l'analisi
lunedì 5 Febbraio, 2024
di Tommaso di Giannantonio
«Un discorso che va oltre l’Italia, un discorso rivolto anche a Bruxelles: le istituzioni europee devono essere più solidali». Così Marzio Breda, giornalista, «quirinalista» del Corriere della Sera interpreta il discorso del Capo dello Stato, Sergio Mattarella, alla cerimonia inaugurale di Trento Capitale europea del volontariato. Dal 1990 Breda racconta la vita politica del Quirinale. Ha seguito le attività di Francesco Cossiga, Oscar Luigi Scalfaro, Carlo Azeglio Ciampi, Giorgio Napolitano e ora segue quelle di Sergio Mattarella. Nel 2022, con il suo libro «Capi senza Stato. I presidenti della Grande Crisi italiana» (Marsilio Editori), ha vinto il Premio Estense, uno dei più importanti premi giornalistici in Italia. Un libro che ricostruisce le ultime cinque presidenze della Repubblica, e fa rivivere i momenti salienti della vita privata e pubblica degli inquilini del Colle.
Nel suo intervento a Trento il presidente della Repubblica Sergio Mattarella si è soffermato più volte sul concetto di solidarietà. Come ha letto questo continuo richiamo?
«Si tratta di una delle costanti di Mattarella Capo dello Stato. Sia nel primo mandato sia nel secondo mandato, Mattarella evoca sempre la solidarietà e il volontariato come valori imprescindibili. E li lega ai primi tre articoli della Costituzione, nello specifico all’articolo 2. Lo ha fatto anche oggi (ieri, ndr) e non poteva essere diversamente, visto che si celebrava Trento come Capitale europea del volontariato. E lo ha fatto in tutto il 2023 perché cadevano i 75 anni della Costituzione. A Trento questi valori sono stati calati nella realtà di tutti i giorni. Oggi parlare di solidarietà può sembrare astratto, può sembrare un discorso con i piedi poggiati sulle nuvole, ma in realtà è una delle mission della presidenza Mattarella. Lui ha a cuore alcuni temi: la questione morale, l’equità, la legalità e appunto quello della solidarietà e del volontariato».
Quali sono stati invece i riferimenti all’attualità?
«Ci sono stati due richiami concreti. Uno è stato quello alla guerra russo-ucraina. Un tema che tocca costantemente da due anni, mostrandosi decisamente critico nei confronti dell’invasione russa e affermando il dovere di essere solidali con l’Ucraina. Con questo richiamo ha assicurato che l’Italia continuerà ad essere solidale con l’Ucraina».
Il secondo richiamo?
«Quello sull’Europa. Ha detto che le debolezze, le fragilità dell’Europa derivano da un deficit di solidarietà. Per questo è stato un discorso che va oltre l’Italia, un discorso rivolto anche a Bruxelles. Si sta parlando molto di come cambiare le istituzioni europee: ecco Mattarella ha detto che devono essere più solidali nei confronti dei Paesi in difficoltà».
Nel suo discorso Mattarella ha detto che «la pace del nostro tempo» è stata «gravemente tradita». Non solo riferendosi alle «mostruosità cui oggi assistiamo nelle regioni orientali dell’Europa e davanti a noi», ma anche a quelle «sulle rive di quel Mediterraneo culla di civiltà».
«Da un lato la guerra nell’Est Europa, dall’altro il conflitto in Medio Oriente: due temi che gli stanno particolarmente a cuore in virtù della sua forte concezione morale della politica internazionale».
Lei ha raccontato cinque presidenze della Repubblica. Cosa contraddistingue Mattarella dagli altri quattro Capi di Stato?
«Si differenzia – anche dagli altri presidenti della Repubblica di estrazione Dc (Democrazia cristiana) – per la sua formazione intellettuale, culturale e politica. Mattarella è cresciuto nella scuola di Aldo Moro, e per questo vede l’aspetto morale e quello della complessità della politica in maniera diversa anche da Cossiga e Scalfaro. In Mattarella è molto presente la matrice cattolico-sociale, il cattolicesimo-sociale di Aldo Moro».