aveva conosciuto a scuola, al liceo ginnasio Franziskaner. Un po’ se ne vergognava perché… costa un botto. Ma da tempo sognava una vacanza del genere ed era molto contento di poterla fare».
Quando erano partiti?
«La vacanza era praticamente appena iniziata. Quella di lunedì era la prima uscita e si stava concludendo: si parte al mattino e si torna entro il tramonto».
È un’attività rischiosa?
«No, e non capisco perché se ne sia parlato in questi termini. Si tratta di una discesa semplice per chi ha familiarità con lo scialpinismo. Quanto all’elicottero, non ci sono altri mezzi per portarsi in zona. Si è inoltre accompagnati da una guida locale. Ed è la guida che decide se le condizioni meteo sono favorevoli per fare l’escursione. La compagnia con cui mio fratello è andato non è di scavezzacollo, nonostante quello che si può pensare».
Cosa intende?
«Sono stati descritti come “i rampolli” di importanti famiglie altoatesine. In realtà è gente che lavora duro, con un ruolo ma anche con molto senso di responsabilità. Magari qualche volta si concede una festa, una pazzia, ma poi finisce lì. Eravamo molto rassicurati dal fatto che ci fosse Andrea Widmann: lui era uno prudente, non si cacciava nei guai. Purtroppo, proprio lui, assieme a Heinzl Oberrauch, non ce l’ha fatta».
Non ha avuto ancora l’occasione di parlare con suo fratello. Come crede reagirà?
«Lui ha un carattere molto forte, sono sicuro che saprà affrontare la riabilitazione, qualsiasi sarà con grande forza di volontà. Aiutato da Federica, che è una persona solida, il cui aiuto non manca mai».