la tragedia
mercoledì 31 Gennaio, 2024
di Benedetta Centin
Non c’è stato niente da fare. Roberto Conci ha lottato fino all’ultimo, ma inutilmente. Ieri pomeriggio i medici dell’ospedale triestino di Cattinara, dato il drammatico quadro clinico, irreversibile, hanno proceduto a staccare le macchine che tenevano in vita l’elettricista di 46 anni originario di Trento e residente con moglie e due figli di 7 e 13 anni a Fraveggio, Vallelaghi. Vittima 13 giorni prima di un incidente sul lavoro a Gorizia. Dalle 18 di ieri circa si è proceduto con l’espianto degli organi, a quanto pare di tutti quanti i possibili visto che l’artigiano era giovane e in salute. E quell’ultima dimostrazione d’amore dei familiari, che hanno appunto dato il consenso, permetterà ora a diverse persone di avere una prospettiva di vita. Pazienti di diverse parti d’Italia. «Roberto è morto ma per noi rimarrà sempre vivo, con noi» le parole pronunciate ieri dal fratello Marco, che è anche suo socio in affari, della Cdm Sistemi srl di Trento, operante nel settore della videocitofonia, domotica e impianti speciali. Il parente era corso al capezzale del 46enne, assieme alla moglie e cognata Tiziana Moser, non appena saputo della caduta dalla scala, dall’altezza di 4 metri, di cui era stato vittima a Gorizia, mentre effettuava dei lavori di manutenzione nel poligono di tiro dei carabinieri, nella caserma Cascino, sede del XIII Reggimento. Sulle prime Roberto Conci sembrava in via di miglioramento e ripresa dagli interventi chirurgici di natura ortopedica a cui era stato sottoposto all’ospedale di Trieste, in cui era stato trasferito in elicottero. Giovedì scorso però l’improvviso peggioramento: un malore lo ha portato in coma, di nuovo nel reparto di rianimazione. E lunedì i medici hanno iniziato a valutare la possibilità di staccare i macchinari di sostegno vitale. Per la disperazione di chi gli voleva bene.
I messaggi di moglie e fratello
«Non penso che Roberto ce la farà» erano state le parole della moglie Tiziana, angosciata, ad alcuni conoscenti, due giorni fa. Anche Roberto Conci, da Trieste, con un commovente post Facebook, aveva annunciato la tragedia: «Mio fratello si spegnerà lentamente a meno di un miracolo» aveva scritto lunedì confessando di non avere parole, ma «un vuoto, una voragine». E aveva ricordato, parlando già al passato, ormai rassegnato, «che gran Uomo era» il fratello. «Chi l’ha conosciuto sa bene che era una testa dura ma con un cuore grande e immenso, c’era per tutti!» la descrizione. E ancora: «Mancherà, era un punto fermo per me, ma soprattutto per Tiziana e i suoi bimbi. Sarà sempre con noi, raggiungerà i nonni e i suoi amici, pedalerà sulle nuvole e scierà su e giù, eri e sarai la parte migliore di noi due. Ti vorrò sempre un mondo di bene. Oggi ci sarà una stella immensa in più». E poi la richiesta di preghiere per il fratello «che era non una roccia ma la roccia» aveva scritto, conscio che non era solo un brutto sogno. Salutando il 46enne con il suo nomignolo “Ciccio”. «Ho un milione di ricordi nella testa e nel cuore e un fiume di lacrime: ciao fratellino mio» lo straziante addio.
Anche don Daniele Laghi, parroco di Brentonico, che ha avuto modo di conoscere Roberto e Marco per lavoro, è addolorato: «Ci stringiamo alla famiglia in questo momento — le sue parole — che il bene con cui lavorava Roberto e con cui stava in famiglia e con le persone, sempre con il suo sorriso, possa continuare: è la sua eredità e dobbiamo fare di tutto per tenerla viva». Ma sono stati tantissimi, fin da lunedì, i messaggi di cordoglio social per lo sfortunato artigiano: «Oggi il cielo ha una stella in più, ciao Roby», «La tua ironia, anche nei momenti difficili, la tua professionalità e amicizia, mi rimarranno nel cuore». E ancora: «Nel 2024 non si deve morire per il lavoro, fai buon viaggio Roberto».