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sabato 27 Gennaio, 2024

Corteo negato, ma in trecento scendono in piazza a sostegno della Palestina

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Il presidio da Piazza Duomo si è spostato a Sociologia con un appello per Gaza

La direttiva nazionale del Ministero dell’interno alla fine non ha fermato le persone. In più di trecento si sono riunite in piazza Duomo e hanno sfilato fino alla vicina facoltà di Sociologia, per protestare contro l’offensiva israeliana nella striscia di Gaza, che ha causato ormai più di 25mila vittime, per la maggior parte civili. La decisione di organizzare delle manifestazioni in sostegno della causa palestinese nel Giorno della Memoria era stata contrastata in tutta Italia da una circolare del Viminale su richiesta della comunità ebraica.

Un tentativo che non ha scoraggiato i manifestanti che hanno sentito invece come importante connettere i due temi. Si è trattato di un corteo pacifico e variegato nella sua composizione. Presenti molte persone della comunità araba trentina, tra cui molti giovani e seconde generazioni, ma anche tante persone solidali alla causa palestinese. «Stare in piazza nel Giorno della Memoria non significa sminuire la Shoah – dice Pier Francesco Pandolfi, presidente dell’associazione Pace per Gerusalemme – Al contrario la piazza è partita dal riconoscimento delle sofferenze e delle atrocità commesse durante la Shoah sul popolo ebraico in particolare. Poi è anche importante non identificare le vittime della Shoah con lo stato di Israele. È una forzatura storica che non va commessa».

Una piazza che proprio nel ricordo del genocidio nazifascista ha rivendicato un forte animo antifascista e anti-coloniale, criticando quei processi occidentali che sono poi alla base della questione israelo-palestinese. «È giusto nel Giorno della Memoria riflettere sui drammi attuali? La risposta secondo me è sì, partendo proprio dal riconoscimento dei drammi storici e di quelle responsabilità europee che non ci siamo mai assunti fino in fondo. Proprio riconoscendo la figura storica dei carnefici è importante empatizzare con le vittime del presente».

Il presidio si è concluso con un appello per Gaza. «La situazione nella Striscia è drammatica, anzi oltre il drammatico – conclude Pandolfi – Siamo allo stremo, come dicono i sanitari di Medici senza frontiere, costretti a fare operazioni, anche su bambini, senza anestetici perché sono finiti. È agghiacciante il fatto che ancora non ci sia un cessate il fuoco. Inaccettabile che gli aiuti umanitari vengano bloccati al valico di Rafah. Israele deve interrompere l’offensiva, aprire il valico e permettere alle organizzazioni umanitarie di gestire la distribuzione degli aiuti».