La polemica
martedì 6 Febbraio, 2024
di Simone Casciano
Non lascia, ma per il momento neanche raddoppia. Vittorio Sgarbi si limita a confermare che resterà alla guida del Mart o quanto meno che lui è disponibile. «Resto alla presidenza del Mart non c’è alcun nesso con le mie dimissioni da sottosegretario – dice Vittorio Sgarbi – Del resto Agcom aveva già ritenuto perfettamente compatibili le due cariche a maggio 2023. A maggior ragione ora potrò farlo a piene funzioni».
L’ultima parola però spetta alla giunta, e quindi al presidente della Provincia Maurizio Fugatti, chiamato a nominare Cda e presidente che dovrà guidare il museo per i prossimi cinque anni. Proprio nel giorno delle dimissioni di Sgarbi dal governo Meloni, Fugatti gli aveva confermato la sua fiducia: «Resta assolutamente, non è in discussione» aveva detto, lapidario, il governatore. Sgarbi racconta di non averlo sentito, ma di respirare lo stesso clima di fiducia nel suo operato. «Con Fugatti ci siamo sentiti al momento del suo insediamento, e ha anche citato il mio lavoro durante il suo discorso programmatico – ricorda il critico d’arte – Ora è da un po’ che non ci sentiamo, ma io ho dato la mia disponibilità a continuare il lavoro intrapreso con il Mart e la sua rete museale e non ho alcuna preoccupazione in merito». A nulla quindi fino ad ora sembrano essere valse le proteste delle opposizioni. Alla luce delle ultime inchieste, che vedono Sgarbi sotto la lente di ingrandimento sia per quello che riguarda fatture emesse mentre ricopriva incarichi di governo, sia per la vicenda del quadro di Rutilio Manetti, molti esponenti politici avevano chiesto alla giunta un cambio di direzione per il Mart.
«Il Mart merita altro e non bastano i numeri dei biglietti per giustificare tutto. Peraltro dal bilancio consolidato negli ultimi anni il risultato economico del Mart è peggiorato», commentava sabato Alessio Manica, consigliere provinciale del Partito Democratico. «Le accuse dell’opposizione è un problema solo loro – conclude Vittorio Sgarbi – Il mio lavoro al Mart è quello che chiunque può vedere nelle sale e negli spazi espositivi del museo. Contro di me ci sono solo diffamazioni giornalistiche che non hanno nulla di sostanziale». Per la verità, sulla vicenda del quadro rubato di Manetti è stata aperta un’indagine anche da parte della procura di Macerata, che ha perquisito le case del critico d’arte. «Ma la mia versione il magistrato non me l’ha ancora chiesta – si difende Sgarbi – Quando lo farà, porterò tutte le carte che dimostrano la mia innocenza».