l'inchiesta
sabato 24 Febbraio, 2024
di Adele Oriana Orlando
Calano le prenotazioni (non urgenti) e anche i tempi d’attesa medi in Trentino, a un confronto tra i report dell’Azienda sanitaria del secondo semestre del 2023 e del primo, in tema di visite specialistiche senza Rao, quindi senza priorità, per le quali occorre aspettare anche più di due mesi per vedere un medico. In media, il secondo semestre è andato meglio rispetto al primo: a fronte di una flessione pari al 3,5% con quasi quattromila prenotazioni in meno (78.482 i primi sei mesi, contro le 75.684 dei restanti), il tempo medio di attesa in giorni è diminuito del 6%, passando da 32 a 30. Ci sono state prestazioni che sono state tra i 10 e i 20 giorni e altre per le quali sono stati superati i 60 prima di poter vedere uno specialista. Ci sono state situazioni dove la percentuale di miglioramento è stata rafforzata dall’aumento del numero di prenotazioni, a fronte di un tempo d’attesa più basso. Altre dove il tempo d’attesa medio è rimasto invariato, nonostante l’aumento di richieste. Ci sono state anche situazioni inverse, ma nel panorama generale, i dati parlano di un miglioramento tra i due semestri. Parallelamente — in base ai dati diffusi durante la conferenza stampa di ieri alla presenza dell’assessore Mario Tonina e del direttore dell’Azienda sanitaria Antonio Ferro — anche le prestazioni che vengono prenotate con impegnative del medico con Rao 1, 2 e 3, i codici di urgenza che indicano la necessità di erogare una visita rispettivamente entro tre, dieci e trenta giorni, sono migliorate.
Due mesi d’attesa
Alcune visite si sono fatte attendere anche nel secondo semestre dell’anno. Settantanove giorni è stata l’attesa media per chi necessitava di sottoporsi a una colonscopia; questo numero è comunque migliorato rispetto al primo semestre, quando le prenotazioni erano leggermente più alte, ma il tempo medio d’attesa era di 124 giorni. Un altro numero rimasto alto è quello che riguarda il tempo d’attesa medio per chi prenotava un’ecografia mammaria: 61 giorni, solo sette in meno rispetto al primo semestre e con quasi cento prenotazioni in meno. Si sono allungati invece i tempi di attesa per vedere un endocrinologo, nel secondo semestre erano 71 rispetto al primo per i quali se ne aspettavano in media 47 giorni e le prenotazioni erano di più. Netto miglioramento per urologia, nonostante le prenotazioni siano aumentate di 120 richieste nel secondo semestre rispetto al primo, per vedere un urologo il tempo medio di attesa era di 38 giorni contro i 47 precedenti.
Visite con lunghe attese
Andando oltre il confronto tra i due semestri del 2023, i dati dicono che dopo la colonscopia, la visita endocrinologica e l’ecografia mammaria, sul podio per i tempi d’attesa medi più alti c’erano prenotazioni con oltre 30 giorni d’attesa per essere erogate. Oltre un mese d’attesa per chi doveva sottoporsi a un elettrocardiogramma da sforzo (51 giorni) o alle visite dermatologica (46 giorni), neurologica (42 giorni), gastroenterologica (39 giorni), urologica (38 giorni); e anche per un’ecografia addome (34 giorni), un elettrocardiogramma dinamico (33 giorni), una visita di chirurgia vascolare (33 giorni) o un’esofago-gastroduodenoscopia (31 giorni).
Tempi d’attesa più brevi
Se per alcune visite occorreva attendere oltre due mesi, per altre bastavano meno di venti giorni. Per esempio, erano sufficienti 19 giorni d’attesa per un’ecografia ostetrico-ginecologica e una mammografia. Ancora meno per le visite fisiatrica e ginecologica (18 giorni); oculistica, ortopedica e Tac senza e con metodo di contrasto al torace (17 giorni); appena 15 giorni per chi necessitava di sottoporsi a ecocolordoppler dei tronchi sovra aortici o quella dei vasi periferici, oltre a chi prenotava una Tac senza e con metodo di contrasto al capo. Per la Tac senza e con contrasto al rachide e allo speco vertebrale e la visita oncologica il tempo d’attesa medio era di undici giorni, dieci per un elettrocardiogramma.
Tante prestazioni, troppe
Ieri, nella conferenza stampa di Tonina e Ferro, sono state messe in luce anche le difficoltà: «Il problema è il numero di prestazioni, che crescono nel tempo in modo esponenziale. Perché la popolazione sta invecchiando — spiega il direttore dell’Apss — ma è chiaro che ci sono anche esami che non servono. Arriviamo a 1,4 milioni di prenotazioni, un altro milione di prestazioni a seguito delle visite. Tutto questo su 540mila abitanti, pensate che carico c’è sulla struttura. Significa che un cittadino trentino fa in media 4 visite all’anno». E conclude: «C’è un problema culturale, di educazione sanitaria. Si deve capire che non ha senso sottoporsi a esami quando non servono, in certi casi può pure fare male».
i numeri
di Tommaso di Giannantonio
I dati gennaio-ottobre forniti dall’Azienda provinciale per i servizi sanitari (Apss). La direttrice: «Tumore alla mammella, 16 giorni di attesa per i casi gravi»