il caso
mercoledì 31 Gennaio, 2024
di Donatello Baldo
«Non gradito». Inizia con queste parole lo sfogo di Piergiorgio Bortolotti, che diventa anche denuncia nei confronti dell’amministrazione della Casa Circondariale di Gardolo che ha chiuso la porta all’ingresso del volontario. «Non gradito. Dopo dieci anni di servizio — spiega Bortolotti — termino la mia presenza come volontario dentro il carcere di Trento, dove mi occupavo del giornale “Non solo dentro” in collaborazione con un gruppo di detenuti». In un lungo post su Facebook l’ex direttore del Punto d’Incontro, amico storico del fondatore Don Dante, spiega che da alcuni anni il giornale usciva in allegato al settimanale diocesano Vita Trentina, ed era sostenuto dall’Associazione provinciale di aiuto sociale. Un’esperienza meritoria, che cercava di dare voce ai detenuti, che li coinvolgeva nella redazione degli articoli, attraverso il confronto, l’incontro.
«Sono stato messo alla porta»
«Non mi è stato rinnovata l’autorizzazione ad entrare in carcere per il 2024. Sono stato messo alla porta dalla direzione del carcere — scrive sul post — perché ritenuta persona ostile». Bortolotti si chiede: «Tutto nasce dalla pubblicazione di alcuni articoli critici di detenuti (sono stato ritenuto l’ispiratore?) che in quanto referente avrei dovuto censurare?». E prosegue così: «Non ne faccio una questione personale. Spero che il progetto, anche senza di me possa continuare, e che il giornale “Non solo dentro” possa continuare ad essere, come abbiamo sempre voluto che fosse, la voce della Casa circondariale di Trento. Rispettosa di quanti vi operano e ci vivono, ma anche veritiera di quella che è la vita reale dietro le sbarre, non dissimile da quella di tante altre realtà, pur in presenza di una struttura nuova e potenzialmente adatta allo svolgimento di tante attività che potrebbero concorrere a rendere la detenzione più sopportabile e capace di offrire reali percorsi di “rieducazione” come da mandato costituzionale».
Carcere, «istituzione totale»
Borolotti spiega anche quale sia la sua idea di carcere: «Per quello che lo conosco di persona, per quanto lo conosco dall’ampia letteratura al riguardo e non ultimo perché è una istituzione totalizzante, non serve a rendere migliori le persone rinchiuse. Nella migliore delle ipotesi le rende più avvedute, più scaltre; insegna a sopravvivere conformandosi all’ambiente o, se si è in grado di farlo, imponendosi sopra altri. Naturalmente in carcere vi lavorano anche persone, educatori, psicologi, medici, infermieri e agenti di custodia che svolgono i loro compiti con umanità e professionalità e che al pari dei detenuti vivono sulla propria pelle le innumerevoli contraddizioni congenite al sistema. Il carcere cambierà — dice convinto Bortolotti — nella misura in cui cambierà la cultura della giustizia e della pena, come è stato per i manicomi. E allora non sarà più utopistico immaginarlo come estrema ratio per i delitti più gravi, ma sempre salvaguardando la dignità e i diritti di chi viene recluso».
I tanti messaggi di solidarietà
Nei commenti al post di Piergiorgio Bortolotti la solidarietà di moltissimi. Tra questi la consigliera provinciale di Alleanza Verdi-Sinistra Lucia Coppola — «ne ho parlato coi miei colleghi di minoranza», scrive — e un’altra consigliera provinciale prende la parola, Lucia Maestri del Pd: «Non ci sono parole, Piergiorgio. Ma non sei solo», mentre il collega di gruppo Paolo Zanella rilancia il post di Bortolotti e scrive: «Carcere ancor più totalizzante nel momento in cui espelle chi dà voce ai reclusi. Una vicenda che merita senz’altro di essere approfondita».
Solidale anche l’ex consigliere comunale dem Paolo Serra: «Dispiace del mancato rinnovo, una realtà quella carceraria che ha necessità di uscire fuori verso la cittadinanza per far conoscere la realtà di chi vive o lavora in carcere», mentre la presidente della Circoscrizione di Meano Giulia Bortolotti parla di «triste e preoccupante censura». Forti le parole dell’attuale direttore del Punto d’Incontro Mattia Civico: «Mi dispiace Piergiorgio. Soprattutto perché non è un buon segno per una istituzione pubblica non essere capace di ascoltare anche qualche stimolo “fastidioso”. E “mettere alla porta” chi ha solo voglia di dare una mano (e lo testimonia la tua vita intera) è quantomeno sciocco. Un brutto segnale per noi, per i detenuti e per chi, come giustamente ricordi, lavora con passione e umanità».
Così Jacopo Zannini di Sinistra Italiana: «Grazie Piergiorgio per tutto quello che fai e per quello hai fatto. Sono tempi neri, e questa vicenda ce lo ricorda», mentre la presidente di Futura Claudia Merighi parla di «decisione davvero grave oltre che triste». E aggiunge: «Mi auguro che questa decisione possa essere cambiata. Le voci di chi abita il carcere andrebbero ascoltate, tutte». Tra i commenti al post di Bortolotti anche quello del direttore di Atas Emiliano Bertoldi: «Mi spiace molto, mi scandalizza e mi preoccupa questo modo di agire di un’istituzione. Tanto più di un’istituzione già di per sé totalizzante, che dovrebbe invece cercare di mettersi in discussione».