la scelta
sabato 24 Febbraio, 2024
di Simone Casciano
Sgarbi a tutti i costi, letteralmente. Sembra essere questa la posizione della Provincia sulla nomina a presidente del Mart in scadenza il 16 di marzo. Nonostante le inchieste giornalistiche e giudiziarie che hanno coinvolto l’ormai ex sottosegretario alla cultura, e nonostante i dati, raccolti sul «T» di giovedì, che mostrano come l’«effetto Sgarbi» sia più un ritorno ai numeri migliori delle passate gestioni (ma con il doppio del budget) e non un grande rilancio del museo, la giunta tira dritto e punta sulla riconferma del critico d’arte.
Fugatti: «Avanti con Sgarbi»
Maurizio Fugatti non ha dubbi sulle intenzioni di riconfermare Vittorio Sgarbi alla guida del Mart. «Il rinnovo, la conferma, per noi non sono in discussione». Non sono un problema, per il governatore, né le inchieste giornalistiche, né quelle giudiziarie che nell’ultimo periodo hanno interessato Sgarbi. «Io sono garantista – dice Fugatti – Fino a condanna definitiva per me una persona è innocente. E poi Sgarbi qui in Trentino è sempre stato corretto, comportandosi bene e spendendosi molto a livello personale e umano». Il presidente poi commenta anche l’analisi dei dati fatta sul «T» di giovedì. «È vero che i numeri di 10 anni fa mostrano picchi simili se non superiori a quelli di oggi, ma nel frattempo va detto che i visitatori del museo erano calati. C’è stato nel mezzo il Covid, non lo dimentichiamo. Non si può tornare su quei livelli in poco tempo, ma i numeri sono migliorati sensibilmente, tanto che ora si può pensare di fare ancora meglio. Non era scontato».
Manica: «Cieca ostinazione»
Secondo Alessio Manica, capogruppo del Partito Democratico in consiglio provinciale, la riconferma di Sgarbi più che una scelta convinta sarebbe una «scelta obbligata» per il governatore. «Fugatti non può rinunciare a Sgarbi perché ci ha messo la faccia – commenta Manica – Rappresenta tutto il programma culturale di questa giunta e di quella passata». Secondo Manica però la posizione di Sgarbi è sempre più scricchiolante. «A lungo hanno detto che l’imbarazzo generato dalle sue esternazioni e dalle inchieste che lo hanno visto coinvolto veniva compensato dai numeri del museo. Ora da una parte le inchieste si fanno sempre più significative e dall’altra anche il successo del suo Mart è stato fortemente ridimensionato dall’analisi dei numeri. Infine il tema delle sue opere esposte al museo pone un forte imbarazzo e rafforza la sensazione che il Mart stia venendo usatto come un giocattolo personale da parte di un presidente che rischia di lasciarsi alle spalle un deserto quando se ne andrà». Un momento che secondo Manica dovrebbe essere già arrivato. «Eravamo contrari cinque anni fa e lo siamo ancora di più oggi. Rinnovarlo sembra solo il frutto della cieca ostinazione di Fugatti e della sua necessità di salvare la faccia – conclude Manica – In tutto questo mi chiedo se l’assessora alla cultura Gerosa non abbia davvero nulla da dire».
Gerosa silente
L’assessora spiega che il tema sarà affrontato in giunta, ma non offre il suo parere. «Il confronto si farà in giunta, come sempre – dice Gerosa – Tutto verrà approfondito e messo sul tavolo, anche i dati su spese e visitatori. Poi ci confronteremo e decideremo insieme».
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