cronaca
lunedì 19 Febbraio, 2024
Era in malattia ma andava in barca: nei guai un autista soccorritore
di Davide Orsato
Faceva lo skipper, organizzando escursioni ed eventi velistici in Italia e in Europa: l'azienda chiede la restituzione di 38mila euro

Il suo lavoro è uno di quelli che possono fare la differenza fra la vita e la morte delle persone: autista di ambulanza. In una zona, come quella dell’Alto Garda che risulta essere particolarmente «sguarnita» di queste figure. Quando risulta malato, dunque, è un problema, anche per i suoi colleghi. Ma, almeno una volta, mentre doveva essere a letto con la febbre, era invece su una barca, a Trieste, a fare lo skipper. Con un doppio danno per il suo datore di lavoro, che è pure pubblico e quindi pagato dalle tasse di tutti: l’Azienda provinciale per i servizi sanitari. Si tratta del caso più eclatante che emerge dal rapporto annuale presentato dalla Procura della Corte dei Conti in occasione dell’apertura dell’anno giudiziario. È anche uno dei più pesanti, se si guarda alla somma richiesta per la restituzione: 38.214 euro chiesti a un singolo dipendente. L’autista è finito a giudizio lo scorso 17 gennaio: a Trieste, il dipendente dell’Apss risultava avere una barca ormeggiata al porto, con la quale organizzava escursioni ed eventi velistici in Italia e in Europa. Insomma, non un mero passatempo, ma un’attività da cui guadagnava. E qui sorge il secondo problema, oltre alla finta malattia. Un dipendente pubblico, infatti, è legato al vincolo di esclusività. Non può avere un secondo lavoro senza esplicito permesso. Se il permesso non c’è deve restituire quanto guadagnato all’azienda da cui dipende.
Il caso non è isolato: solo nel 2023 la Corte dei Conti ne ha rilevati altri due molto simili, anche se con un peso specifico ben diverso. Uno è quello di un dipendente della Provincia che si è improvvisato «accompagnatore di media montagna». Con tanto di pagina su Facebook che promuoveva la sua attività. Tutto alla luce del sole, dunque? Macché. Anche questa volta mancava l’autorizzazione dell’ente pubblico: così il dipendente dovrà restituire alla Provincia 500 euro. Certo, ben altre cifre rispetto a quelle dello skipper. A essere danneggiata anche la Regione. Questa volta un dipendente, nel tempo libero, si era messo a lavorare come istruttore subacqueo, nonché come istruttore di primo soccorso nei corsi obbligatori per le squadre di calcio iscritte alla Figc. Gli è stata chiesta la restituzione di 380 euro. Non è tutto: tra i vari ammanchi alle casse pubbliche accertati dalla Corte dei Conti, rispuntano anche le vecchie truffe in agricoltura. In un caso, già andato a giudizio, un agricoltore ha dovuto restituire quasi 65 mila euro. Soldi che arrivavano dal programma di sviluppo rurale: lui aveva dichiarato di avere disponibilità di terreni per poterli intascare. Non era vero niente.
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