Due anni di guerra

domenica 25 Febbraio, 2024

Ucraina, Zelensky: «Vertice di pace in primavera in Svizzera»

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Dalle armi alle difficoltà incontrate nell'ultima controffensiva fino alla regione di Zaporizhzhia attaccata 263 volte in un giorno: il presidente ucraino ha fatto il punto della situazione a due anni dall'inizio della guerra

Dalle armi alle difficoltà incontrate nell’ultima controffensiva, sino alle prospettive di pace. Il giorno dopo aver fatto da padrone di casa alla prima riunione, in videocall da Kiev, del G7 a guida italiana, Volodymyr Zelensky ha fatto il punto di due anni di guerra in una lunga conferenza stampa nella capitale ucraina.

L’Ucraina perderà questa guerra? Sono sicuro di no – ha affermato –. Non abbiamo alternative se non vincere». Ma le possibilità di successo sul campo di battaglia, ha rimarcato, dipendono dai «partner occidentali e dal loro supporto». Più fondi e più armi, in sostanza, anche per ridurre le perdite nelle fila militari di Kiev che, dall’inizio del conflitto, sono state 31mila secondo Zelensky. Non dunque, ha sottolineato, 300mila o 150mila come sostiene Mosca che invece avrebbe sinora registrato 180mila morti.

Zelensky ha parlato di una fase complessa, caratterizzata dalla forte pressione russa ma si è detto ottimista sulla fornitura di armi a lungo raggio da parte dei suoi alleati. Rifornimenti necessari anche per la nuova controffensiva per la quale, ha assicurato, esiste un piano di cui non ha, ovviamente, svelato i dettagli, forte dell’esperienza maturata con l’ultimo contrattacco, non andato a buon fine perché, ha svelato, «le nostre azioni erano sul tavolo del Cremlino prima che iniziassero».

Zelensky ha definito il 2024 come un possibile «anno di svolta» e ha espresso l’auspicio che il Global peace summit possa svolgersi in Svizzera in primavera. In quella occasione verrà prodotto un documento finale da consegnare alla Russia che, tuttavia – ha avvertito il leader di Kiev – potrebbe non accettarlo. Zelensky confida nella solidità del blocco occidentale ma non ha risparmiato critiche sulla presenza di persone favorevoli a Mosca anche nei Paesi amici. Italia compresa dove, ha detto, «ci sono molti filo-Putin».

Del supporto occidentale avevano parlato, prima di Zelensky, il ministro ucraino della Difesa, Rustem Umerov, e il premier Denys Shmyhal. Il primo sostenendo che il 50% delle armi «non viene consegnato in tempo», il secondo dicendo di aspettarsi 11,8 miliardi di dollari in aiuti finanziari dagli Stati Uniti.

Kiev vede il sostegno di Washington come un elemento decisivo. Ma la cooperazione militare tra le due parti andrebbe oltre la fornitura di armi e dollari. Secondo il New York Times la Cia da anni starebbe collaborando con l’Ucraina, portando alla realizzazione di 12 basi segrete lungo il confine con la Russia e addestrando (a partire dal 2016) un commando ucraino d’élite (noto come Unità 2245) che avrebbe catturato droni e apparecchiature di comunicazione di Mosca in modo che i tecnici della Cia potessero decodificarli e violare i sistemi di crittografia usati dai russi.

La situazione sul campo, del resto, presenta un gap in termini di mezzi e personale militare sfavorevole a Kiev, che dopo aver perso Avdiivka continua a sopportare il continuo martellamento russo. In un solo giorno di combattimenti la regione di Zaporizhzhia, ha riferito il capo della locale amministrazione militare Ivan Fedorov, è stata attaccata 263 volte in un giorno con diversi tipi di armi.

Si tratta di uno dei territori auto-annessi da Mosca. Come la Crimea che Vladimir Putin ha definito  «parte integrante» della Russia. Nella sua campagna militare il presidente russo può almeno contare sul sostegno del fido alleato Alexander Lukashenko, capo di Stato bielorusso che, votando per elezioni politiche e amministrative nel suo Paese, ha annunciato la sua ricandidatura per le presidenziali del 2025.