L'intervista
domenica 28 Gennaio, 2024
di Gianfranco Piccoli
Dal boato degli ottantamila di San Siro ai silenzi del Bleggio. Dalle architetture elevate della Galleria Vittorio Emanuele II di Milano ai vòlti rannicchiati di Rango. Sono l’alfa e l’omega della vita di Germano Lanzoni, 58 anni, di Cormano, comune della cintura milanese. Per il popolo rossonero, «Gegio» Lanzoni è lo storico speaker del Meazza, per il grande pubblico l’attore che interpreta, tra l’altro, il Milanese Imbruttito, quello tutto «fatturato e f..a». Un personaggio da milioni di visualizzazioni sul web, ma anche uno dei protagonisti del palco di Zelig.
Ecco, pensate a Lanzoni, alle sue micidiali interpretazioni del «bauscia», alla sua corsa su e giù per il campo per destinazione di San Siro mentre scandisce al microfono il nome di Zlatan Ibrahimovic dopo un gol, ricambiato dallo stadio. E poi lo sentite dire: «Rango è casa mia».
Già. La frazione di Bleggio Superiore, eletta tra i Borghi più belli d’Italia e con meno abitanti di un condominio del capoluogo lombardo, ha stregato il giullare di Cormano. Da qualche tempo, dopo una frequentazione sporadica per alcuni anni, ha preso casa in affitto nel paese diventato famoso soprattutto per il mercatino di Natale, che quest’anno ha richiamato qualcosa come 200 mila persone. Germano, e come lui la famiglia (è padre di due gemelle diciassettenni), si è talmente legato a Rango, da eleggerlo luogo dove a giugno sposerà la compagna, la danzatrice e coreografa Lara Bogni.
Germano, da San Siro a Rango. Un bel salto…
«Rango è il rifugio della mia anima. Per vedere un posto del genere, con quel vòlt che fa da ingresso al paese, gli americani hanno dovuto aspettare Walt Disney e il cartongesso».
Non è stata, però, la magia del mercatino a portarla in Trentino.
«Elisa Cancian, un’allieva di mia moglie, ha cresciuto le mie due figlie. La nonna e la mamma di Elisa sono nate a Rango, dove hanno ancora una casa che si affaccia sulla fontana del paese. Ecco quella casa mi ha fatto assaporare un passato intenso, un luogo intatto. Io amo l’armonia: nella quotidianità vivo tra le 80mila persone che gremiscono San Siro e la frenesia di Milano. A Rango percepisco la bellezza, mi piace la vicinanza delle cime, che poi non sono poi così vicine quando le devi raggiungere…».
Frequenta le Giudicarie da tanti anni?
«Circa 6-7. Prima venivamo solo in estate, adesso che abbiamo la casa ci siamo goduti anche il periodo di Natale, con l’invasione, per me gradevole, per il mercatino. La mia compagna ormai è “rangotana”, ogni giovedì parte da Milano per il Trentino. Le mie visite dipendono dagli impegni a San Siro e non solo: cerco di venire almeno un weekend al mese. Una volta l’ho fatta anche in giornata. Salgo da Brescia, poi lago di Idro: quando comincio a vedere le vallate è bellissimo. Tione, il passo del Durone e infine Rango».
E quando è a Rango che fa?
«Godo del paesaggio, mi riposo. Stacco».
Cosa l’ha colpita di più di questo territorio?
«La forza della natura: dà la sensazione che tu non conti nulla».
Avrà sentito parlare dell’orso…
«Mi hanno detto che è il mio animale totem, spero sia vero nel caso dovessi incontrarlo… Non mi auguro di incrociare lupi e orsi, ma sapere che intorno a me c’è una natura viva mi fa piacere. Amo il Trentino per l’equilibrio che il territorio ha trovato tra natura e uomo. Le case, a differenza della periferia da dove io provengo, qui hanno un’identità forte. Anche Rango dopo la folla del mercatino è sempre pulita e ordinata. Ecco, apprezzo quando un territorio ha rispetto di se stesso».
E i trentini?
«Quando ho preso casa a Rango, non c’era il divano. Ho deciso di farmene uno con i pallet e sono andato a chiederli. Me li hanno portati, ma erano di legno grezzo e così quando sono andato per pagare l’ho fatto presente: da buon milanese mi piacciono le cose fatte e finite. Mi hanno risposto mettendomi in mano una levigatrice e della carta vetrata: ci ho impiegato una settimana, ma ora quando qualcuno entra in casa posso dire che quel divano l’ho fatto io. Qui si avverte una dimensione collettiva profonda, che in città non c’è: a Rango c’è una Pro Loco che lavora molto».
La cucina trentina?
«Carne salada come se non ci fosse un domani e il Trento Doc che non manca mai».
Dovendo scegliere tra la Galleria di Milano e i vòlti di Rango?
«È un po’ come chiedere se preferisco la mamma o la moglie. La Galleria di Milano è un’icona e un pezzo di storia personale, i vòlti un bene dell’umanità che ti raccontano come si viveva una volta. Rango è sicuramente un posto che mi fa stare bene. Così bene che a giugno mi sposerò lì: voglio far vivere ai miei amici questo luogo che sento casa mia».
Già scelto la location?
«Il desiderio è di fare la cerimonia intorno alla fontana. Con l’intenzione di dare una restituzione alla comunità».
Cioè?
«Ne ho già parlato con il sindaco: vorrei portare un mio spettacolo. Ora sono in tournée con “Di persona è un altro”. Il mio desiderio è ripetere a Rango quello che cerco di fare sempre quando sono in viaggio: incontrare il territorio, come facevano una volta i giullari, i “matti con la licenza”. Una delle fortune del mio mestiere è proprio questa: conoscere persone e luoghi».
In conclusione: Rango è…?
«Davvero il borgo più bello d’Italia».
cronaca
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